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COME SI È ARRIVATI ALLA INDAGINI SUL CAPORALATO NELLA MODA? TUTTO È NATO DAI FATTORINI DI AMAZON, O MEGLIO DA UNA SERIE DI INDAGINI DELLA PROCURA DI MILANO DALLE QUALI SONO EMERSI “EPISODI DI PESANTE SFRUTTAMENTO” DEI LAVORATORI DURANTE LE ISPEZIONI - ORA 13 BRAND DEL MONDO DELLA MODA SONO FINITI AL CENTRO DI VERIFICHE PER CAPIRE SE NELLA PRODUZIONE CI SIANO OPERAI CINESI SOTTOPAGATI - DOPO LE INDAGINI, AMAZON ITALIA TRANSPORT HA DOVUTO VERSARE 180 MILIONI DI EURO COME RISARCIMENTO IN SEDE FISCALE PER AVER MONITORATO CON UN SOFTWARE I SUOI FATTORINI E…
Estratto dell’articolo di Enrica Chiera per www.editorialedomani.it
Missoni, Gucci, Yves Saint Laurent, solo per citarne tre del lungo elenco finito al centro delle verifiche della procura di Milano, che con il pm Paolo Storari ha avviato da tempo un monitoraggio della filiera per capire se dietro le luci della ribalta delle passerelle si nascondano operai sotto pagati. […]
accertare l’eventuale utilizzo di «manodopera sfruttata», di «modelli organizzativi inidonei» e di metodi che, a leggere le carte giudiziarie riguardanti la catena degli appalti e subappalti delle altre maison indagate in passato, si sono dimostrati disumani e schiavizzanti.
Così, davanti al terremoto partito dalla procura meneghina che sta scuotendo le aziende della moda, c’è anche chi si sta attrezzando per prevenire il fenomeno del caporalato. I metodi per raggiungere il risultato o mantenerlo sono svariati: certificazioni ad hoc, audit, adozioni di codici di condotta stringenti per appaltatori e subappaltatori. Bollini etici.
E se da un lato un folto gruppo di marchi è nella bufera, altri mai sfiorati dalle verifiche annunciano novità di un certo peso, anche politico: come quella che riguarda l’ex premier ed ex segretario del Pd, Enrico Letta, che ha accettato l’incarico offerto dal gruppo Inditex, il colosso tessile spagnolo che possiede numerosi marchi del fashion: da Zara a Stradivarius.
Tradotto: l’attuale decano della Ie School of Ie University di Madrid e presidente dell’Istituto Jaques Delors, ha assunto il ruolo di presidente del Consiglio consultivo internazionale, un organismo creato quest’anno per fornire consulenza al consiglio di amministrazione della multinazionale su tematiche di geopolitica, economia internazionale e altre questioni globali.
[…] Dopo la richiesta di interdittiva contro Tod’s – l’impero di Diego Della Valle – che verrà decisa nel mese di febbraio, l’ultima operazione del pm Storari, che ha chiesto approfondimenti e acquisizione di atti, riguarda ben tredici aziende di alta moda, non formalmente indagate.
L’elenco è lungo: Missoni spa, Off white operating srl, Adidas Italy spa, Yves Saint Laurent Manifatture srl, Givenchy Italia srl, Ferragamo spa, Gianni Versace srl, Guccio Gucci spa, Cris Conf. Spa (Pinko), Prada spa, Coccinelle spa, Dolce & Gabbana spa, Alexander Mcqueen Italia srl. La necessità è quella di «appurare il grado di coinvolgimento» dei brand «nell’utilizzo della manodopera di etnia cinese in condizioni di pesante sfruttamento» e, ancora, di «prevenire fenomeni riconducibili all’intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro».
Per queste ragioni la procura ha chiesto verbali dei consigli di amministrazione, ma anche gli atti di controllo interni adottati. Tra questi, come si legge nel provvedimento di Storari, «procedure di accreditamento, selezione, gestione e monitoraggio dei fornitori di materie prime strategiche, beni e servizi, ivi compresa l’esternalizzazione, anche parziale, della produzione; set documentale completo afferente al processo di accreditamento di un fornitore di materie prime strategiche e di un fornitore di produzione; set documentale del Comitato di Sostenibilità, laddove costituito».
lavoratori cinesi alviero martini
Ancora: «eventuali sistemi di tracciamento del prodotto; standard contrattuali adottati per l’acquisizione di materie prime strategiche; risultanze delle attività di audit, laddove condotte, sulla tracciabilità e la sostenibilità della filiera produttiva, dal 2023 a oggi».
Tutto è nato dopo che, a seguito di una serie di indagini svolte, sono «emersi episodi di pesante sfruttamento nel corso di accessi ispettivi», scrive la procura.
La stessa che ha chiesto al gip Luca Milani la revoca della richiesta di interdittiva di stop alla pubblicità per Amazon Italia Transport, che era finita sotto inchiesta proprio per i «serbatoi di manodopera». La società ha versato oltre 180 milioni di euro come risarcimento in sede fiscale e ha modificato il sistema con cui i fattorini venivano monitorati nelle consegne attraverso un software-algoritmo, in pratica come fossero merce.
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