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Monica Monnis per "www.elle.com"
E niente, alla fine vai a scoprire che "non è tutto oro quello che luccica" è sempre attualissimo. E che le persone che dovrebbero sapere tutto sui trend moda a cui spetta il gravoso compito di influenzare il mare magnum social spesso non masticano per niente l'argomento.
E che una buona fetta di influencer esperti di moda (o presunti tali) va nel panico se a un prodotto togli l'etichetta rendendolo anonimo e privo del sigillo di sicurezza del marchio straconosciuto che ne assicura il successo. E che la loro concezione di prodotto di qualità, quello per cui vale la pena spendere mezzo stipendio per capirci, è alquanto distorta e dettata da tutt'altre dinamiche.
Queste sono solo alcune delle considerazioni emerse dallo scherzo (di marketing) organizzato da Payless, una catena low cost di scarpe con sede in Arkansas, che solitamente vende sneakers, sandali e stivali dai 20 dollari ai 40, organizzato con la complicità inconsapevole degli influencer, e nato con l'intento di dimostrare l'alta qualità delle loro collezioni.
Come raccontato da AdWeek, Payless ha preso in affitto un negozio che fino a poco prima ospitava un atelier di Armani in una delle zone più cool di Santa Monica in California per l'opening (fake) di un nuovo brand di scarpe di lusso (fake) Palessi (l'italianizzazione del nome per "elevarlo" ci inorgoglisce) invitando una serie di influencer (tramite l'agenzia DCX Growth Accelerator) per conoscere e testare il nuovo shoe luxury brand.
In realtà le scarpe esposte come se fossero delle Manolo, erano quelle di Payless, niente di più niente di meno. Indovinello: i fashion instagrammer si sono accorti della burla? Si sono resi conto che in pratica stavano mangiando un Big Mac in un ristorante di haute cousine? Non proprio.
Nessuno si è accorto dello scambio di identità e le opinioni sui prodotti sono state tutte entusiastiche e appassionate (ne hanno lodato l'aspetto, i materiali e la lavorazione), alcuni dei presenti hanno speso fino a 640 dollari per un paio di scarpe che in realtà vengono vendute a 20 dollari per un markup del 1.800 percento.
Nelle prime ore di apertura sono stati incassati 3000 dollari poi restituiti una volta svelato lo scherzo (e le scarpe sono state regalate come in una perfetta operazione di bait-and-switch al contrario).
"Payless voleva spingere il topic degli esperimenti sociali a nuovi livelli, utilizzandoli allo stesso tempo per farne una dichiarazione culturale", ha detto Doug Cameron, chief creative officer di DCX Growth Accelerator a AdWeek. "Abbiamo pensato che sarebbe stato provocatorio usare questa ideologia per sfidare la cultura degli influencer della moda così attenti all'immagine".
Probabilmente in pochi avrebbero fiutato l'inganno, e questo dice molto sulla percezione universale che si ha della qualità di un prodotto e soprattutto della sua correlazione con il suo valore economico. E che spesso il gap della qualità tra un articolo definito di moda democratica con il cugino luxury non è visibile a occhio nudo ma solo sull'estratto conto.
E che il livello di fattura, per gli influencer sì ma in generale per la maggior parte degli acquirenti, è spesso è subordinato al concetto di marca o di social trend. No, non siamo su Scherzi a Parte.
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