campagna a padova contro il body shaming

AL COMUNE DI PADOVA HANNO TANTI SOLDI DA BUTTARE VIA – IL MUNICIPIO HA LANCIATO UNA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE CONTRO I “BODY-SCEMI” CON IL CLAIM "QUALE CORPO È ADATTO A UN BIKINI? TUTTI" -  IN CITTÀ VERRANNO AFFISSI 300 MANIFESTI CON IMMAGINI DI SEI MODELLE IN COSTUME. ESULTA L’ASSESSORA ALLE PARI OPPORTUNITÀ: “A PADOVA SARANNO LIBERATI TUTTI I CORPI”. MA SIAMO SICURI CHE BASTI COSÌ POCO?

campagna a Padova contro il body shaming

(ANSA) - Contro la bellezza stereotipata proposta dalla pubblicità, soprattutto in estate, lontana dall'essere reale, il Comune di Padova lancia un'azione di sensibilizzazione culturale, con una campagna istituzionale di pubbliche affissioni proponendo un'immagine femminile consapevole, con il claim "Quale corpo è adatto a un bikini? Tutti".

 

A partire da fine giugno, sugli spazi dedicati al Comune di Padova, verranno affissi 300 manifesti con immagini e informazioni sui servizi a disposizione delle donne vittime di violenza o discriminazione. Sei le modelle in bikini protagoniste, dal 28 giugno al 16 agosto, a turno per una decina di giorni, e dal 16 al 25 luglio tutte in contemporanea. Le foto sono di Thomas Possamai e le protagoniste sono donne che, con le loro differenze, hanno messo a disposizione il loro tempo per condividere e diffondere un messaggio di libertà e di liberazione da modelli e stereotipi del tempo.

 

"Il contrasto alla violenza di genere e alle discriminazioni - afferma in una nota l'assessora comunale alle Pari Opportunità e Contrasto alla violenza di genere, Margherita Colonnello - può talvolta essere trattato anche nel registro leggero della provocazione.

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La campagna di affissioni non giudica i corpi delle modelle delle grandi campagne pubblicitarie, anzi, esalta l'indumento del bikini come simbolo di liberazione del corpo femminile. A Padova però saranno liberati tutti i corpi, come messaggio di solidarietà per le troppe donne che, per la violenza di un padre o di un compagno, non possono mostrare il proprio e come incoraggiamento per le donne che, a causa dello sguardo normativo della società, si sentono a disagio in costume".

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