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La frase su Twitter che ha scatenato la rissa sui social network portala firma di Roberto Burioni, virologo notissimo e acerrimo nemico di chi non vuole sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid. «Se una catena di supermercati liscia il pelo ai No vax deve mettere in conto di perdere i clienti che hanno fatto il proprio dovere di cittadini vaccinandosi» sostiene Burioni. «Con me NaturaSì ha chiuso». A far saltare la mosca al naso al professore dell'università San Raffaele di Milano è stata la decisione del titolare dei negozi bio di pagare i tamponi ai propri dipendenti che non si sono sottoposti all'iniezione. Dal 15 ottobre, infatti, entrerà in vigore la norma che obbliga tutti i lavoratori (pubblici e privati) ad avere il Green pass.
Fabio Brescacin, presidente della catena di supermarket, ha scritto una lettera ai suoi 1.650 dipendenti spiegando le ragioni della scelta: «Vogliamo rispettare la libertà di ognuno ed evitare discriminazioni nell'ambito del lavoro, in modo da permettere a tutti di svolgere regolarmente i propri compiti in azienda». Prosegue Brescacin: «Non vogliamo come azienda prendere posizione in questa Babilonia di voci assordanti e contraddittorie - si legge - ora è molto difficile distinguere la verità dalla menzogna, la realtà dalla semplice opinione. Di una cosa siamo certi: la libertà individuale». Secondo il numero uno dei 300 supermercati green (in parte gestiti in franchising), la scelta sui tamponi vuole combattere il «meccanismo di lotta e di divisione innescato dal virus tra chi è immunizzato e chi ha deciso con coscienza e responsabilità di non farlo».
Il governo ha introdotto l'obbligo di Green pass proprio per incentivare le vaccinazioni, prevedendo la sospensione dello stipendio dal primo giorno nel quale il dipendente è sprovvisto di Green pass. C'è da dire che il titolare di un'azienda privata, con i propri soldi, è libero di impiegare le proprie risorse come meglio crede. Diverso, ovviamente, il caso dello Stato: il governo, nonostante le richieste della Lega, ha deciso di non introdurre i test anti-Covid gratuiti ma di calmierare i prezzi nelle farmacie. Nel caso di NaturaSì, «l'azienda valuterà congiuntamente con i responsabili dei punti vendita l'attuazione degli strumenti più adeguati a garantire, nella massima sicurezza, l'accesso al lavoro nei negozi NaturaSì, rispettando e tutelando sia le scelte dei lavoratori che quelle dei clienti, appoggiandosi per i test ai centri autorizzati».
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