RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Filippo Santelli per www.repubblica.it
È riapparso alla sbarra con lo sguardo chino, le spalle curve e i capelli ingrigiti. E si è dichiarato colpevole, come prevede il copione dei grandi processi anti corruzione nella Cina di Xi Jinping.
Lai Xiaomin è un simbolo, l’ennesimo messo in mostra negli ultimi anni dal regime: ecco come finiscono i funzionari che non pensano a “servire il popolo”, come Mao comandava, bensì ad arricchirsi. Un simbolo potente, visto che le accuse mosse contro di lui dalla commissione anti corruzione, temuta creatura del presidente Xi, lo descrivono come il più corrotto tra i corrotti.
la stanza con le mazzette di lai xiaomin
Nella dichiarazione di colpevolezza resa ieri il funzionario bancario, a lungo al vertice di una delle maggiori società statali per la gestione dei crediti deteriorati, Huarong, ha confessato di aver accettato mazzette per 260 milioni di dollari nel corso di dieci anni. Soldi usati, tra le altre cose, per mantenere un harem di cento amanti.
In una formula, il funzionario più corrotto di Cina. O almeno quello che i guardiani dell’etica pubblica di Xi hanno voluto dipingere come tale. Al di là dei suoi crimini, è evidente che Lai sia stato scelto tra i tanti colpevoli per mandare un messaggio: la campagna contro la corruzione nelle fila del Partito comunista e dell’amministrazione, chiave del consenso e del potere di Xi, non è finita.
Prima ancora che al tribunale di Tianjin, Lai era stato fatto confessare in un documentario trasmesso lo scorso gennaio dalla tv di Stato. Tra le altre cose i giornalisti avevano mostrato la leggendaria stanza dove il funzionario aveva stipato 200 milioni di yuan in contanti, peso complessivo tre tonnellate, e enumerato le decine di conti bancari a nome della madre o delle sue concubine.
La pena verrà annunciata a breve, e sarà esemplare. Ma oltre che dalla dismisura delle ruberie di Lai, il pugno di ferro sembra anche una punizione per come ha interpretato il suo delicato incarico.
Nato 58 anni fa nella provincia del Jiangxi, il funzionario aveva risalito i ranghi della Banca del Popolo, la banca centrale cinese, e poi era stato messo al vertice di Huarong, una delle società create dal governo per ripulire dai crediti deteriorati il sistema bancario cinese, missione chiave per assicurare la stabilità finanziaria voluta da Xi.
Ma una volta al comando, Lai ha spinto l’istituto a un’ambiziosa e forsennata espansione, lanciandosi in imprese immobiliari rischiose, allargandosi ad altri settori e tessendo oscuri rapporti con imprenditori privati. Pratiche che in altre epoche potevano essere tollerate, o addirittura incoraggiate, ma non ora che l’imperativo supremo è “deleveraging”, cioè sgonfiare la bolla di debito cinese.
Così secondo le autorità la “cattiva influenza” di Lai ha portato Huarong a deviare dalla sua missione. La Commissione nazionale per l’ispezione disciplinare lo aveva rimosso dall’incarico nell’aprile del 2018, con l’accusa di serie violazioni della legge, e qualche mese dopo la sua iscrizione al Partito era stata cancellata. “Prendevo i soldi e li lasciavo lì (nella stanza, ndr) – dice Lai nel documentario – come fare gite regolari al supermercato”.
lai xiaomin in tribunale lai xiaomin 1 la stanza con le mazzette di lai xiaomin 1la stanza con le mazzette di lai xiaomin 2lai xiaomin lai xiaomin 2mazzette con dollari a casa di lai xiaomin
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