DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Giovanni Bianconi per www.corriere.it
Il Consiglio dei ministri dell’11 febbraio ha approvato gli emendamenti al disegno di legge in discussione in Parlamento per la riforma della giustizia.
Riforma del Consiglio superiore della magistratura e maggiori restrizioni per le toghe che assumono incarichi politici o amministrativi: sono i due punti cardine del nuovo capitolo sulla riforma della giustizia (il terzo dopo i primi due dedicati al processo penale e al processo civile) che il governo presenterà al Parlamento dopo il Consiglio dei ministri di oggi.
Consiglio superiore della magistratura
I componenti elettivi dell’organo di autogoverno tornano a essere trenta: venti togati scelti dai magistrati e dieci dal Parlamento, come era prima della riforma del 2002. Tra i togati due saranno giudici di Cassazione, tredici giudici di merito e cinque pubblici ministeri Il sistema elettorale per i magistrati cambia e diventa misto: quattordici consiglieri saranno scelti con il sistema maggioritario basato su collegi binominali, e verranno eletti i primi due per ogni collegio.
sergio mattarella david ermini giovanni salvi
Il quindicesimo (un pm) sarà il terzo più votato da individuare attraverso un calcolo ponderato, tenendo conto delle percentuali del bacino elettorale nei diversi collegi. I rimanenti cinque saranno invece scelti tra i giudici con un sistema di voto proporzionale su base nazionale.
Per le candidature non sono previste liste, ma ci si baserà su presentazioni individuali, senza necessità di raccogliere firme a sostegno, e per i cinque giudici da eleggere con il proporzionale ci potranno essere collegati tra candidati, ma non sarà obbligatorio.
Cambiano anche le regole con cui Il Csm continuerà a nominare i magistrati destinati a incarichi direttivi e semidirettivi. Sarà obbligatorio procedere in ordine cronologico rispetto alle sedi vacanti, per evitare lunghe attese per procedere alle cosiddette “nomine a pacchetto”, cioè la spartizione di più posti tra le diverse correnti, con l’audizione di candidati. Il criterio dell’anzianità dovrà essere “residuale” rispetto alla valutazione del merito e delle attitudini per ciascun posto da ricoprire.
«Porte girevoli» tra politica e giustizia
Sarà vietato esercitare contemporaneamente le funzioni giurisdizionali, nonché quelle legate a incarichi elettivi e governativi, come invece può accadere oggi; il divieto riguarderà sia le cariche elettive nazionali che locali.
I magistrati che sceglieranno di presentarsi alle elezioni non potranno farlo nelle regioni in cui hanno esercitato la funzione di giudice o di pubblico ministero nei tre anni precedenti (non sarà più possibile, quindi, ciò che è accaduto alle ultime elezioni comunali a Napoli, dove il sostituto procuratore generale Catello Maresca s’è candidato sindaco).
Al rientro dal mandato elettorale i magistrati non potranno più svolgere alcuna funzione giurisdizionale, ma saranno collocati fuori ruolo presso il ministro della Giustizia o altre amministrazioni. Questa norma varrà anche per chi rientra da incarichi di governo non elettivi.
Per chi si candida e non viene eletto ci sarà un periodo di “moratoria” di tre anni lontano dalle funzioni giurisdizionali prima di tornare a esercitarle; la stessa cosa accadrà per chi viene chiamato a ricoprire incarichi apicali presso i ministeri, con il ruolo di capo di gabinetto, segretario generale o capo dipartimento.
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