DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Andrea Bonanni per “la Repubblica – Affari & Finanza”
L'Europa, a volte, ha la memoria corta. Anzi, cortissima. Così omette di celebrare la vittoria di guerre che scorda di aver combattuto. È accaduto dieci anni fa, quando riuscì, con grande fatica e grazie anche a Mario Draghi, a superare la sfida dei mercati alla sopravvivenza della moneta unica.
Gli effetti di quella crisi li stiamo scontando ancora adesso. Ma, dopo il grande panico dell'estate 2012, l'euro resse all'urto e il sistema finanziario europeo ne uscì rafforzato, sia pure nell'indifferenza generale. Lo stesso sta accadendo ora con la guerra del gas. È passato meno di un anno da quando Putin ha invaso l'Ucraina convinto di tenere in scacco la Ue con il ricatto energetico. Ci ricordiamo di quando Medvedev, e lo stesso Putin, disegnavano lo scenario di un'Europa al gelo, in preda a tumulti di piazza che avrebbero sovvertito i nostri ordinamenti democratici se solo i governi dell'Unione avessero osato sfidare il Cremlino?
In settant' anni di storia la Ue non aveva mai ricevuto una sfida così aperta, così difficile e così potenzialmente letale. Anche da noi, la guerra del gas fu vissuta con angoscia, e affrontata senza nessuna certezza di poterla vincere. I timori di vedere le città al gelo e le fabbriche chiuse erano reali. Ma l'Europa non si è piegata: ha varato sanzioni durissime contro la Russia e inviato armi e aiuti di ogni genere all'Ucraina.
Putin ha di fatto chiuso i rubinetti del gas. Ma, pur tra mille difficoltà, lo scenario catastrofico da lui previsto non si è avverato. Così la settimana scorsa Ursula von der Leyen ha potuto riassumere la situazione in questi termini: «Abbiamo fatto più progressi di quanto pensassimo fosse possibile. Dall'inizio della guerra, Putin ha tagliato l'80% delle esportazioni di gas in Europa. In soli otto mesi, siamo riusciti a sostituirne la maggior parte. Questo ha permesso di riempire i nostri stoccaggi al 95%. Allo stesso tempo, abbiamo ridotto il consumo di gas del 15%.
Non ho dimenticato come Putin abbia cercato di far pressione su di noi. Come alcuni temessero un blackout in Europa quando è iniziata la guerra. Non solo questo scenario non si è concretizzato, ora siamo preparati per l'inverno. E soprattutto, i prezzi del gas sono scesi di circa due terzi rispetto ad agosto. Tutti noi abbiamo fatto la nostra parte e possiamo esserne orgogliosi». Ma di questo orgoglio, nelle cancellerie e nelle opinioni pubbliche europee, non si vede traccia. Certo, l'emergenza non è finita. La sfida della Russia ci ha costretti ad importare inflazione e ha fortemente ridotto le aspettative di crescita delle nostre economie.
La nostra dipendenza energetica resta elevata e, come ha riconosciuto la stessa presidente della Commissione, riempire nuovamente le scorte l'anno prossimo non sarà affatto semplice. Ma, se almeno ci rendessimo conto di aver vinto una sfida mortale lanciata contro il nostro sistema economico e le nostre democrazie, forse affronteremmo le difficoltà future con maggiore fiducia.
PUTIN GAZPROMPUTIN GAZPROM PUTIN E I RUBLINETTI - BY EMILIANO CARLI
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