
DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA…
1.”Milano, offensiva Robledo: mi difendo e denuncio Bruti”
di Gianni Barbacetto per “Il Fatto Quotidiano”
L’estromissione di Alfredo Robledo dal pool anticorruzione pareva l’ultimo colpo scena di un conflitto visibile da molti mesi contro il procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati. Sarà invece il primo atto di una nuova guerra che si giocherà davanti al Consiglio superiore della magistratura, ma molto probabilmente anche davanti ai giudici di Brescia, competenti per i fatti penali che coinvolgono magistrati di Milano.
O Robledo ha commesso illeciti con rilievi anche penali, o Bruti lo ha calunniato, oppure li ha commessi lo stesso procuratore: la partita diventa pesante e nei prossimi giorni verranno delineate le strade anche giudiziarie di questo scontro che ormai è senza esclusione di colpi.
IL CAPITOLO più rilevante, per ora, è quello che riguarda la gestione dei soldi sequestrati da Robledo a quattro banche durante la sua indagine del 2009 sui derivati venduti al Comune di Milano. Bruti gli contesta di non averli versati al Fug, il Fondo unico giustizia, un’articolazione di Equitalia che per legge, dal 2009, deve gestire tutti i fondi sequestrati dalle procure di tutta Italia.
“Rilevantissime somme di denaro in sequestro (per oltre 170 milioni di euro)”, scrive il procuratore nelle otto pagine di contestazioni al suo aggiunto, “sono state depositate , per decisione del pubblico ministero Robledo, presso la Banca di Credito Cooperativo di Carate Bianza e presso la Banca di Credito Cooperativo di Barlassina, senza che sia stata data motivazione alcuna della scelta di tali banche”.
CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ALFREDO ROBLEDO
Non solo: “Robledo nominava diversi custodi giudiziari in relazione ai conti di deposito di somme di denaro presso le due banche sopra citate, mentre con riferimento ad altri conti (per l’importo complessivo di circa 3 milioni di euro) presso Banca Intesa SanPaolo, manteneva il sequestro dei conti correnti presso la stessa banca, nominando, in questo caso senza spese, custode il direttore della filiale”. Il tutto senza informarlo: “Di tali discrezionali rilevanti scelte, in ordine alle banche e ai custodi, il pm dottor Robledo non ha dato alcuna previa informazione allo scrivente procuratore”.
PERCHÉ BRUTI ha aspettato fino a oggi per muovere queste contestazioni al suo aggiunto? “La completa ricostruzione della vicenda è ancora in corso”, spiega Bruti. “Infatti solo dopo la definizione del procedimento con la sentenza d’appello, lo scrivente procuratore si è attivato per acquisire dall’archivio gli atti del procedimento”.
Robledo ricostruisce così la vicenda. Il 23 aprile 2009 il giudice Giuseppe Vanore accetta la sua richiesta di sequestro preventivo a carico di quattro banche (Ubs, Deutsche, Jp-Morgan, Depfa) che erano indagate per l’ipotesi di aver truffato il Comune di Milano vendendogli prodotti finanziari derivati che nascondevano ingenti costi futuri. La vicenda finirà con un’assoluzione in appello nel marzo 2014, ma dopo che le banche, in seguito al dissequestro dei loro soldi, avevano accettato un accordo con il Comune di Milano a cui avevano versato ben 455 milioni di euro, di cui 40 a titolo di risarcimento del danno.
Nel 2009, comunque, il giudice autorizza sequestri per circa 170 milioni che vengono depositati in due banche di Credito Cooperativo, quella di Carate e quella di Barlassina. Nel giro di poche settimane, vengono restituiti i soldi in eccesso e restano sotto sequestro 98 milioni, tutti presso la Bcc di Carate Brianza. Perché questa scelta? Perché, spiegano gli uomini di Robledo, è un istituto di credito abbastanza grande (è la seconda Bcc d’Italia) e perché impiega i suoi fondi per i finanziare le imprese: sarebbe stato paradossale, infatti, che soldi sequestrati in un’indagine sui derivati fossero finiti investiti in derivati.
ROBLEDO CONOSCE la Bcc di Carate perché a Carate ha abitato in anni lontani, fino al 1995, prima di trasferirsi a Milano. Lì aveva un conto su cui era accreditato il suo stipendio di magistrato. Mai chiesto prestiti o acceso mutui. Aveva invece partecipato a convegni di studio della banca, sempre a titolo gratuito. Il magistrato incarica un custode giudiziario. Perché lo fa in questo caso e non in altri, come gli rimprovera il suo capo? Perché è il giudice Vanore a prescriverglielo, risponde Robledo. Il decreto di sequestro preventivo dice infatti che “competente alla nomina del custode e alla determinazione delle modalità di conservazione e gestione dei beni oggetto del provvedimento di sequestro” è “l’ufficio del pubblico ministero, nella cui disponibilità sono i beni stessi”.
Il custode incaricato da Robledo riceve l’offerta da una grande banca (la Jp Morgan) che promette sulle somme depositate un interesse dello 0,5 per cento. La Bcc di Carate propone invece l’1,5: per questo viene preferita. La disciplina sui fondi sequestrati dai giudici prevede però, a partire dal 2009, che le banche presso cui i soldi sono depositati li intestino al Fondo unico giustizia, trasmettendo tutte le informazioni relative a Equitalia Giustizia spa. In questo caso, la Bcc di Carate non lo fa. Ora anche questo diventa un’arma nella guerra diventata atomica tra Bruti e Robledo.
2. “Quando anche a Bari il pm mise tutto in banca”
di Antonio Massari e Davide Vecchi per "Il Fatto Quotidiano"
Non fiatò la Banca d’Italia. Non fiatò Equitalia. Non fiatò neanche il ministero di Giustizia. Eppure la situazione era identica a quella che il procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati, contesta al suo aggiunto Alberto Robledo.
Siamo nel 2010 e il pm Francesco Bretone, della Procura di Bari, indaga sui derivati inseriti nel contratto che la Regione Puglia ha sottoscritto con la banca inglese Merril Lynch. L’accusa ipotizza una condotta “illecita e fraudolenta della Merrill Lynch International Bank Limited, nella progettazione e realizzazione di due operazioni finanziarie, mediante derivati, finalizzate al ripianamento dell’indebitamento della Regione Puglia”.
Il gip autorizza il sequestro di 120 milioni di euro – titoli inclusi – e il pm, d’accordo con il suo capo Antonio Laudati, decide di non utilizzare il Fondo unico per la giustizia (Fug), ma una banca privata . Eppure, l’obbligo legislativo di trasferire i soldi sequestrati al fondo è già stato introdotto – il decreto attuativo, infatti, è datato 30 luglio 2009. Fino a quella data, i soldi sequestrati venivano depositati in un conto corrente allegato ai fascicoli delle singole indagini.
QUANDO LA PROCURA di Bari sequestra i 120 milioni alla Merril Lynch, però, gli inquirenti si pongono un paio di dubbi più che legittimi. Il primo: cosa accade se il tribunale del Riesame dispone il dissequestro dei 120 milioni e la restituzione della somma alla banca inglese? In questo caso, parlando di ben 120 milioni di euro, ogni giorno di ritardo si tramuta in un danno per la banca che, per decisione del Riesame, può trovarsi in diritto di rientrare in possesso della somma. Quando la Procura di Bari si pone questo problema, il Fug è stato istituito da poco e, a giudicare dai primi dati, le restituzioni avvengono mediamente in tre mesi. È un rischio troppo elevato. Secondo dubbio: il Fug fornisce un tasso d’interessi più elevato rispetto a una banca?
Per risolvere il dilemma il pm Bretone, d’accordo con il suo capo, indice addirittura una gara tra banche, vinta dalla banca Popolare di Bari che propone un tasso del 4 per cento. Se non bastasse, la Procura comunica l’operazione alla Banca d’Italia, che non solleva alcuna obiezione.
IL RISCHIO del dissequestro si materializza due anni dopo, nel 2012, quando Merril Lynch opta per una transazione. Nel frattempo la Procura incassa ben 13 milioni di euro d’interessi. A questo punto, il procuratore Laudati scrive al ministero della Giustizia, spiegando l’intera operazione, per chiedere se sia possibile utilizzare parte dei soldi incassati con gli interessi, inserendoli nel capitolo giustizia, e destinandoli alle esigenze della Procura barese che, per esempio, necessita di una nuova sede.
E il ministero di Giustizia, come la Banca d’Italia in precedenza, non ha nulla da obiettare sulle modalità del sequestro, dirottato sulla banca Popolare di Bari, invece affidato alla gestione del Fondo unico giustizia di Equitalia. E, a differenza di quanto accaduto a Milano, non si registra alcuna segnalazione, da parte di Equitalia e del suo Fug, per la strategia adoperata dalla Procura barese.
DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA…
DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL…
DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE…
DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP? – FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER…
FLASH – CARLO CALENDA VUOLE INCASTRARE FRATELLI D’ITALIA, LEGA E PD: DOMANI ALLA CAMERA I DEPUTATI…
DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È…