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Alessandra Arachi per il "Corriere della Sera"
Francesco Le Foche, immunologo clinico del Policlinico Umberto I di Roma, cosa significa questo blocco del vaccino Johnson&Johnson?
«Per prima cosa che la farmacovigilanza funziona. Si sta studiando la causalità dei casi di trombosi, per ora c' è solo un nesso temporale. Stiamo parlando di sei casi su sette milioni di persone e non abbiamo la certezza che siano stati causati dai vaccini».
Questo blocco rallenterà le nostri vaccinazioni ?
«No, non credo, intanto perché abbiamo altri tre tipi di vaccini a disposizione e sono sicuro che il vaccino Johnson&Johnson verrà ripristinato al più presto, magari con delle indicazioni precise come è successo per il vaccino AstraZeneca consigliato per gli over 60».
Ma il vaccino AstraZeneca all' inizio era stato consigliato per una fascia di età tra i 18 e i 55 anni, cosa è cambiato?
«Che i documenti presentati all' Ema (l' Agenzia europea per i medicinali, ndr ) erano solo per quella fascia di età. Poi in maniera empirica si è visto che l' età migliore era dai 60 anni. Si arriverà a stabilire una fascia congrua anche per Johnson&Johnson».
Che studi stanno facendo su questo vaccino?
«Si è visto che i distretti più colpiti sono i seni cavernosi cerebrali e l' area addominale e questo si sta studiando, ripeto, in pochissimi casi. Dobbiamo andare avanti nelle vaccinazioni prendendo esempio dal Regno Unito».
Come è stata possibile una simile velocità lì?
«Perché il Regno Unito ha una sua agenzia regolatoria, la Mhra, che non ha mai sospeso i vaccini. In Gran Bretagna si sono trovati con l' acqua alla gola e hanno continuato a vaccinare indipendentemente dai blocchi della Fda (l' ente regolatore statunitense, ndr ) e dell' Ema».
FRANCESCO LE FOCHE - SI' ANDRA' TUTTO BENE
Lei pensa che per l' estate raggiungeremo un' immunità di gregge?
«L' immunità di gregge no, ma l' immunità di massa sì».
Che differenza c' è?
«L' immunità di gregge si raggiunge quando viene vaccinato almeno il 90% della popolazione, quella di massa quando si arriva al 55-60%».
E cosa comporta l' immunità di massa?
«Una protezione di una parte molto alta della popolazione che ci permette di procedere alle riaperture in sicurezza. Dobbiamo però imparare che i vaccini sono una parte della strategia per combattere questo virus. Una parte importantissima, ma per la quale ci sono interventi complementari altrettanto importanti».
Quali, ad esempio?
«Gli anticorpi monoclonali, usati correttamente possono evitare le terapie intensive, ma anche i ricoveri. Per questo serve una triplice alleanza fra medico di base, paziente e medico ospedaliero».
Come funziona questa triplice alleanza?
«Tutto parte dal medico di famiglia che deve individuare i pazienti fragili nei primi tre giorni del contagio, e deve essere molto veloce nel mandare una mail al medico del centro anticorpi monoclonali dell' ospedale. Se si interviene in questi tempi il paziente se ne va casa senza ricovero».
Cosa intende per pazienti fragili?
«I pazienti obesi, i cardiopatici, gli ipertesi, quelli che hanno più patologie».
Poi ci sono i farmaci specifici, a che punto è la sperimentazione?
«Per settembre-ottobre potremo arrivare ad avere i farmaci che bloccano la replicazione virale e quelli che bloccano le citochine pro infiammatorie. Mettendo insieme questi tre interventi - vaccini, anticorpi e farmaci - potremo raggiungere la luce che vediamo in fondo al tunnel.
Anche se la cosa più importante è darsi da fare per organizzare i presidi sul territorio che dovrebbero rappresentare la medicina del futuro».
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