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Tomaso Montanari per "Il Fatto Quotidiano"
Errare humanum est": ma il Corriere della Sera persevera nel difendere l'attribuzione a Leonardo della legnosissima copia promossa da Sette. E lo fa con uno stile che lascia a dir poco perplessi.
Sabato titolava: "Martin Kemp, l'esperto di Leonardo: autentico il ritratto di Isabella d'Este". Ma nell'articolo, al posto di un qualunque virgolettato dello studioso inglese, si trovavano solo acrobatici tentativi di forzarne il pensiero. Così lo stesso Kemp si è trovato costretto a scrivere al Corriere della Sera una letterina difficilmente stiracchiabile, visto che comincia così: "à evidente che il dipinto non può essere di Leonardo".
Il direttore di Sette, Pierluigi Vercesi, ha risposto con grande garbo, ma senza realizzare che si trattava di una pietra tombale: "Nei prossimi numeri di Sette continueremo a pubblicare gli eventuali contributi su questo tema squisitamente culturale".
E il problema è proprio questo: pubblicare una palese, e monumentale, bufala, è comunque cultura, o è solo cattiva informazione? Il professor Kemp non ha dubbi, e sul suo blog ( http://martinkempsthisandthat.blogspot.it ) ci va durissimo (traduco dall'inglese): "Ecco un'altra promozione di un non Leonardo, pompato dal Corriere della Sera, una volta un grande giornale. Sono stato contattato da una certa Veronica Artioli: apparentemente non una giornalista specializzata in storia dell'arte.
Mi sono rifiutato di esprimere un giudizio stilistico sulla base di riproduzioni tanto scadenti, ma ho detto che in nessun caso un'attribuzione a Leonardo era consentita dai documenti. Risultato: sono stato citato come sostenitore dell'attribuzione! Ho dovuto chiedere una smentita". Mamma mia!
Per capire che qualcosa non andava, d'altra parte, bastava leggere l'articolo di Vercesi di venerdì scorso: a Carlo Pedretti (trattato dal Corriere , ma non certo dagli studiosi, come il maggior leonardista vivente) "il quadro era stato portato da un insegnante d'arte che ha dedicato la vita allo studio di Leonardo, Ernesto Solari, non nuovo a scoperte in materia leonardesca, di cui Pedretti ha stima avendolo citato più volte nei suoi libri". Ora, se uno va a vedere il sito del Solà ri (nomen omen, si direbbe a Roma), c'è da mettersi le mani nei capelli: tra un "Ciao Lucio Dalla", un "Omaggio a Pellegrino Artusi" e l'avviso che "Solari effettua expertise (sic) su opere leonardesche e rinascimentali" si trovano articoli memorabili su "La Gioconda svizzera" o "L'ispirazione sindonica di Leonardo".
Grande simpatia per il Solari, ovviamente: ma siamo sicuri che dobbiamo rassegnarci a trovarne le "scoperte" sulla prima del Corriere?
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