DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Andrea Cuomo per “il Giornale”
Eroi o terroristi? Il giudizio sui miliziani del battaglione Azov è controverso e naturalmente dipende anche da quale parte del tavolo della storia si è seduti. I russi, che sono seduti dalla parte opposta rispetto a quella occidentale, non hanno dubbi: si tratta di terroristi. E da ieri esiste anche una sentenza della Corte suprema di Mosca a stabilirlo.
Il tribunale russo ha designato il battaglione Azov come organizzazione terroristica, proibendo di conseguenza ogni attività sul territorio di russo. «Riconosciamo l'associazione paramilitare nazionalista Azov come organizzazione terroristica e ne vietiamo le attività in Russia», dichiara il tribunale moscovita in un comunicato, che precisa che la decisione entra in vigore «immediatamente».
Il tribunale ritiene che l'ideologia del battaglione includa elementi di «razzismo biologico estremo», piani di segregazione razziale nella sfera giuridica, rifiuto della democrazia, della morale e del diritto internazionale. La Corte accusa anche i suoi membri di attaccare i rappresentanti delle minoranze etniche e gli oppositori politici, di intimidire la comunità russofona in Ucraina, di effettuare rapimenti e di ricorrere alla tortura, soprattutto nella regione del Donbass, nell'Est del Paese. La sentenza, emessa su richiesta della Procura generale, prevede anche pene più severe per i membri del battaglione Azov.
la resa del battaglione azov 2
L'udienza del tribunale si è svolta in gran parte a porte chiuse perché i materiali presentati sono classificati come segreti. Motivazioni ridicole, secondo i miliziani dell'Azov. «La Russia - fa sapere il portavoce del battaglione - sta cercando nuove giustificazioni ai suoi crimini di guerra». Designando gli esponenti dell'Azov come terroristi, la Russia «legittima l'esecuzione pubblica di massa dei prigionieri di guerra del battaglione», come è avvenuto qualche giorno fa nell'attacco al carcere di Olenivka, in cui sono morti almeno 50 prigionieri politici ucraini lì rinchiusi.
la resa del battaglione azov 3
I militanti dell'Azov fanno poi un accorato appello agli occidentali. «Chiediamo al dipartimento di Stato americano e agli organismi autorizzati di altri Stati che si considerano civili di riconoscere la Federazione russa come Stato terrorista. La Russia ha dimostrato di esserlo con le sue azioni quotidiane da molti anni. Il silenzio è complicità! Il mondo intero deve unirsi contro questo Stato terrorista».
Il battaglione Azov è un'organizzazione paramilitare di ispirazione fascista che prima della guerra in Ucraina anche in occidente era guardato con sospetto. È stato accusato dall'Osce, dall'Alto commissariato Onu per i diritti umani e da Human Rights Watch di crimini di guerra compiuti tra il 2014 e il 2016.
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Lo stesso occidente ha trasformato i membri della milizia fondata dal suprematista bianco Andrej Bileckyj in eroi dopo la strenua resistenza opposta all'assedio russo nell'acciaieria Azovstal, alla periferia di Mariupol, dall'inizio dell'ostilità fino al 16 maggio quando i miliziani, in accordo con il governo di Kiev, hanno iniziato le operazioni di resa e si sono consegnati ai russi, che li ha rinchiusi in campi di prigionia nella autoproclamata repubblica filorussa del Donetsk.
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La loro valorosa opposizione all'avanzata russa è stata seguita con passione e simpatia da gran parte del mondo e anche il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky ha riconosciuto formalmente il loro coraggio conferendo il 19 marzo il titolo di Eroe dell'Ucraina al tenente colonnello Denys Prokopenko, comandante del Reggimento Azov, «per il coraggio personale e l'eroismo mostrato in difesa della sovranità statale e dell'integrità territoriale» durante l'invasione russa.
E proprio nell'acciaieria dell'Azovstal i russi avrebbero intenzione di organizzare un grande concerto rock. Una decisione che appare come un ulteriore sfregio russo in un luogo «dove sono morti centinaia di combattenti ucraini per difendere la città di Mariupol», come si legge sul canale Telegram del comune in esilio. «Ancora una volta, stanno cercando di distrarre i residenti da problemi reali con eventi e diversivi. Non forniscono acqua e riscaldamento normali, ma tengono concerti in una città dove centinaia di cadaveri sono ancora sotto le macerie».
E sul piano militare Kiev sta lavorando a una «valle dei droni» che ha sede in Polonia in collaborazione con il governo di Varsavia e con gli Stati Uniti, un laboratorio altamente tecnologico per sviluppare uno strumento che si sta rivelando fondamentale nella guerra ucraina, oltre che un business miliardario.
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