DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Francesco Saverio Intorcia per “la Repubblica”
I FILI D’ERBA non sono mica tutti uguali, celano insidie dolose, in un misto di fisica, geometria, stregoneria. Il campo è giudice inappellabile, ma le sue sentenze possono essere influenzate. L’ultimo trucco è riuscito al Real, l’altra sera: ha ridisegnato le righe e allargato il Bernabeu, per complicare la vita al Wolfsburg che voleva difendere il 2-0 maturato all’andata.
Calma e gesso. Soprattutto gesso. Uno dei tormentoni della tattica moderna è la ricerca dell’ampiezza. E per aprire le difese si può anche stiracchiare un po’ il campo d’azione, aumentare la distanza fra reparti, creare pertugi utili al passaggio vincente. Il merito della rimonta dei blancos sui tedeschi, in fondo, è anche di un fenomeno che il Real ha preso nel 2009 dall’Inghilterra.
No, non Cristiano Ronaldo, ma Paul Burgess, il groundsman del Bernabeu. Non dite giardiniere, per carità. Il suo mestiere è una religione, all’estero assegnano un premio annuale per i manutentori e lui l’ha vinto nel 2015 in Spagna, come gli era già successo tante volte in Inghilterra.
Nel fattore campo, il pubblico conta quanto l’agronomo. Il Barcellona nutre una specie di ossessione, vorrebbe trovare sempre il comfort domestico, come quei tipi che si portano il cuscino in viaggio. Il Camp Nou il prato viene irrigato prima del via ed è tagliato a 23 millimetri, altrove oscilla fra i 25 (d’estate) e i 30 (d’inverno), limite massimo consentito. L’erba alta e secca è un freno alla circolazione di palla. Bassa e umida accelera la manovra.
Quattro anni fa, il Milan fermò i catalani (0-0), il Barça presentò un esposto all’Uefa: il manto di San Siro era indecentemente gibboso e i rossoneri si erano rifiutati di bagnarlo. Una furbata. La scena si è ripetuta due anni fa al Calderón: l’Atletico, su protesta dei catalani, ha dovuto sfoltire il prato ma si è poi rifiutato di bagnarlo all’intervallo. Curiosità: un’azienda di Cusago ha fornito il suo fondo misto, naturale e sintetico, prima al Barcellona e ora, dal 2015, al Real Madrid.
Non sono manie iberiche, l’erba del vicino crea polemiche anche in Italia. Due anni fa l’Inter presentò un esposto in Lega (respinto) contro la Fiorentina di Montella: aveva bagnato troppo il campo. Nel 2001 a Bucarest diluviò tutto il giorno, ma la Romania innaffiò pure il prato a sera: voleva una risaia per far impantanare l’Italia del Trap, non sapeva che Inzaghi camminava sulle acque.
Il gioco si può rallentare anche con la sabbia: succede spesso nelle categorie minori. L’intervento di top dressing rientra nella manutenzione invernale. Ma la pala può scappare di mano, si sa.
E poi c’è il sale: Romeo Anconetani ne sparse 26 chili all’Arena Garibaldi prima di Pisa-Cesena 3-2. Scienza e tattica s’interrogano ancora sull’effetto del cloruro di sodio. Chiamatele pure cose di campo.
romeo anconetani pisa cesena 1
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