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CRONACA NERA, "POLVERINA" BIANCA - NELLA CASA A PALAU DI EMANUELE RAGNEDDA, CHE HA CONFESSATO DI AVER UCCISO CINZIA PINNA, E' STATA TROVATA UNA STRISCIA DI "POLVERE" BIANCA SUL TAVOLO E DECINE DI BOTTIGLIE DI VINO MEZZE VUOTE - LA 33ENNE È STATA RINVENUTA SENZA VITA E SENZA VESTITI, NASCOSTA FRA LE SIEPI DELLA VILLA DELL'IMPRENDITORE: GLI INQUIRENTI CREDONO CHE ABBIA SUBITO UNO STUPRO - IL MOVENTE DELL'OMICIDIO SAREBBE STATO IL RIFIUTO DELLA DONNA AD AVERE UN RAPPORTO SESSUALE CON RAGNEDDA, CHE SI E' DIFESO DICENDO DI AVER SPARATO PERCHÉ LA DONNA LO MINACCIAVA CON UN OGGETTO CONTUNDENTE - LA VITA SPERICOLATA DEL 41ENNE TRA SOLDI, AFFARI E QUELLA PISTOLA CON CUI...

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1 - L’IPOTESI DI UN APPROCCIO RIFIUTATO LA NOTTE DI CINZIA CON L’ASSASSINO 

Estratto dell'articolo di Alberto Pinna per il “Corriere della Sera” 

 

emanuele ragnedda

Un filo su un tavolo del soggiorno di casa Ragnedda e una striscia bianca, polvere; e per terra, un po’ dappertutto, decine di bottiglie di vino, vuote e a metà. E qualche indumento (pantaloni, una maglietta, slip) sui divani. Cinzia nuda, il corpo abbandonato nell’azienda di Conca Bentosa. I Ris dei carabinieri di Cagliari sono ritornati ieri nella casa e hanno repertato tutto, anche i cuscini con i residui delle macchie di sangue. 

 

Emanuele ha cercato di lavarli, ma era impossibile cancellare le tracce del delitto: c’era sangue ovunque, persino nelle scale esterne e sul piazzale.  Un party a base di alcol e quasi certamente droga, come scena del delitto. Manca il movente e soltanto l’autopsia e gli esami nei laboratori potranno ricostruire che cosa è realmente accaduto. Cinzia Pinna, probabilmente ha subìto violenze anche sessuali. 

 

Emanuele Ragnedda ha riferito di un diverbio degenerato: «Aveva un oggetto contundente, mi ha aggredito e ho dovuto difendermi». Ma non ha persuaso i magistrati: lui aveva una pistola, Cinzia era disarmata. Può aver impugnato l’arma (licenza per uso sportivo) per minacciarla e aver poi sparato per un approccio rifiutato o una richiesta respinta di sesso. Se è vero che, come dice il suo avvocato Luca Montella, «è più che pentito e ha dato la massima collaborazione» dovrà essere più convincente nell’imminente confronto col gip. 

 

emanuele ragnedda

Si ricostruiscono adesso le ore precedenti e successive al delitto. L’incontro non è stato casuale, Cinzia ed Emanuele si conoscevano. Li hanno visti in un locale di Palau con altri amici. Cinzia aveva finito il turno di lavoro in hotel, divideva la stanza con una collega e le aveva detto: «Ti chiamo più tardi e se non rientro, ti telefono». È stata proprio la compagna di camera a dare l’allarme: «Quando ho visto che non rientrava, le ho inviato un messaggio e poi l’ho chiamata ripetutamente a vuoto. Poi dopo le 3 di notte, nessun segnale». 

 

Saranno interrogate dai carabinieri anche altre persone: chi ha riferito di una lite con Cinzia che urlava nel locale di Palau e chi l’ha ripresa in video col cellulare all’uscita, che già barcollava, poco prima che arrivasse l’auto di Ragnedda e lei ci salisse su. Anche qui inquadrata dalle telecamere di sorveglianza di un edificio pubblico. 

 

emanuele ragnedda

Da allora c’è un «buco nero» di almeno cinque ore. Si sa che l’auto ha varcato i cancelli di Conca Bentosa e che Emanuele Ragnedda, dopo aver caricato il corpo di Cinzia su un rimorchio e averlo scaraventato fra le siepi, ne è uscito in tarda mattinata, riprendendo la vita di ogni giorno: azienda, contatti commerciali, giri nei bar e la sera nelle discoteche.

 

Al di sopra di ogni sospetto, fino a che dopo gli appelli sui social di Carlotta Pinna (che aveva attivato ricerche sulla sorella) i carabinieri hanno rintracciato il video dell’auto, estrapolando la targa, e sono risaliti a lui. Da insospettabile a pedinato, i telefoni intercettati, le ricostruzioni dei movimenti. 

 

cinzia pinna

Quando poi è stato chiaro che Cinzia era entrata a Conca Bentosa e non ne era più uscita, è scattato l’avviso per omicidio e occultamento di cadavere.  Dopo il sequestro dell’azienda, Ragnedda ha dovuto cercarsi altro tetto e letto.  Dormiva in una barca nel porto di Cannigione. All’improvviso mercoledì mattina ha sganciato il tender e ha preso il mare. Voleva scappare? [...]

 

Ragnedda si è barricato. Era agitatissimo e quando sono arrivati i carabinieri con giubbotti antiproiettile, si sono sentite urla e gemiti. Avrebbe detto anche: «Mi ammazzo».  [...]

 

2 - «IL CULTO DEI SOLDI E LA PISTOLA IN TASCA» LA VITA OLTRE I LIMITI DELL’IMPRENDITORE 

Estratto dell'articolo di Alberto Pinna per il “Corriere della Sera” 

 

Emanuele Ragnedda non era certo un tipo morigerato. Chi lo conosce parla di una vita, quella del 41enne, sempre sul filo degli eccessi.  Poi l’incontro con Cinzia Pinna, una ragazza generosa e fragile e l’inizio di una frequentazione, di un percorso di vita parallelo. Qualcosa, d’altronde, sembrava accomunarli. 

 

Entrambi senza problemi economici, i loro genitori hanno messo a frutto decenni di lavoro duro, pionieri nel turismo e nell’agricoltura d’avanguardia e di qualità. A Castelsardo, costa nord-ovest, i Pinna hanno costruito un piccolo impero nella ristorazione (Cormorano e Baga Baga), i Ragnedda in Costa Smeralda con la cantina Capichera. Cinzia ha scelto di distaccarsi dalla famiglia, di provare a camminare sulle proprie gambe.

cinzia pinna

 

Diplomata all’istituto alberghiero di Sassari, qualche anno fra cucina e tavoli in sala, poi stagionale per scelta, lontano da casa: «Meglio avere poco, ma senza dover nulla agli altri». Una cara amica racconta: «Voleva essere libera, ma soprattutto non sentirsi oppressa da vincoli e convenzioni. Una ragazza d’oro, generosa. Premurosa: quando è nata mia figlia, è venuta a trovarmi e mi ha detto che era disponibile ad aiutarmi». 

 

Dall’altra parte c’è Emanuele, che invece ha scalato in fretta le gerarchie dell’azienda ed è diventato responsabile delle vendite all’estero. Figlio unico, non gli è mancato e non si è mai fatto mancare nulla. Un po’ sbruffone e spericolato. Soldi, anche troppi. 

 

«Un’auto nuova? — si vantava con gli amici — Fatto». Anche lui, tuttavia, voleva dimostrare di poter avere successo con le proprie forze. E oltre all’azienda «tutta mia» (impiantata comunque su un terreno ereditato) aveva messo su una finanziaria con la quale ambiva a cospicui investimenti e rendite (fantomatici — si maligna ad Arzachena — anche se sostenuti da consistenti fondi drenati dai conti di famiglia).

 

ricerche di cinzia pinna

Poi il gorgo delle dipendenze e delle fragilità, come raccontano amici e conoscenti. Cinzia alternava allegria e aggressività, anche con i suoi cari. Talvolta oltre i limiti. Con un provvedimento giudiziario in corso fino a qualche mese fa, ha dovuto essere allontanata dalla famiglia. «Aveva problemi, ma stava cercando di uscirne — spiega un compagno di lavoro — e aveva soltanto bisogno di essere aiutata». Però c’è anche chi ricorda: «Era piccola, appariva gracile, ma poteva diventare incontrollabile». 

 

Di Emanuele non si hanno conferme di episodi violenti in pubblico, ma ad Arzachena non nascondono che «il suo vino amava offrirlo, e non solo degustarlo, in abbondanti libagioni con amici», anche occasionali, conosciuti nelle notti di movida.

 

ricerche di cinzia pinna

«Ma in fondo era un bonaccione, gli piacevano i bambini — racconta una conoscente — e ha giocato con mio figlio per ore. Aveva con sé una delle sue bottiglie rare e costose e ce l’ha regalata». Quando? «Mah, poi ho saputo che era qualche giorno prima che ammazzasse quella povera ragazza». 

 

Su Cinzia Pinna a Castelsardo il coro è unanime: «Era una brava ragazza, molte delle cose che hanno detto di lei non sono vere». «Aveva molti più pregi che difetti e se ha commesso degli errori, lo ha fatto perché non ha saputo tenersi lontano da amicizie pericolose». [...]

 

CARABINIERI

Emanuele era preda dei suoi eccessi, anche caratteriali: egocentrismo, desiderio di piacere (soprattutto alle donne) e di essere al centro dell’attenzione, ossessioni. «Girava con la pistola e spesso la mostrava». Si era stancato di avere una fidanzata regolare e preferiva relazioni saltuarie, «tampinava, con insistenza eccessiva, ogni ragazza che gli capitasse a tiro».  [...]