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TRA IL 1993 E IL 1995 ALMENO CINQUE ITALIANI AVREBBERO PARTECIPATO ALL'ASSEDIO DI SARAJEVO PER...DIVERTIMENTO - I "TURISTI DELLA GUERRA" AVREBBERO PAGATO I SERBI PER POTER SPARARE SU CIVILI INERMI DALLE COLLINE INTORNO ALLA CAPITALE DELLA BOSNIA-ERZEGOVINA - IN SEGUITO ALL'ESPOSTO PRESENTATO DAL GIORNALISTA EZIO GAVAZZENI, LA PROCURA DI MILANO HA APERTO UN FASCICOLO A CARICO DI IGNOTI - SECONDO IL CRONISTA, "L'INTELLIGENCE BOSNIACA AVVERTÌ IL 'SISMI' (I SERVIZI SEGRETI ITALIANI) DELLA PRESENZA DI QUELLI CHE VENGONO DEFINITI 'CECCHINI DEL WEEKEND' O 'CACCIATORI DI UMANI'" - MERLO: "I 'SAFARI' SONO PRESUNTI E SENZA PROVE. A VOLTE IL GIORNALISMO DELLA DEPRAVAZIONE È UNA..."
COSA SAPPIAMO SULL’INDAGINE SUI “TURISTI DELLA GUERRA” CHE PAGAVANO PER UCCIDERE CIVILI NELL’ASSEDIO DI SARAJEVO
Estratto dell'articolo di Enrico Spaccini per https://www.fanpage.it/
La Procura di Milano ha aperto un fascicolo d'indagine sui cosiddetti "turisti della guerra" che, tra il 1993 e il 1995, avrebbero partecipato all'assedio di Sarajevo "per divertimento". Si tratterebbe di "almeno cinque italiani", tra cui un milanese al tempo "proprietario di una clinica privata", i quali avrebbero pagato decine di migliaia di euro di oggi per poter essere accompagnati sulle colline della capitale della Bosnia ed Erzegovina e da lì sparare su civili inermi.
L'indagine, al momento a carico di ignoti, è nata dall'esposto presentato dal giornalista e scrittore Ezio Gavazzeni, con la collaborazione dell'avvocato Nicola Brigida e dell'ex giudice, e avvocato, Guido Salvini. L'ipotesi di reato è plurimo omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai motivi abbietti. "Sono crimini mostruosi contro l'umanità", ha commentato Brigida a Fanpage.it, "la speranza è che come con i Desaparesidos argentini si arrivi a individuare i colpevoli e alla giusta sanzione penale".
L'assedio di Sarajevo da parte dell'esercito serbo era iniziato il 6 aprile del 1992, non appena la Bosnia-Erzegovina aveva dichiarato la propria indipendenza. Passato alla storia come l'assedio più lungo della storia moderna, era terminato ufficialmente il 29 febbraio 1996, quasi quattro mesi dopo la firma dell'Accordo di Dayton che pose fine alla guerra. Le vittime furono in totale 11.541 civili, di cui 1.601 bambini, e i feriti oltre 60mila.
"Ciò che ho appreso, da una fonte in Bosnia-Erzegovina, è che l'intelligence bosniaca a fine 1993 ha avvertito la locale sede del Sismi della presenza di almeno cinque italiani, che si trovavano sulle colline intorno alla città, accompagnati per sparare ai civili", si legge nelle 17 pagine di esposto firmato da Gavazzeni e che ha portato all'apertura dell'inchiesta del pm Alessandro Gobbis.
Nel documento, come riportato da Ansa, viene citato uno scambio di mail avvenuto nel novembre del 2024 in cui la "fonte" scriveva: "Ho appreso del fenomeno alla fine del 1993 dai documenti del servizio di sicurezza militare bosniaco sull'interrogatorio di un volontario serbo catturato, venuto a combattere dalla parte dei serbi di Bosnia ed Erzegovina. Ha testimoniato che cinque stranieri hanno viaggiato con lui da Belgrado alla Bosnia-Erzegovina".
Di questi "cinque stranieri" citati dalla "fonte", almeno tre sarebbero italiani: "un uomo di Torino, uno Milano e l'ultimo di Trieste". Chiamati "cecchini del weekend", sono stati descritti come perlopiù simpatizzanti di estrema destra con la passione per le armi e per la caccia. I "turisti della guerra", o anche "cacciatori di umani", si riunivano a Trieste, dove partivano con un volo della compagnia serba Aviogenex verso Belgrado e, infine, venivano accompagnati sulle colline di Sarajevo. Secondo le testimonianze, da là avrebbero sparato a civili inermi e, pagando un po' di più (fino anche a 100mila euro di oggi), anche ai bambini. [...]
UN MODO DI DIRE
Estratto dell'articolo di Mattia Feltri per “la Stampa”
Si era scritto e parlato per anni, prima che la procura di Milano aprisse l'inchiesta, dei turisti di Sarajevo che arrivavano anche dall'Italia, e pagavano per salire sulle colline e sparare agli abitanti della città assediata. Il brivido di un weekend diverso. Sembra la trama di una serie coreana, invece è una cosa molto nostra, molto occidentale [...]
A chi non è venuto in mente Amon Göth, il comandante del lager interpretato da Ralph Fiennes in Schindler's List che, dal balcone, fa il tiro a segno sui detenuti ebrei? Una storia identica è in Kaputt di Curzio Malaparte, che accompagnava Hans Frank, plenipotenziario di Adolf Hitler in Polonia, al limitare del Ghetto di Varsavia. Lì Frank ne abbatteva quattro o cinque e poi tornava a palazzo. [...]
Fra le tante varianti, una delle più curiose è nella Kolyma di Varlam Šalamov: un certo ingegner Kiselëv aveva scelto tre anni di praticantato al gulag, perché aveva voglia di menare le mani, e lì poteva menarle a norma di legge. Dunque, ogni giorno, sceglieva un prigioniero e gli spaccava la faccia, talvolta fino ad ammazzarlo. Va avanti così dai tempi degli schiavi al Colosseo: morire di noia non è mai stato solo un modo di dire.
L’ORRORE DEL GIORNALISMO DELL’ORRORE SIAMO ANCORA A “NO, NON È LA BBC”
Dalla rubrica delle lettere a Francesco Merlo - "Repubblica"
Caro Merlo, sconvolgente la notizia dei “turisti di guerra” disposti a pagare, secondo un preciso tariffario, per un tiro al bersaglio a civili bosniaci durante la guerra dei Balcani. L’escalation della depravazione umana associata al potere economico, porta anche a “riserve di caccia” in cui la preda, da animale, diviene un tuo simile…
Renato Mongiat – Besnate (Varese)
Non è una notizia, ma un’ipotesi della procura di Milano, senza ancora imputati. È un sacrosanto dovere non sottovalutare nulla, ma aspetterei prima di dare per vero che, tra il ’93 e il ’95, alcuni ricchi italiani partivano da Torino, da Milano, da Trieste per Sarajevo e pagavano i militari serbi per partecipare allo sterminio e sparare ai civili dai tetti delle case.
Tanto più che i “safari” sono presunti e senza prove, ma il racconto è ricco di dettagli morbosi di ogni genere, a partire dal numero di cacciatori, 5, e dal prezzo che diventava più alto quando il bersaglio era un bambino mentre i vecchi erano gratis. Stia attento dunque, caro Mongiat, con la sociologia dell’orrore: a volte il giornalismo della depravazione è una depravazione del giornalismo. [...]
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