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Nicola Pinna per “la Stampa”
I frullati di frutta fresca, gli integratori e i clisteri di caffè sono stati un’illusione. Qualche beneficio l’hanno dato, ma è stata solo una questione di pochi mesi: semplicemente un sollievo temporaneo, non una cura vera. Perché il cancro, nel frattempo, ha continuato a divorare il corpo di Giuditta Di Matteo, un’insegnante elementare che aveva scelto una terapia alternativa per tentare di curare il tumore.
Il metodo di Max Gerson, un medico tedesco vissuto tra il 1881 e il 1959, non prevede assolutamente la chemioterapia e seguendo proprio i suoi dettami la maestra di Cagliari ha provato a sconfiggere la terribile malattia che pian piano l’ha consumata.
Solo ultimamente, convinta dell’inefficacia del trattamento a base di frullati, aveva deciso di tentare con la chemio. Ma è morta giovedì mattina, ad appena 49 anni. «Si è rivolta a noi troppo tardi - dicono i medici dell’Ospedale oncologico di Cagliari -. Forse saremmo riusciti a salvarla».
Di questo nessuno può essere certo, ma di vero c’è che alla medicina tradizionale Giuditta Di Matteo si era affidata nel 2002 appena aveva scoperto di essere stata attaccata dal cancro alle vie linfatiche. Aveva provato con il solito protocollo fatto di biopsie e terapie varie, ma non era servito a nulla. All’inizio, infatti, sembrava che la malattia fosse stata sconfitta ma dopo poco tempo si è ripresentata. Il tumore si è addirittura moltiplicato e ha aggredito i bronchi e i polmoni. Proprio in quel momento la maestra ha deciso di seguire una strada alternativa. Non aveva la forza per affrontare un ciclo di chemio e così ha iniziato la cura dei frullati.
Il metodo dei clisteri di caffè, secondo il protocollo di Max Gerson e dei suoi seguaci, sarebbe il più efficace per disintossicare l’organismo. A iniziare dal fegato. Frullati freschi e integratori naturali sarebbero fondamentali per tutto il resto: cioè, spiegano i fedelissimi del medico tedesco, fanno in modo che il tumore regredisca.
La terapia non è tossica, verissimo, ma resta il grande dubbio: è efficace? La medicina ufficiale non l’ha mai riconosciuta, ma in giro per il mondo alcuni medici continuano ad applicarla. Nel caso della maestra di Cagliari non si è rivelata utile. Lei, così raccontano i parenti e gli amici, non era un’amante del rischio o una donna irresponsabile.
Tutt’altro: innamorata della vita, semplicemente affascinata da una cura sperimentale che inizialmente l’ha aiutata a vivere meglio e che però non le è stata molto utile. Anzi, le ha creato persino qualche problema burocratico: perché ai pazienti che non si sottopongono alla chemioterapia e alle cure convenzionali non viene riconosciuto lo stipendio intero durante il periodo di malattia. Non ha vinto questa battaglia e alla fine neanche quella più importante.
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