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NELLA CYBER-GUERRA IN CORSO, L’ITALIA È DISARMATA – MENTRE FRANCIA, GRAN BRETAGNA E GERMANIA SI SONO GIÀ MOSSE PER AFFRONTARE IL CONFLITTO “IBRIDO”, EVOCATO DALL’AMMIRAGLIO CAVO DRAGONE, L’ITALIA È IN GRAVE RITARDO. È APPENA STATO PRESENTATO IN PARLAMENTO UN DISEGNO DI LEGGE CHE AUTORIZZA LE FORZE ARMATE A ESEGUIRE ATTACCHI CYBER PER LA DIFESA E LA SICUREZZA. ED È PREVISTA LA CREAZIOBE DI UN’ARMA CIBERNETICA (AL PARI DI ESERCITO, MARINA E AERONAUTICA), CON CINQUEMILA UOMINI. MA PER ORA È TUTTO SULLA CARTA – OCCORRE RECLUTARE HACKER ESPERTI MA C’È IL NODO DELLE RETRIBUZIONI…
Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti per “la Stampa”
In fondo, il ministro della Difesa Guido Crosetto l'ha detto chiaramente che alla Nato valutano l'ipotesi di rispondere più duramente alle operazioni di "guerra ibrida" portate avanti dalla Russia. «In qualche modo noi siamo già in guerra. E dovremmo reagire».
Era in una intervista al Corriere della Sera del settembre scorso. «Se non si reagisce, si soccombe. Si deve bloccare chi attacca anche, se serve, restituendo l'attacco». Ma non parlava di una guerra guerreggiata come quella in corso in Ucraina, bensì della cosiddetta "guerra ibrida" che è un mix venefico di disinformazione, attacchi hacker, intrusioni, manipolazione dell'opinione pubblica, spionaggio tecnologico.
giuseppe cavo dragone foto di bacco (2)
Restituire l'attacco? L'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone ha ora lasciato trasparire i termini del dibattito. Banalmente detto, c'è chi spinge per una reazione offensiva (sempre su un terreno digitale) che superi la mera autodifesa e chi si ferma all'ortodossia.
[...]
L'Italia sotto questo punto di vista è in grave ritardo. Mentre francesi, britannici e tedeschi hanno già riorganizzato le loro difese cyber, da noi è appena stato presentato in Parlamento un disegno di legge, a prima firma del leghista Nino Minardo, che aggiorna le norme vigenti, riconoscendo alla Difesa la possibilità di intervenire nel cyberspazio anche al di fuori di scenari di conflitto armato per proteggere cittadini, istituzioni e infrastrutture critiche.
Ebbene, l'articolo 4 del ddl autorizza le forze armate ad eseguire attacchi cyber per la difesa e la sicurezza, specialmente in uno scenario di guerra. Allo scopo è consentito al personale impegnato in operazioni che richiedono specifiche competenze tecniche, di avvalersi di persone fisiche o giuridiche specializzati.
Il ministro Crosetto, a sua volta, pochi giorni fa ha presentato un lungo documento intitolato "Il contrasto alla guerra ibrida. Una strategia attiva". Vi è un esplicito accenno al ddl Minardo, che ha così piena copertura politica da parte del governo. E si prefigura, una volta sistemate le norme di cornice, specie il punto delicatissimo di che cosa sia una strategia "offensiva" (perché il confine con il commettere un reato è davvero labile), la nascita di una Arma cibernetica al pari di Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri, composta subito da almeno 1.200 specialisti e che a regime dovrebbero essere 5.000.
In appendice al suo documento, il ministro illustra come gli alleati si siano già mossi: la Germania ha dato vita a un "Kommando Cyber und Informationsraum" che tra le altre cose è adibito ad operazioni offensive in risposta a un attacco subìto; la Gran Bretagna ha un National Cyber Force, organizzazione mista tra Difesa e intelligence che conduce «operazioni cibernetiche offensive per sostenere le priorità di sicurezza nazionale del Regno Unito»; la Francia ha il "Commandement de la cyberdéfense" che si affianca all'Agenzia civile della cybersicurezza con capacità offensive [...]
In Italia siamo molto indietro. I cyber-reparti vagheggiati dal ministro sono solo sulla carta. La discussione in Parlamento nemmeno è cominciata. E c'è un problema difficilissimo da superare: se la Difesa vorrà arruolare davvero mille o duemila hacker in grado di competere con quelli russi o cinesi, non basterà certo lo stipendio base di un soldato professionista, che si aggira sui 1.300 euro al mese.
Un vero hacker guadagna dieci volte di più. Forse il trucco è nell'ultimo comma dell'articolo 4 del ddl Minardo, quando si prefigurano società private specializzate, con contratti sganciati dai parametri del pubblico impiego, di cui potranno avvalersi le forze armate.
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