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Michele Farina per il “Corriere della Sera”
Il giorno: martedì scorso. Protagonisti: due avvocati che non si conoscono. Lei con un clic chiede il collegamento su LinkedIn, la rete dei contatti professionali con oltre 200 milioni di utenti nel mondo. Lui accetta e risponde: «Charlotte, non sarà politicamente corretto dirlo, ma la foto del suo profilo è favolosa. Mai vista un’altra così. A mani basse vincerebbe il primo premio».
Charlotte Proudman, 27 anni, avvocato della Mansfield Chambers con un master da finire a Cambridge sulle mutilazioni genitali femminili, nove ore dopo gela il collega: «Alex, il suo messaggio è offensivo. Sono collegata per lavoro, non per essere trattata come un oggetto da uomini sessisti».
Il caso è pubblico: Proudman, specializzata in diritti umani, ha «denunciato» Alexander Carter-Silk, 57 anni, per gli amici Silky, due figli (la maggiore coetanea di Charlotte), al «tribunale virtuale» di Twitter, riservandosi di farlo anche in sede legale. Ha mandato una lettera al direttore dello studio Brown Rudnik, di cui Silky è associato. Ha rilasciato interviste ai media sul «sessismo rampante nell’ambiente legale, tra avvocati e giudici. Si continua a pensare al corpo delle donne e non alle loro capacità. Si punta al loro aspetto per esercitare potere su di loro».
E così dai social alla stampa, dal più letto tabloid all’augusta Bbc , via al dibattito. Come giudicare quelle due parole («stunning picture»): un equivoco? Un complimento innocente? Un’indebita galanteria? Una gaffe sessista? Un’offesa misogina? Un caso più o meno velato di molestia sessuale?
Shane Watson, commentatrice del Times , dice che il primo sbaglio di Silky è stato «scordare» che Linkedin non è un sito di appuntamenti. E lo paragona a chi durante un meeting di lavoro si gira verso una donna mormorando: «Cosa ci fa una ragazza sexy in un posto del genere?».
In questo dibattito (molto femminile) Sarah Vine sul Daily Mail lancia un j’accuse opposto. Se la prende con «l’opportunista» Proudman, che conosce le debolezze dell’interlocutore e le sfrutta per «sete di notorietà». «Se un uomo non può più fare un complimento a una donna, il genere umano è in grossi guai». Le dà della «feminazi», orribile espressione usata come sinonimo di «femminista estremista».
E i diretti interessati? Alla Bbc Proudman racconta di aver ricevuto molti commenti sessisti. «Gente che confonde LinkedIn con Tinder». Pensava di lasciar perdere, ma poi ha visto il profilo del collega (a capo dell’ufficio European Intellectual Property) e ha deciso di raccontare.
Carter-Silk, che ha difeso l’ex fotomodella Elle Macpherson al recente processo sulle «telefonate spiate», affida la sua risposta a un (altro) testo scritto: «Molti mettono su LinkedIn foto poco professionali. I miei apprezzamenti erano per le qualità della presentazione, ma sono stati male interpretati».
charlotte proudman e i commenti sui maschi in facebook
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