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Gloria Satta per “il Messaggero”
In Toscana, dove viveva da tempo, è morta a 87 anni Olghina di Robilant, contessa, scrittrice, giornalista, in gioventù fidanzata del futuro re Juan Carlos di Spagna, amica di intellettuali (dal 1966 al 1972 fu sposata con il pittore Antonello Aglioti) regina della mondanità e del bel mondo.
Olghina di Robilant e juan carlos
Ma la sua fama internazionale era legata a un clamoroso episodio di cronaca che, nel 1958, avrebbe cambiato il costume italiano e innescato ufficialmente la Dolce Vita, quel periodo di edonismo sfrenato succeduto al dopoguerra e celebrato da Federico Fellini nel suo film capolavoro del 1960: proprio alla festa per il 24mo compleanno di Olghina, presso il ristorante Rugantino a Trastevere, la ballerina turca Aiché Nana improvvisò uno spogliarello e le sue foto bollenti scattate dal paparazzo Tazio Secchiaroli furono pubblicate prima sull'Espresso poi fecero il giro del mondo suscitando grande scandalo e provocando l'intervento della magistratura.
IMBUCATA
Il sito Dagospia, che per primo ha dato la notizia della morte della nobildonna (fino a qualche anno fa collaboratrice del sito stesso), ha ricordato anche il suo rammarico: quella serata, non si stancava di ripetere Olghina da un sessantennio, era stata «ingigantita dai media».
Non ci sarebbe stato alcuno scandalo, a sentir lei, Aiché Nana era una sconosciuta che si era imbucata alla festa e non è vero che la Polizia fece irruzione per coprire le nudità della svergognata, mentre la magistratura sarebbe intervenuta solo 10 giorni dopo, in seguito al clamore suscitato dall'episodio che alla festeggiata aveva addirittura «rovinato la vita».
«Io c'ero e ricordo benissimo quella serata», racconta il press-agent Enrico Lucherini, 89 anni. «Quando Aiché Nana cominciò a spogliarsi per rubare la scena ad Anita Ekberg, semi-sdraiata sulle giacche gettate in terra dagli invitati, e Secchiaroli prese a scattare, qualcuno chiamò effettivamente le forze dell'ordine», afferma Enrico, «così il paparazzo mi lanciò i rullini da custodire. Io me li cacciai in tasca e glieli restituii quando le acque si furono calmate».
Anche secondo Lucherini la contessa di Robilant si riteneva danneggiata da quell'episodio che aveva segnato la sua vita: «Qualcuno arrivò a dire che aveva architettato tutto lei per far pubblicità al Rugantino, locale deciso a rivaleggiare con i ristoranti blasonati di Via Veneto. Tutte falsità, Olghina era una gran signora, una donna coltissima e non aveva bisogno di ricorrere a questi espedienti».
Roberto D'Agostino, fondatore e direttore di Dagospia, spiega di averle affidato una rubrica di costume, L'occhio di Olghina, «perché la contessa era la testimone di un'epoca straordinaria: nel 1958 l'episodio dionisiaco del Rugantino sancì il passaggio dell'Italia dal dopoguerra a una fase storica totalmente diversa che Fellini, abilissimo nel captare lo spirito del tempo, avrebbe celebrato nel film La Dolce Vita. Olghina era una protagonista, un pesce pilota del jet set che allora anticipava il cafonal».
olghina di robilant al tribunale di roma per il processo contro aiche nana
All'epoca facevano notizia anche gli amori della contessa: di Juan Carlos di Borbone, che in nome della ragion di stato avrebbe poi sposato Sofia di Grecia, si sussurrava nei salotti che fosse addirittura il padre segreto della prima figlia di Olghina, Paola.
«Era simpatico, alla mano, portato allo scherzo, vivacissimo e disimpegnato in quanto tenuto al guinzaglio prima da suo padre, Don Juan di Borbone quindi dal Caudillo Franco», raccontava lei. Che ebbe un flirt anche con Maurizio Arena, l'attore fusto più tardi protagonista di un'incandescente love story con Maria Beatrice di Savoia. Dal marito Antonello Aglioti (che dopo il divorzio sarebbe stato il compagno del regista Memé Perlini), Olghina ebbe poi la seconda figlia Valentina.
Negli anni Ottanta scrisse 11 libri di letteratura rosa, firmandoli con vari pseudonimi. Nel 1985 pubblicò con il suo norme il romanzo Alvise e Alessandra e nel 1991 l'autobiografia Sangue blu. «Era la regina della Dolce vita», la ricorda il King dei Paparazzi, Rino Barillari, «nemica della volgarità, degli eccessi e dei talk show: la invitavano ma non partecipava mai. Rispettava il lavoro di noi fotografi e aveva una gentilezza innata. Un personaggio come lei ci mancherà molto».
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