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Vera Schiavazzi per “la Repubblica”
C’è un capannone dedicato alla ricerca dell’arma e un’autopsia fissata per domani. I Carabinieri di Asti sono tutti al lavoro per incastrare chi ha ucciso Maria Luisa Fassi a coltellate, sabato alle 7,40 nella sua tabaccheria. E mentre l’ipotesi di una rapina diventa sempre più debole e si rafforza quella di uno psicopatico, i dubbi guidano gli accertamenti dei carabinieri e del pubblico ministero Luciano Tarditi.
UNA VENDETTA PERSONALE
La brutalità delle coltellate e l’incertezza sul bottino spingono gli inquirenti a pensare ogni giorno di più a un aggressore che ha perso totalmente il controllo di sé: un tossicodipendente in astinenza, o un malato psichiatrico. O qualcuno che conosceva già la donna e la sua famiglia, deciso a una vendetta folle e terribile.
Sono rimasti nel negozio 4.500 euro frutto di incassi precedenti a sabato, e i blister con le monete che Maria Luisa aveva portato con sé per dare i primi resti del mattino. Forse, l’assassino ha preso le poche banconote, meno di duecento euro, che la donna avrebbe potuto avere. Ma non ci sono certezze.
IL SANGUE E LE IMPRONTE
Le coltellate che hanno straziato Maria Luisa, colpendola al cuore, al polmone, al ventre, alla schiena e alla braccia, le hanno fatto perdere moltissimo sangue, lo stesso che è caduto anche sul marciapiede quando la donna è stata caricata sull’ambulanza. Ieri mattina i Ris hanno fatto un nuovo sopralluogo per rilevare le impronte e continuare a eliminare dagli indizi quelle già note dei soccorritori e del cliente che è entrato nel negozio e l’ha trovata riversa. Ma non è ancora stata identificata la possibile suola dell’omicida.
L’arma del delitto. Un coltello, non necessariamente da cucina. Il personale dell’azienda rifiuti di Asti lo sta cercando insieme ai carabinieri in un capannone accanto alla discarica, dopo aver raccolto tutti i rifiuti di un quadrilatero di vie. Ma ieri sera alle 8 non lo si era ancora trovato.
La rapina di un anno fa. La tabaccheria di corso Volta era già stata oggetto di una rapina poco più di un anno fa. C’era il marito di Maria Luisa, Valter Vignale, che quel giorno aveva subito consegnato l’incasso di 1.500 euro all’aggressore, evitando così qualsiasi incidente. «Mia figlia e suo marito hanno sempre pensato che se qualcuno entra per rubare bisogna consegnare tutto – dice ora Piero Fassi, il padre di Maria Luisa – Eppure in quella tabaccheria si vedevano spesso brutte facce, al punto che mio genero non ha mai voluto che la figlia, ventenne, andasse a aiutarli».
IL TESTIMONE.
Gli inquirenti non hanno ancora individuato qualcuno che potrebbe aver visto l’aggressore entrare o uscire, probabilmente insanguinato, dal negozio. C’è soltanto la testimonianza dei clienti che sono entrati prima e dopo la violenza, e che tuttavia non avrebbero visto con chiarezza l’omicida.
LE TELECAMERE
La telecamera più vicina alla tabaccheria non ha inquadrato il pugnalatore, che probabilmente è scappato in direzione opposta. Fino ad ora, l’esame minuzioso di tutte le registrazioni ritrovate non ha portato a risultati sicuri.
LE CELLE TELEFONICHE
I Carabinieri hanno esaminato anche il cellulare di Maria Luisa Fassi e affidato a un perito l’esame di tutti i cellulari presenti nella zona. Ma, per ora, non è emersa alcuna utenza sospetta, nessuno stalker che perseguitasse la donna.
LA FAMIGLIA
L’attività imprenditoriale della famiglia, dal famoso ristorante Gener Neuv dei genitori Piero e Pina Fassi fino al lavoro precedente del marito, rappresentante di generi alimentari, sono scandagliate per trovare le tracce di una qualsiasi eventuale lite o dissapore. Ma, per ora, senza tracce. Dopo la chiusura dello storico ristorante, anche l’ultima dipendente era stata assunta in tabaccheria.
MARIA LUISA FASSI CON LA SORELLA
L’AUTOPSIA E I FUNERALI
L’autopsia verrà eseguita domani dalla dottoressa Rita Celli. I funerali avverranno nella Collegiata di San Secondo. E per domani sono indette due fiaccolate per la sicurezza ad Asti. Ma il padre di Maria Luisa non le gradisce: «Non voglio che usino il suo nome».
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