DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Simonetta Caminiti per “il Giornale”
Quelle perplessità che tutti hanno e nessuno confessa. Quelle domande che ci dividono e ci toccano ogni giorno, ma a cui il galateo non ha (ancora) dato risposte ufficiali. E perché? Perché riguardano abitudini nuove, costumi inerenti alla tecnologia e alle nuove frontiere della socialità.
Qualcuno però ci ha pensato. È l'istituzione inglese Debrett's, nata nel 1900 per monitorare la buona educazione e, appunto, quelle cortesie o norme di comportamento su cui a tutti, ma proprio a tutti, capita di interrogarsi solo oggi. Perché, nel 1900, nessuno poteva chiedersi se fosse o non fosse opportuno accendere la sigaretta elettronica sul posto di lavoro; né se l'uso compulsivo dell'iphone, a una certa ora, diventasse intollerabile. Oggi sì: e le risposte campeggiano proprio sul sito web di Debrett's.
«Il punto nevralgico è la tecnologia - spiega il tutor del sito inglese Jo Bryant - E per rispondere alle domande più frequenti abbiamo imparato da quegli episodi in cui, involontariamente, evidentemente, ci è capitato di essere scortesi». In quali occasioni diventa maleducato usare il cellulare? Si possono fumare le sigarette elettroniche sul posto di lavoro? Sui mezzi pubblici, è lecito consumare un pasto o truccarsi? Quando, sull'autobus, è il caso di alzarsi e cedere il posto a qualcun altro, senza essere offensivi?
O ancora, è educato nascondere gli indirizzi in copia a bordo delle nostre email? Il sito di Debrett's cerca di dare suggerimenti caso per caso, entrando delicatamente nel merito di abitudini e necessità che la tecnologia soprattutto ha reso capillari, ma che fanno storcere il naso ai nostri capi, ai nostri commensali, o a chi, come noi, aspetta di salire sulla metropolitana.
Parola d'ordine sui mezzi pubblici: tolleranza. Estrema cortesia se qualcuno di fianco a noi parla al cellulare (non dare segni di insofferenza, nonostante la compressione dello spazio sia, spiega Dubrett's, fonte di tensione).
A chi cedere il posto? Alle donne in stato interessante e agli anziani, sperando che lo occupino presto e sorridendo. Se in autobus ci capita di finire addosso a qualcuno? Scusarci se siamo noi a invadere il suo spazio, sorridere se stiamo subendo l'urto. Guai a truccarsi sulla metropolitana: bando a specchietti e lip-gloss o smalti per le unghie in pubblico: denunciano disorganizzazione e un pizzico di sciatteria. I sedili in aereo? Lasciamoli come li abbiamo trovati.
E occhio ai bambini: che non scalcino. Ma stiamo attenti anche a come beviamo, in quello spazio di pochi centimetri che ci separa dagli altri passeggeri: potremmo, trangugiando una bottiglietta d'acqua, produrre suoni molesti. E in aeroporto? Attenti a come utilizziamo il cellulare. Non c'è niente di meno educato che parlare ad alta voce, per telefono, di faccende personali o professionali: non tutti ne sono coscienti, ma la nostra privacy può creare imbarazzo in chi ci circonda.
galateo evitare di parlare ad alta voce al telefono
Sul posto di lavoro, evitare il fumo nelle stanze gremite di donne, ma anche le sortite su Facebook e Twitter. La nuova, dilagante, socialità in rete ci rende meno gentili su quella in carne ed ossa, a un passo dalla nostra scrivania. E, a proposito di scrivania, banditi i pasti con odori forti nel nostro ufficio. Quanto al protocollo riservato ai colleghi e a ai capi, ricordiamoci che: la scrivania va tenuta in perfetto ordine e le nostre scartoffie non devono sconfinare nel «territorio di un collega»; non dobbiamo mai dimenticare le ricorrenze importanti del vicino di scrivania (anniversari di matrimonio, compleanni, perché no, onomastici, e senza l'aiuto dei social network); le sigarette elettroniche sono quanto di peggio possiamo sfoggiare, perché, più di quelle tradizionali, denotano deconcentrazione.
E col capo? Ci guidi il buonsenso per non essere né «assedianti» né «noncuranti»: evitare di essere troppo sinceri, anche quando, apparentemente, ci è richiesto. «Viviamo in un clima troppo rilassato - conclude Jo Bryant -. E questo rende più difficile stabilire delle regole». Eppure, adesso ci sono.
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