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Marco Preve per “la Repubblica”
A Pisa, in quei 500 metri che dividono, o forse uniscono, le due Scuole di eccellenza universitaria italiana, la Normale e la Sant' Anna, è probabilmente morta la vecchia goliardia intesa come un recinto lessicale in cui, in nome di un anacronistico senso di libertà, si può scherzare e offendere ricorrendo all'inesauribile repertorio di matrice sessuale.
Accade dopo che la serata goliardica della sfida a gavettoni è sfociata in un imbarazzante scambio di accuse, con alcuni studenti normalisti che contestavano ai coetanei santannini di aver cantato cori omofobi e scritto frasi altrettanto sgradevoli sugli scudi degli avversari - conquistati dopo la battaglia ad acqua - e per contro quelli della Sant' Anna che mostravano striscioni offensivi, seppur non a sfondo sessuale, scritti da alcuni appartenenti all'altra Scuola. «Non deve succedere più, replicare i vecchi cori non è rispettare la tradizione, anche la goliardia va ripensata in chiave attuale» dicono la rettrice della Sant' Anna Sabina Nuti e il direttore della Normale Luigi Ambrosio.
SANT ANNA NORMALE BATTAGLIA 11
Repubblica li ha incontrati entrambi nella sede della Normale, in piazza dei Cavalieri, dove ha anche avuto un successivo colloquio con cinque studenti: Lorenzo Mangoni, Alessandra Culicchia e Valerio Cancian del Sant' Anna, e due, Irene Vasai e Luca D'Alessandro, per la Normale. Gli universitari spiegano che «prima di tutto ci teniamo a far sapere che non c'è rivalità tra le due Scuole, siamo amici, abbiamo attività comuni, uno dei collegi cittadini, il Faedo, è condiviso con ragazzi delle diverse Scuole che convivono nelle stesse camere.
Quanto accaduto è dovuto alla concitazione del momento, una gara che è un gioco e un momento di goliardia, ma ci rendiamo conto che un certo linguaggio e una certa prassi non sono più accettabili né reiterabili. Abbiamo avviato un ripensamento critico di questi momenti goliardici, affinché non si perda una storica tradizione delle due Scuole. Ci amareggia che qualcuno, dopo l'accaduto, possa pensare alla nostra comunità come omofoba anche perché le nostre università sono concretamente impegnate a livello studentesco e istituzionale sulle tematiche di genere e diritti LGBTQI+, sia all'interno che all'esterno delle Scuole».
Anche la rettrice Nuti esprime pari sconforto ma va oltre: «Il livello di quei cori era decisamente sconcertante, non è degno della nostra Scuola e anche se so che i nostri studenti non pensano quelle cose cantate da alcuni, ciò non toglie che proprio la loro appartenenza al mondo universitario li obblighi ad avere maggiori responsabilità e assai meno giustificazioni ». La rettrice annuncia anche che gli organismi disciplinari della Scuola stanno valutando i fatti di sabato sera e per qualche studente potrebbero arrivare delle sanzioni.
Quanto alla goliardia il direttore della Normale Luigi Ambrosio ritiene che dovrebbe essere ormai «più un momento di incontro e gioco» rispetto alla valenza libertaria che poteva avere alcuni decenni addietro, quando la libertà di espressione, di satira politica e di costume erano argomenti tabù. «Però - aggiunge la professoressa Nuti - deve essere chiaro che la goliardia può essere un momento di incontro e di socialità, a patto che non sia mai occasione di sopruso e di offesa.
La nostra società utilizza spesso e volentieri un linguaggio inaccettabile - farcito di offese e di violenza verbale - da eliminare completamente, soprattutto se si punta all'inclusione e al rispetto reciproco». Per le due istituzioni pisane l'accaduto, pur nel dispiacere, non è comunque vissuto come uno shock.
«Le nostre Scuole - dicono rettrice e direttore - non sono avulse dalla realtà e ogni giorno arrivano stimoli che sollecitano ad affrontare e capire i temi dell'inclusività e della reciproca tolleranza. Insomma, siamo immersi nel nostro tempo e anche l'errore, seppur biasimevole e inaccettabile dell'altra sera va forse letto in questo senso»
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