DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Massimo Numa per “La Stampa”
«L’ho fatto per i miei figli». Pasqualino Folletto, classe 1969, nato a Torino e residente ad Asti, si tiene la testa fra le mani e piange disperato. «Non volevo ucciderla». Alle 16 di ieri, dopo tre ore di inutili bugie, il custode-magazziniere della ditta Pregno autotrasporti, sposato con Silvana, padre di tre figli, due gemelli nati nel 2008 e di una bimba di 11 anni, sofferente di una rara malattia genetica, lui incensurato, magrolino, stempiato, i capelli raccolti in un codino, pallido come un morto, è crollato.
Quando i carabinieri gli mostrano un frammento di un video registrato nei minuti cruciali di questo delitto atroce e assurdo, e gli dimostrano che lui, appunto, era davanti al negozio della vittima, tormentando qualcosa che nascondeva in una tasca dei pantaloni fa un lunga pausa di silenzio, guarda fisso negli occhi gli investigatori, che lo circondano, e confessa. Tutto.
«Sono io, sì, non volevo ucciderla».?Era un cliente abituale della tabaccheria, conosceva bene Maria Luisa Fassi, sapeva che nella cassa c’erano soldi. Abbastanza per tornare a casa in famiglia e potere fare la spesa nel supermercato vicino, il Famila, non distante dai carabinieri. «Non avevo niente, non sapevo come dargli da mangiare, ecco, devo comprare le medicine, ho l’auto sequestrata, sono pieno di debiti, di cartelle esattoriali, non ho niente».
Allora? «Allora volevo fare una rapina, ero come impazzito, ho deciso di fare una rapina. Avevo in testa altri negozi, poi ho scelto la tabaccheria. Ho preso un coltello nella cucina (che infatti manca nel contenitore, ndr) e sono andato. Dovevo agire poco dopo l’apertura, quando lei era sola. Non mi sono neanche coperto il volto. Ho parcheggiato l’auto contromano per avere la portiera sul lato guida più vicino possibile, per poi fuggire più rapidamente.
Sono entrato e mi sono messo in un angolo, un po’ nascosto, quando è uscita la barista, mi sono fatto avanti e ho chiesto i soldi, impugnavo il coltello…. lei ha reagito male, urlava fortissimo, ho perso la testa, volevo farla tacere, poi ha cercato di disarmarmi e ho colpito, colpito, colpito, alla cieca. Quando ho finito era a terra, nel sangue, non so se era morta, ho afferrato i soldi che erano in cassa, più o meno 800 euro, sono tornato a casa, alla ditta, poi ho lavato l’auto alla perfezione».?
Una sequenza di non più di tre, quattro minuti. La Megane era sotto sequestro poiché priva di assicurazione, i carabinieri l’avevano sequestrata per verificare se c’erano tracce di sangue. Ma era assolutamente pulita, senza i tappetini anteriori. Spariti. Giorni trascorsi in un apparente normalità: va, finalmente a fare la spesa: «Sono stato più volte al supermercato, ho preso un po’ di respiro… Intanto ho bruciato i vestiti e le scarpe in ditta, nessuno se ne è accorto».?
I carabinieri lo ascoltano senza interromperlo. E’ un racconto ricco di dettagli: «Il coltello l’ho gettato via dal finestrino dell’auto, in una zona non distante dalla mia ditta, leggevo che non c’erano telecamere, che non sapevano chi era l’assassino, ho fatto quello che potevo».?Nelle tre ore in cui ha cercato di allontanare i sospetti, aveva continuato a ripetere che sì, conosceva bene la Fassio ma: «Quel giorno lì non ero passato in tabaccheria, non ci sono mai stato, ho saputo del delitto dalla tv».
Gli investigatori del colonnello Fabio Federici, che era in una stanza accanto assieme al pm Luciano Tarditi, a questo punto, gli hanno mostrato i video. Gli chiedono se fosse consapevole che, agendo a volto scoperto, essendo conosciuto dalla vittima, sarebbe stato poi immediatamente denunciato. «Non sapeva niente di me, se non che ogni tanto passavo a comprare i “Gratta e vinci”, ero confuso e disperato, avevo bisogno di quei soldi».
Gli chiedono se è pentito. Dice di essere un uomo di fede: «Sì, subito pentito, non volevo ucciderla, ho perso la testa, lei si è difesa e non ho capito più nulla, ho seguito i funerali da lontano, mi spiace per i miei figli, per mia moglie, vedranno la mia foto sui giornali».
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