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“FACEVA CONTINUI COMMENTI SUL MIO SENO, IL MIO CULO, LA MIA VITA SESSUALE. O QUELLA CHE IMMAGINAVA CON ME. OGNI SPUNTO DELLA LEZIONE ERA UN'ALLUSIONE PORNO” – UNA DELLE STUDENTESSE CHE HA DENUNCIATO GLI ABUSI DA PARTE DI UN PROFESSORE IN PROVINCIA DI COSENZA: “IN QUINTA ANDAI DALLA PRESIDE PERCHÉ AVEVO SUBITO UNA VIOLENZA DA UN COMPAGNO CON CUI MI ERO FIDANZATA. AVEVA DIFFUSO UN NOSTRO VIDEO, INTIMO. LE CHIESI AIUTO E LEI MI RISE IN FACCIA” 

1.400 STUDENTI HANNO OCCUPATO UNA SCUOLA, IN PROVINCIA DI COSENZA, DOPO CHE ALMENO 12 STUDENTESSE HANNO DENUNCIATO LE MOLESTIE SUBITE DA TRE PROFESSORI - https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-professore-mi-ha-palpato-seno-se-volevo-avere-sufficienza-298771.htm

 

Corrado Zunino per "la Repubblica"

 

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Diana ha 21 anni e i capelli neri. Studia Fashion design a Milano. Solo quando è salita al Nord, ha iniziato una vita nuova, ha dato un senso «al disagio che mi accompagnava», ha lentamente compreso «cosa mi era successo al liceo e cosa mi aveva fatto quel professore di Matematica e Fisica. A me e a decine di altre ragazzine». 

 

Partiamo dal professore. Che persona è il docente che oggi accusate di avervi molestate? 

«Un uomo brillante, un docente capace. E poi, purtroppo, era stato compagno di università di mio padre e l'ho sempre vissuto come un adulto vicino. Quando l'ho ritrovato, in seconda superiore, ero contenta. I suoi commenti sfrontati, perché è stato subito sfrontato, nei primi tempi li ho considerati complimenti. Ero piccola e poco strutturata per capire il senso profondo di quelle parole. E quel mondo scolastico maschilista certo non mi aiutava».

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 Vuole ricordare cosa le diceva il professore? 

«Se portavo la coda alta, mi chiamava bella cavalla e diceva che aveva voglia di galoppare. Faceva continui commenti sul mio seno, il mio culo, la mia vita sessuale. O quella che immaginava con me. Ogni spunto della lezione era un'allusione porno. Dal secondo al quarto anno ha perpetrato una costante violenza nei confronti miei e delle mie compagne. Nessuna di noi, immerse come eravamo nella cultura sessista di quella scuola, ha pensato potessero essere violenze». 

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Oltre alle parole sconce, ci sono stati anche contatti fisici? 

«Sì, cercava spesso l'abbraccio, con la mano morta provava a toccare il seno. A me, ad altre». 

 

Ha mai parlato di tutto questo con i suoi genitori? 

«Ero bloccata dal fatto che li conoscesse, e dal non riuscire a distinguere tra porcherie e galanterie. È la cosa che mi fa più rabbia ancora oggi: una persona che conoscevo, una persona così intelligente». 

 

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Quando ha preso coscienza che erano state violenze? 

«In quinta andai dalla preside perché avevo subito una violenza da un compagno con cui mi ero fidanzata. Aveva diffuso un nostro video, intimo. Le chiesi aiuto e lei mi rise in faccia. Disse che mia nonna, che conosceva, non avrebbe apprezzato i miei comportamenti. Non avrei potuto raccontare quello che faceva il professore a una dirigente così. La maturazione è avvenuta a Milano, in ateneo. Ho preso a frequentare ragazze più grandi, un collettivo femminista. Mi hanno fatto capire che tutto ciò che una donna subisce, tutto ciò per cui non è consenziente, è violenza. Oggi questo concetto è dentro di me e mi ha fatto rivedere la mia adolescenza. Oggi, sì, sono una femminista». 

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Perciò ha pensato di poter aiutare le ragazze più piccole? 

«Sì, quelle violenze non erano finite, il professore non aveva mai smesso. Dovevo fare qualcosa e allora ho costruito una pagina Instagram, il Callout, in cui ho raccontato il mio pregresso. In poche ore sono arrivate le altre testimonianze». 

 

Lei si è scagliata contro la preside, e ora lo fanno anche le studentesse del quinto anno. 

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«La dirigente Iolanda Maletta, è un fatto, ha messo tutto a tacere per la buona immagine della scuola che per 17 anni aveva fatto crescere. Ha nascosto il pestaggio di un ragazzo e tutte le denunce ricevute sulle molestie del prof di Matematica. A una studentessa di prima che andò nel suo ufficio con i genitori promise che avrebbe girato tutto alla procura della Repubblica. Era la storia della fotografia al seno: o mi giri un WhatsApp intimo o non ti do la sufficienza. Non l'ha mai fatto. Si limitò a sospendere il prof per un mese, poi a cambiargli plesso. Passò dal Valentini al Majorana, lo stesso edificio. Aveva offerto al professore nuove prede e le vecchie continuavano a incontrarlo in corridoio». 

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Perché non vi siete ribellati prima a una preside che ora definite dittatrice? 

«Chi ci ha provato, a partire dai rappresentanti d'istituto, è stato bocciato. Con me non poteva, avevo la media del dieci».

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