DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Valeria D'Autilia per "la Stampa"
Ha difeso l'amica da uno stalker ed è morto dopo due settimane di coma. Cosimo Damiano Bologna era un uomo buono, «di quelli sempre pronti ad aiutare chi era in difficoltà», come racconta chi lo conosceva. La sua vita si è interrotta nell'ospedale Bonomo di Andria, dove era ricoverato in prognosi riservata dopo la brutale aggressione che lo aveva lasciato a terra, privo di sensi, con profonde ferite al cranio e il volto tumefatto. Aveva 50 anni e un sorriso sincero. Tutto è accaduto nella notte tra il 13 e il 14 novembre, a Canosa di Puglia.
I due erano insieme, in centro. Doveva essere una serata spensierata. Poi, all'improvviso, le attenzioni non corrisposte dello stalker - un 36enne del posto- seguite da parole di umiliazione per importunare la donna. Non era la prima volta. Pare che il giovane si fosse invaghito e la cercasse spesso, di persona e sui social. Anche Damiano conosceva bene la situazione, l'amica 40enne si era più volte confidata con lui. E, in quel momento, intervenire in sua difesa è stato naturale. Prima la discussione all'interno del locale, poi fuori.
E lì la violenza: preso a pugni dal molestatore, sino a cadere riverso sull'asfalto. A lanciare l'allarme, alcuni testimoni che avevano notato l'uomo sanguinante. Immediato l'arrivo dei poliziotti per rintracciare l'aggressore e ricostruire l'accaduto, mentre i soccorritori del 118 hanno trasportato Damiano in ospedale, dove è stato operato per il trauma cranico. Poi, il ricovero in Rianimazione. Lunedì, le sue condizioni sembravano migliorate: era stato trasferito nel reparto di Neurochirurgia, dove però è morto poche ore dopo. «Pensavamo che la situazione fosse stazionaria, non ci aspettavamo questa notizia», dicono gli amici ancora increduli, in un passaparola che raggiunge anche chi si è trasferito all'estero.
Compagni di vecchia data, separati solo dalla distanza. A volte, neppure quella. Damiano e Giosuè Gilberto si conoscevano da sempre e continuavano a frequentarsi. «Era il classico bravo ragazzo- racconta- ha sempre difeso i più deboli e le donne, soprattutto. Il suo era un istinto di protezione, anche se non aveva magari la forza fisica. Ma era sempre pronto ad aiutare chi aveva bisogno. Tutto questo non doveva accadere, è un dispiacere enorme». Damiano era un bracciante agricolo, lavorava a giornata. «Un eroe di questi tempi difficili», lo ha definito il sindaco di Canosa Roberto Morra che, nel giorno del funerale, ha proclamato il lutto cittadino.
«Dobbiamo cogliere l'esempio di chi ha affrontato un aggressore e ci ha rimesso il bene più prezioso: la vita». La procura di Trani ha disposto l'autopsia, per chiarire le cause della morte. Non è escluso che la frattura del cranio possa essere stata una conseguenza della caduta, durante il pestaggio. Il presunto aggressore, Domenico Bellafede, ha precedenti penali. Era stato rintracciato dai poliziotti pochi giorni dopo la fuga e arrestato.
Ad incastrarlo anche le immagini della videosorveglianza comunale- che lo avevano immortalato su una jeep bianca- e il racconto di alcune persone presenti. Poi era stato messo ai domiciliari. Adesso è tornato in carcere. Le iniziali accuse di condotta persecutoria e lesioni gravi si sono trasformate in omicidio preterintenzionale.
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