VIENI AVANTI, SCHETTINO - LA DIFESA DI CAPITAN SCOGLIONE: “LA PROCURA HA VOLUTO CREARE IL MOSTRO. SE IL TIMONIERE AVESSE OBBEDITO ALL’ORDINE, NON CI SAREBBE STATO L’IMPATTO” - E L’ASSICURAZIONE AVREBBE PAGATO SENZA UN RESPONSABILE CONCLAMATO?

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Paolo Crecchi per “la Stampa

 

schettino FUGGE DALLA NAVEschettino FUGGE DALLA NAVE

Francesco Schettino sta seduto in prima fila, il suo avvocato Donato Laino si lancia nell’arringa e lui armeggia con il computer collegato al proiettore. Laino: «Davvero in plancia non entrava mai nessuno, come sostiene il pubblico ministero?»

 

Schettino schiaccia un tasto e oplà, ecco il ponte di comando della Concordia in navigazione con i crocieristi in visita guidata, c’è l’allievo ufficiale che spiega come funziona il timone, una ragazza chiede se può provare, ma certo. Zoomata sul brindisi, i calici si stagliano contro una ghirlanda di aglio e peperoncino, risate alla battuta sulle più recenti tecnologie in materia di sicurezza.
 

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La difesa di Schettino deve smontare il teorema della Procura, il comandante unico responsabile del naufragio perché fatuo, fellone e mentitore, «un incauto idiota» che merita 26 anni e tre mesi di galera. E comincia da qui, dimostrando una verità negata persino dall’ex presidente di Costa Luigi Foschi nella sua deposizione: «Non mi risulta», giurò Foschi, e invece i crocieristi pagavano sul serio 70 euro per farsi fotografare in plancia, persino durante le manovre di ormeggio che sono delicatissime:

 

SCHETTINO DOMNICA SU CHISCHETTINO DOMNICA SU CHI

«Prego, comandante», Schettino schiaccia di nuovo il tasto ed ecco un’altra nave della compagnia che esce dal porto di Malta con gli ufficiali e i turisti sul ponte di comando.
Se l’unico imputato per il naufragio della Concordia non mente dovete dargli retta, è la strategia della difesa, «mentre è stato messo all’angolo perché fa comodo a tutti trovare un capro espiatorio». Oggi concluderà l’arringa l’avvocato Domenico Pepe e probabilmente insinuerà quello che si sussurra da sempre: chissà se l’assicurazione avrebbe pagato senza un responsabile conclamato?
 

schettino lectio magistralis alla sapienzaschettino lectio magistralis alla sapienza

Se l’attenzione fosse stata puntata sul sistema di monitoraggio del galleggiamento, ha precisato Laino, «che non ha funzionato; sul generatore elettrico, andato fuori uso; sulle porte stagne, che non hanno tenuto; sul comportamento degli altri ufficiali…». E gli altri ufficiali hanno patteggiato.
 

la lectio magistralis di schettino all'universita?? la sapienzala lectio magistralis di schettino all'universita?? la sapienza

La Procura ha voluto creare il mostro, ha insinuato Laino. Addirittura facendo circolare ad appena due giorni dall’incidente la famosa telefonata tra Schettino e il comandante della capitaneria di Livorno Gregorio De Falco, con il “torni a bordo cazzo” che ha fatto il giro del mondo: «Tutti i file sono stati acquisiti il 18 gennaio ma l’audio che ha condannato Schettino, senza processo, è stato fatto trovare nell’auto del giornalista Simone Innocenti del Corriere Fiorentino il 14 gennaio». Innocenti, al Secolo XIX: «L’audio circolava come tutti gli altri».
 

Di certo il comandante di Meta di Sorrento è colpevole, gli stessi avvocati non chiederanno l’assoluzione ma una pena mite, in linea con il patteggiamento già proposto a suo tempo: 3 anni e 5 mesi. Però è vero che De Falco fu particolarmente aggressivo la sera del naufragio, e Schettino ha sempre sostenuto che «lo fu per difendersi, perché avevo segnalato alla Capitaneria che le loro motovedette non andavano sottobordo a soccorrere i naufraghi: avevano paura, la Concordia si stava inclinando».
 

francesco schettino in vacanzafrancesco schettino in vacanzacapitan schettino a ischiacapitan schettino a ischia

Di certo Schettino è responsabile del naufragio, lo dice la legge del mare, ma la scatola nera ha dimostrato che il timoniere fece l’opposto di quanto gli fu ordinato. Laino: «Se avesse obbedito non ci sarebbe stato impatto, lo dimostrano le perizie. La manovra d’emergenza avrebbe salvato tutti, Rusli Bin è la chiave di tutto, perché è stato lasciato che sparisse?» Non è sparito. Il Secolo XIX lo ha rintracciato a Giacarta, dove vive come muratore saltuario, perseguitato dagli incubi. «Non navigherò più», dice.