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LA DIPLOMAZIA DELLE FIRST LADY - EMINE ERDOGAN, LA MOGLIE DEL DITTATORE TURCO, PRENDE SPUNTO DALLA LETTERA DI MELANIA TRUMP SULL'UCRAINA E SCRIVE UNA MISSIVA ALL'EX MODELLA SUI BAMBINI DI GAZA: “CONFIDO CHE LA GRANDE SENSIBILITÀ CHE AVETE DIMOSTRATO PER I 648 BAMBINI UCRAINI CHE HANNO PERSO LA VITA SI ESTENDERÀ ANCHE A GAZA, DOVE 18MILA BAMBINI SONO STATI BRUTALMENTE UCCISI. NETANYAHU DEVE PORRE FINE ALLA CRISI UMANITARIA”
Estratto dell'articolo di Monica Ricci Sargentini per il "Corriere della Sera"
Prima Melania Trump e Olena Zelenska, poi Emine Erdogan. Le first lady abbandonano il consueto ruolo di rappresentanza e tessono la tela della diplomazia nei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente.
Sabato la moglie del presidente turco ha preso lo spunto da una lettera che la sua omologa americana aveva scritto a Putin per perorare, senza mai nominarla direttamente, la causa delle decine di migliaia di bambini rapiti durante la guerra in Ucraina e portati in Russia o nei territori occupati da Mosca senza il consenso delle famiglie.
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Elogiando il gesto di Melania, la signora Erdogan la invita a fare altrettanto per i piccoli palestinesi: «Confido che la grande sensibilità che avete dimostrato per i 648 bambini ucraini che hanno perso la vita nella guerra si estenderà anche a Gaza, dove, nell’arco di due anni, 62.000 civili innocenti, tra cui 18.000 bambini, sono stati brutalmente uccisi», è il testo del messaggio pubblicato sabato dalla presidenza turca.
«Come madre, come donna e come essere umano — continua Emine — condivido profondamente i sentimenti espressi nella vostra lettera e spero che possiate dare la stessa speranza ai bambini di Gaza».
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Sposata con Erdogan da 47 anni, dopo che lui aveva intrapreso addirittura un digiuno per ottenere l’assenso alle nozze, Emine di solito non si occupa di politica, preferendo impegnarsi in questioni ambientali e sociali, ma per i palestinesi ha deciso di fare un’eccezione e proporre a Melania un’alleanza tra donne: «Dobbiamo unire le nostre voci e la nostra forza contro questa ingiustizia» ha scritto invitandola a far appello direttamente al premier israeliano Benjamin Netanyahu affinché «ponga fine alla crisi umanitaria a Gaza».
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«La frase “bambino sconosciuto” scritta sui sudari di migliaia di bambini di Gaza apre ferite irreparabili nelle nostre coscienze — si legge nella lettera —. I bambini sono spinti in una profonda rovina psicologica e hanno completamente dimenticato come sorridere, urlano nei microfoni che vogliono morire, portando nei loro cuori innocenti la stanchezza di una guerra che non possono affrontare».
La first lady turca, poi, si spinge più in là e parla di «un risveglio collettivo del mondo» sulla questione di Gaza che porta ad «una volontà globale» di riconoscere la Palestina.
Di qui l’invito, anche piuttosto perentorio, alla sua omologa americana perché lanci un appello che «assolverà anche a una responsabilità storica nei confronti del popolo palestinese». È un tentativo di allentare l’asse America-Israele che dura ormai da 58 anni ma che è sempre meno popolare tra i giovani elettori repubblicani Usa, nonché nell’ala trumpiana Maga, tendenzialmente isolazionista in politica estera. […]
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GAZA CITY
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recep tayyip erdogan con la moglie emine al seggio elettorale
GAZA
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TANK ISRAELIANI A GAZA
TANK ISRAELIANI A GAZA
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