padre separato

QUALCUNO AIUTI I PADRI SEPARATI O DIVORZIATI - DISTRUTTI DALLE EX MOGLI, PUNITI DAI GIUDICI, MOLTI FINISCONO IN STRADA, SENZA PIU’ UN EURO - E NON SOLO DEVONO PAGARE INSOSTENIBILI ASSEGNI DI MANTENIMENTO MA MOLTI SI SCONTRANO CON LE EX MEGERE CHE NON GLI FANNO NEANCHE VEDERE I FIGLI - MENO DELL'1% DEI FIGLI DI GENITORI SEPARATI STA CON IL PAPÀ, GLI AFFIDAMENTI CONGIUNTI RIGUARDANO L'85,51% DEI CASI E IL RESTANTE 12,26% VIENE AFFIDATO ALLA MAMMA - NEL 2009 BEN 253 UOMINI SEPARATI E DIVORZIATI SI SIANO SUICIDATI…

Claudia Osmetti per “Libero quotidiano”

 

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Il dolore, il senso di smarrimento. Ma, soprattutto, la disperazione. Quella che per un padre (e sia chiaro: per una madre è lo stesso) rappresenta lo scoglio più grande. Il non riuscire a vedere tua figlia crescere, perché nel frattempo, da quando è nata, da quando l'hai tenuta per la prima volta in braccio, la vita è stata diversa da come te l'aspettavi. A tratti pure un po' stronza.

 

La separazione, il divorzio in vista. «Ti lascio questi ricordi», scrive Carlo (il nome è di fantasia, tutto il resto no) sui social qualche giorno fa. Quattro righe indirizzate a lei, alla sua bimba: «Portali con te sempre, nel cuore. Ti amerò per sempre come dal primo giorno. Ti starò vicino anche da lontano». Sembra un campanello d'allarme, questo sfogo: ma chi andrebbe a pensare che Carlo, 44 anni, di professione operaio in un paesino del basso Canavese, in Piemonte, abbia deciso di togliersi la vita? Eppure è quello che ha fatto. I suoi funerali si sono svolti la settimana scorsa, una chiesa gremita, un cordoglio molto sentito.

 

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«Ogni tanto lo diceva, che voleva farla finita», racconta sulle pagine locali di Repubblica chi Carlo lo conosceva bene, «ma allo stesso tempo era pieno di vita e determinato a riavere la sua bambina: pensavamo solo a uno sfogo». Invece, poche ore dopo il suo ultimo compleanno, Carlo si è chiuso nella casa in cui abitava e ha deciso che no, non valeva più la pena continuare così.

 

I mille problemi quotidiani, c'era anche qualche impiccio al lavoro che non va da un annetto a questa parte. Non solo la questione della figlia. Per questo la procura vuole vederci chiaro, vuole capire cosa l'abbia portato a quel gesto estremo dal quale non si torna indietro. Sono i famigliari e gli amici che ipotizzano sia stato per via di quella separazione, che lui pare vivesse come un macigno. Ma il punto è che, purtroppo, non il suo caso non sarebbe il primo, qualora venisse confermato.

 

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«Sono tanti i padri che ci contattano e che chiedono aiuto», conferma Tiziana Franchi, la presidente nazionale dell'Associazione padri separati (padri.it), «noi siamo una piccola attività e li indirizziamo tutti da uno psicologo e poi da un avvocato civilista. Non è facile». È che fai presto a dire separazione. Una convivenza finita, un amore al capolinea. Però dopo, quando ti ritrovi da solo, magari fuori dalla casa in cui hai cresciuto i tuoi figli, cambia tutto. Ci sono le difficoltà economiche, acuite in questo periodo in cui il ceto medio è stato spazzato via dai rincari energetici.

 

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C'è il senso di colpa, c'è che «se hai una famiglia che ti sostiene è un conto, altrimenti ti senti abbandonato». Numeri certi non esistono per due ragioni: la prima è che un censimento è impossibile da fare, la seconda è che possiamo analizzare solo i casi che, in qualche modo, vengono alla luce. Un rapporto di qualche anno fa di Eures, il Centro di ricerche economiche e sociali, sostiene che nel 2009 ben 253 uomini separati e divorziati si siano suicidati e che abbiano fatto lo stesso 64 donne.

 

Statisticamente, e in termini generali, i maschi ricorrono al suicidio molto più delle femmine: però, qui, i dati da mettere sul piatto sono anche altri. Meno dell'1% dei figli di genitori separati sta con il papà, gli affidamenti congiunti riguardano la stragrande maggioranza dei divorzi (l'85,51%) e il restante 12,26% viene affidato alla mamma.

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«Circa l'80% delle richieste di separazione viene dalle mogli», continua Franchi, «il problema esiste. Non va banalizzato, ovviamente ogni situazione è a se stante, ma servirebbe un senso di responsabilità maggiore». Esiste anche una sindrome, si chiama "Pas" e sta per sindrome da alienazione parentale.

 

L'ha scoperta Richard Gadner, che è uno psichiatra americano e, anche se non è riconosciuta dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, apre la strada a un «problema molto serio. Non lo si ricorda spesso, ma questi genitori devono magari pagare un assegno di mantenimento e lo Stato non garantisce il gratuito patrocinio per chi ha un lavoro, anche se modesto, o semplicemente una macchina, cioè una fonte di reddito». Che Carlo si sia ucciso per questo oppure no ce lo diranno i giudici di Torino: ma il fenomeno, sfortunatamente, rimane.

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