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"DITE AL GOVERNO CHE VENEZIA NON È "SANREMO GIOVANI" – MATTIOLI INFILZA IL SOTTOSEGRETARIO MAZZI NEL GIORNO IN CUI I LAVORATORI DELLA FENICE FANNO SALTARE LA PRIMA DEL "WOZZECK" E SCENDONO IN PIAZZA CONTRO LA NOMINA DI BEATRICE VENEZI A DIRETTORE MUSICALE - MAZZI RIBADISCE CHE QUELLA DI VENEZI È STATA UNA SCELTA AUTONOMA DEL SOVRINTENDENTE, NICOLA COLABIANCHI. POICHÉ IL SINDACO DI VENEZIA BRUGNARO, HA DICHIARATO CHE LE PRESSIONI DI ROMA CI SONO STATE, BISOGNA CHE I FRATELLI D'ITALIA SI METTANO D'ACCORDO - SCRIVE MAZZI, PERCHÉ “NON DARE UNA POSSIBILITÀ” A VENEZI? GIÀ, PERCHÉ? “QUI, FRANCAMENTE, MI ARRENDO. SPIEGARE LA DIFFERENZA FRA IL GRAN TEATRO LA FENICE E 'SANREMO GIOVANI' È…"
Alberto Mattioli per “la Stampa” - Estratti
Nel giorno in cui i lavoratori della Fenice fanno saltare la prima del Wozzeck (anzi del Mozzeck, come titola L'Espresso, giusto per non lasciare alla destra il monopolio dell'ignoranza) e scendono in piazza contro la nomina di Beatrice Venezi a direttore musicale, si sveglia anche il governo.
Provvede il sottosegretario Gianmarco Mazzi con un comunicato incredibile fin dal titolo: «Chi non lavora, non fa cultura», che molto ricorda Chi non lavora, non fa l'amore di Celentano, senz'altro più familiare a Mazzi di Verdi o, appunto, di Berg. Nel testo c'è una verità, almeno una.
(...) Peccato però che questa destra maldestra manchi completamente di quel che più dovrebbe caratterizzarla: il senso dello Stato.
Infatti Mazzi elenca i milioni (nemmeno tanti, rispetto a quelli che vengono dilapidati in idiozie) che lo Stato destina alla Fenice, accusandone la gente di essere, testuale, «irriconoscente». La minaccia nemmeno troppo velata è: o fate quel che diciamo noi, o vi tagliamo i fondi.
Ma la Fenice, o la Scala, o il San Carlo, sono istituzioni che appartengono ai cittadini, tutti, e non al governo. E vivono con i soldi di tutti, non di Mazzi. Vanno finanziate, come in questo Paese si fa con l'opera da quando fu inventata, perché hanno fatto grande l'Italia, non perché servano da parcheggio per gli amichetti di chi comanda.
I LAVORATORI DELLA FENICE SCENDONO IN PIAZZA A VENEZIA
Il resto sono gli slogan che ripetono i troll sui social o gli ospiti di destra dei talkshow, quelli così competenti (parlo per esperienza personale) da ignorare l'esistenza dell'Arena di Verona.
Mazzi ribadisce che quella di Venezi è stata una scelta autonoma del sovrintendente, Nicola Colabianchi. Poiché il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha dichiarato pubblicamente che le pressioni di Roma ci sono state, bisogna che i fratelli d'Italia si mettano d'accordo.
E, visto che in questo melodramma il fardello d'Italia Colabianchi è il basso buffo, parla ed è subito barzelletta, si è propensi a credere a Brugnaro, che nella sua rozzezza è almeno più candido. Poi Mazzi riciccia la questione Matheuz, che nel 2011 fu nominato alla Fenice con un curriculum «scarno». Il che è falso, senza considerare altri due aspetti dirimenti. Primo: Matheuz era un pupillo di Claudio Abbado, circostanza che forse in campo musicale conta più che il premio Atreju.
Secondo: era già salito sul podio della Fenice, mentre la grande direttrice che tutto il mondo ci invidia ma nessuno si piglia, contro ogni uso e anche il semplice buonsenso, è stata imposta senza alcun confronto con i professori.
Ma, scrive Mazzi, perché «non dare una possibilità» a Venezi?
Già, perché? E qui, francamente, mi arrendo. Spiegare la differenza fra il Gran Teatro la Fenice e Sanremo giovani è superiore alle mie capacità.
gianmarco mazzi alessandro giuli
gianmarco mazzi
NICOLA COLABIANCHI
brugnaro colabianchi
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