DIVORZIO ALLA BERGOGLIO: LA COMUNIONE ANCHE PER I RISPOSATI?

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Paolo Rodari per "La Repubblica"

«Vorrei che la Chiesa fosse più accogliente verso i divorziati risposati. E mi auguro trovi nuove soluzioni pastorali per andare loro incontro. So che anche Papa Francesco ha a cuore il problema perché sa bene che prima del giudizio viene la misericordia».

Così Riccardo Fontana, arcivescovo di Arezzo, fra i tanti presuli ricevuti in questi giorni in udienza dal Papa. Molti hanno parlato di un problema sommerso seppure enorme, quello dei divorziati che, in quanto risposati, non sono ammessi all'eucaristia. Il "ministero" vaticano che si occupa di "famiglia" dice che sull'argomento non è in programma un nuovo documento.

Ma, spiega Fontana, «il Papa lavora per trovare nuove soluzioni. La Chiesa deve saper accogliere, deve concepirsi più aperta, più vicina a queste persone, perché la loro sofferenza è tanta».

Benvenuto Italo Castellani, invece, arcivescovo di Lucca, spiega che in udienza nei giorni scorsi con il Papa si è discusso «della prospettiva di mettere allo studio, nella ricerca di possibili nuove soluzioni, la situazione della sofferenza delle famiglie che hanno perso l'unità, perché i coniugi sono divorziati o risposati».

Biografo di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, lo scrittore cattolico Vittorio Messori dice che, in effetti, «un'apertura maggiore potrebbe essere, se non una soluzione definitiva, almeno un qualcosa che aiuta». Perché, dice, «è per molte persone un dramma. Certo, non è facile. Perché la Chiesa non può contraddire la scrittura e la tradizione. Ricordo Giovanni Paolo II che, quando rispose di no all'ordinazione sacerdotale femminile, fece capire che gli dispiaceva molto. Come a dire: se dipendesse soltanto da me lo farei, ma la tradizione...».

Nel 2005 Benedetto XVI ad Aosta disse che molti di coloro che sono passati a una seconda convivenza probabilmente hanno contratto un primo matrimonio ecclesiastico «senza fede». Nullo il primo matrimonio, possono tornare alla pratica cristiana ed essere ammessi alla comunione.

È una soluzione? «Per molti è vero che il secondo matrimonio, a differenza del primo, è vissuto in una condizione di felicità prima non provata. La Chiesa lo sa. O meglio, l'ha capito. Negli anni Cinquanta il vescovo di Prato lanciò addirittura un anatema contro una coppia che si era permessa di convivere. Paolo VI, invece, cercò aperture dicendo di non dimenticarsi mai che "i divorziati risposati fanno parte della Chiesa" ».

Secondo un sondaggio che l'Eurispes ha fatto tra i lettori di Famiglia Cristiana e di Jesus
soltanto l'11 per cento condivide l'esclusione dei divorziati dai sacramenti. Mentre secondo l'Swg due cattolici su tre preferiscono un divorzio a un cattivo matrimonio. In Italia diverse diocesi studiano soluzioni nuove.

A Milano, una nota del servizio liturgico spiega che i divorziati risposati che partecipano alla Messa possono, al momento della comunione, avvicinarsi all'altare con le braccia incrociate sul petto tracciando il segno della croce senza pronunciare alcuna parola.

Qualora a distribuire la Comunione fosse un ministro straordinario, questi, al posto della benedizione, si rivolgerà al fedele dicendo: «Spera nel Signore, egli ti è vicino».

Fuori dall'Italia alcuni ragionano in modo diverso. A Friburgo, in Germania, 150 preti e diaconi hanno dichiarato di dare regolarmente la comunione ai divorziati risposati. I sacerdoti - circa un settimo del clero di Friburgo, guidato dall'arcivescovo Robert Zollitsch che è anche presidente della Conferenza episcopale tedesca - si dicono «pienamente consapevoli» di violare la posizione della Chiesa cattolica.

E ancora: «Nella nostra attività pastorale nei confronti dei divorziati risposati, ci lasciamo guidare dalla misericordia», scrivono, citando il principio "salus animarum suprema lex" (la salvezza delle anime è la legge suprema). Dice padre Enzo Fortunato, direttore della Rivista san Francesco di Assisi: «Comunque la si pensi l'attenzione a questo tema rivela il volto materno della Chiesa. È una questione delicata e che andrà senz'altro affrontata».


2. "IO SOFFRO PERCHÉ ME LA RIFIUTANO MA ORA SPERO IN FRANCESCO"
«Finalmente. La comunione ai divorziati è una battaglia di civiltà, mi sono sempre augurato che arrivasse un Papa rivoluzionario che capisse il mondo di oggi: la Chiesa deve dialogare». Pippo Baudo, divorziato due volte, cattolico, da anni non fa la comunione.

Le è capitato di essere allontanato?
«Sì me l'hanno impedito, ho patito le conseguenze morali e estetiche, diciamo così, di questa regola. Poi mi sono censurato io: al funerale di un amico mi è venuta voglia di mettermi in fila, con gli altri. Ma mi sono trattenuto e l'ho sentito come una violenza. Perché loro sì e io no?».

Monsignor Paglia frena sul progetto, ma la Chiesa sembra fare un passo avanti.
«Mi sembra intelligente l'atteggiamento di Paglia: il fatto è talmente eclatante che tenta di ammorbidire quello la Chiesa può accreditare solo un documento ufficiale. Ma ho fiducia».

Papa Francesco sembra cercare il dialogo con tutti.
«Si apre al mondo laico e cerca il confronto, dopo millenni di chiusura. È bello che succeda dopo che - nonostante le proteste - in Francia sia passato il matrimonio tra omosessuali. La comunione ai divorziati è un'apertura che un Papa moderno vuole non subire, ma pilotare. Da cattolico lo ringrazio».

 

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