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IN UN MONDO IN FIAMME, TRA MEDIO ORIENTE E UCRAINA, CI MANCAVA SOLO IL DALAI LAMA... – DOMANI LA GUIDA SPIRITUALE DEI BUDDISTI ANNUNCERÀ I CRITERI PER LA SUA SUCCESSIONE. E RISCHIA DI APRIRSI UNA CRISI INTERNAZIONALE: LA VERA PARTITA È CON PECHINO – IN UN LIBRO PUBBLICATO A INIZIO ANNO, IL DALAI LAMA HA DICHIARATO CHE IL SUO SUCCESSORE DOVRÀ NASCERE NEL “MONDO LIBERO”, FUORI DALLA CINA. UNA SFIDA APERTA ALLA PRETESA DEL DRAGONE DI CONTROLLARE IL PROCESSO DI REINCARNAZIONE...
Estratto dell’articolo di Lorenzo Lamperti per “La Stampa”
Il conto alla rovescia è finito. Domani, mercoledì 2 luglio, il Dalai Lama si prepara a parlare in un discorso rivolto a tutti i fedeli del buddismo tibetano. Un discorso attesissimo, in cui si prepara ad annunciare i criteri per la sua successione, che come aveva in passato già preannunciato sarebbero stati chiari ai suoi 90 anni. Ebbene. Domenica 6 luglio è il 90° compleanno di Tenzin Gyatso. E la sua successione potrebbe aprire una crisi internazionale.
Per i tibetani in esilio e per milioni di seguaci del buddismo tibetano, questo compleanno è molto più di una ricorrenza. È il crocevia di una questione fondamentale: continuerà l’istituzione secolare del Dalai Lama? E, soprattutto, chi avrà l'autorità di scegliere la sua reincarnazione? I
In un libro pubblicato a inizio 2025, “Voice for the Voiceless”, il Dalai Lama ha dichiarato che il suo successore dovrà nascere nel «mondo libero», fuori dalla Cina. Una dichiarazione potente, che sfida apertamente la pretesa di Pechino di controllare il processo di reincarnazione.
Durante un grande incontro interreligioso e culturale a Dharamsala, in India, il Dalai Lama prenderà la parola per circa mezz’ora. È qui che si prevede possa annunciare pubblicamente la struttura del «quadro di riferimento» — da lui stesso menzionato — che guiderà la scelta del futuro Dalai Lama.
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Il Dalai Lama potrebbe non solo delineare la via alla sua reincarnazione, ma anche sfidare l’autorità cinese su un piano simbolico e spirituale. Potrebbe nominare un successore adulto già esistente (emanazione), o indicare criteri specifici per una futura ricerca dopo la sua morte.
Entrambe le opzioni rappresenterebbero un messaggio potente: che il futuro del Tibet appartiene ai tibetani, non al Partito Comunista.
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nancy pelosi e il dalai lama 3
A marzo Pechino ha affermato che il Dalai Lama è un esule politico che «non ha alcun diritto di rappresentare il popolo tibetano». La Cina si è detta disposta a discutere del suo futuro se Tenzin Gyatso riconoscerà che il Tibet e Taiwan sono parti inalienabili della Cina, una proposta che il governo tibetano in esilio ha respinto.
È una vicenda che affonda le radici nel secondo dopoguerra. Subito dopo la fine della guerra civile tra comunisti e nazionalisti, nel 1950, Mao Zedong invade il Tibet autonomo. Il Dalai Lama, allora giovanissimo e in carica già da una decina d'anni, fugge in India dopo la sanguinosa repressione delle rivolte del 1959. Da allora, è sempre rimasto a Dharamsala, non lontano dalla frontiera contesa tra Cina e India.
Da qui ha guidato a lungo il governo tibetano in esilio, diventando il simbolo mondiale del Tibet e incontrando a piu riprese tutti i piu importanti leader internazionali. Per questo, la Cina che considera il Tibet una questione esclusivamente interna, lo definisce un «separatista» e un «lupo travestito da monaco».
Il Dalai Lama nega di perseguire l'indipendenza e sostiene che il suo obiettivo è un'autonomia reale che consenta al Tibet di mantenere la propria lingua e le proprie tradizioni culturali e religiose, evitando dunque il processo di sinizzazione che invece è in corso da tempo..
La nomina del prossimo Dalai Lama sarà la prima da quando esiste la Repubblica Popolare cinese, che sostiene di avere ereditato il diritto di scelta che aveva in passato la dinastia imperiale Qing.
Dalai Lama, Una voce per chi non ha voce
Le possibilità che emergano due Dalai Lama — uno riconosciuto dal governo cinese, l’altro dal governo tibetano in esilio — sono concrete. Il governo cinese ha ribadito che la reincarnazione deve avvenire in territorio cinese, sotto la supervisione del Partito e secondo la pratica dell’urna d’oro risalente alla dinastia Qing.
Il governo tibetano in esilio ha già dichiarato che se la Cina procederà con la nomina unilaterale, ci saranno due Dalai Lama: uno fedele alla tradizione e riconosciuto dalla diaspora tibetana e da gran parte dell’Occidente; l’altro imposto da Pechino, sinizzato.
Non è un caso che nelle scorse settimane il presidente Xi Jinping abbia ricevuto il Panchen Lama, la seconda carica del buddismo tibetano. Nel 1995, quando un bambino di 6 anni fu scelto come Panchen Lama, il piccolo fu preso in custodia dalle autorità cinesi che lo sostituirono con un altro candidato. La questione non è solo religiosa. È profondamente geopolitica. Il Tibet è una regione strategica, ricca di risorse idriche e situata al confine conteso con l’India. […]
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