domenico modugno - claudio sabelli fioretti - amascord

DOMENICO MODUGNO ERA PEGGIO DI VANNACCI! - CLAUDIO SABELLI FIORETTI RICORDA NELLA SUA AUTOBIOGRAFIA “AMASCORD” QUANDO IL CANTANTE DI “VOLARE” GLI DISSE: “NON SOPPORTO I FROCIACCI CHE ESIBISCONO LA LORO CHECCHIERIA. QUESTA ESIBIZIONE DI RICCHIONISMO DAPPERTUTTO MI ROMPE CORDIALMENTE LE PALLE. NON SIAMO UGUALI. SONO UN ANTIFEMMINISTA. QUANDO DICONO: 'GODI COL DITO, GODIMENTO GARANTITO', SONO DELLE MALATE. ADELE FACCIO RIUSCÌ A DIRMI CHE IO AVEVO DEI PROBLEMI SESSUALI” - LA PASSIONE PER LE TETTE: “IL MIO PRIMO AMORE AVEVA UN SENO DURO COME LA PIETRA. E CIUCCIAVO, CIUCCIAVO. SONO CAPACE DI METTERMI A PIANGERE QUANDO MI ACCORGO CHE UNA DONNA CHE MI PIACE SALE SU UN TRENO E SE NE VA. PENSO: ODDIO DUE TETTE CHE SE NE VANNO E CHE..."

Dal libro "Amascord" di Claudio Sabelli Fioretti

 

DOMENICO MODUGNO - SANREMO

«Inciampavo da tutte le parti, cadevo, mi appoggiavo. Le telecamere registravano. Io ero vigile ma andavo continua- mente fuori inquadratura. Allora chiesi a Susanna Messaggio di aiutarmi, di riportarmi in inquadratura tutte le volte che uscivo. Io sbarellavo e lei mi tirava un po’ e allora io continuavo». 

 

Ho incontrato Domenico Modugno tanto tempo fa, non mi ricordo nemmeno quando. Facendo qualche sforzo di memoria direi più di trent’anni or sono, perché era dopo l’ictus cerebrale e prima del concerto alle Terme di Caracalla. E, appunto, mi raccontò la scena dell’ictus che lo colpì mentre registrava per la televisione La luna nel pozzo. Mi dà un fastidio enorme non ricordare nulla di quell’incontro. Né dove eravamo, né chi c’era, né quanto durò l’intervista. Rileggo domande e risposte e mi meraviglio sia delle mie domande che delle sue risposte. Ma sono contento di aver fatto quell’intervista. Anche perché mi appare, oggi, un Modugno inedito e sorprendente, sia in positivo che in negativo. 

Amascord - claudio sabelli fioretti - COPERTINA

 

Il suo senso del dovere: «Io sono come un cavallo da corsa che continua a galoppare finché non casca morto per terra. La registrazione comunque bisognava terminarla». Il suo non volersi arrendere: « Adesso torno a cantare. La vita è una cosa troppo grande e vale la pena di viverla in qualsiasi condizione. Mica potevo continuare a fare il Modugno paralitico per tutta la vita». 

 

A cantare ma non a comporre: «Per comporre bisogna essere felici. E siccome per adesso non sono né felice né sereno, anzi sono sempre incazzato, per adesso non compongo». «E quando canta?» «Quando canto sono felice. E canto meglio di prima. La mia voce è più limpida. Perché ho rinunciato alle sigarette».  «Non fuma più?» 

 

«Le sigarette sono le uniche cose che non fumo. Il resto lo fumo tutto. Mi fumo l’odore della pastasciutta. Mi fumo il mondo. Mi fumo la vita». Mimmo parlò molto di donne. Aveva idee, sulle donne, da uomo di Neanderthal. «Tutto quello che io ho fatto nella vita l’ho fatto per loro. Per poterne avere di più». 

DOMENICO MODUGNO

 

Del suo primo amore ricordava soprattutto un particolare, «aveva un seno duro come la pietra». Aveva una passione, le tette. «Le tette, le tette. Pensi che io ciucciavo ancora a quattro anni. Mi arrampicavo sulla sedia e mi attaccavo alle tette della mamma che aveva il latte di un mio fratellino.

 

E ciucciavo, ciucciavo. Io sono uno capace di mettersi a piangere quando mi accorgo che una donna che mi piace sale su un treno e se ne va. Penso: oddio non la vedrò mai più. Due tette che se ne vanno e che perdo per sempre». Se avesse detto queste cose oggi avrebbe fatto una brutta fine, crocifisso dal politicamente scorretto. 

 

Gli dissi: «Lei è veramente un reazionario, un tradizionalista, un conservatore…»  Non negò: «A oltranza. Sono un antifemminista. Detesto le femministe. Stanno rovinando l’umanità. Se in una famiglia c’è una femminista la famiglia è destinata a sfasciarsi. Quando di- cono: “Godi col dito, godimento garantito”, sono delle malate». Gli feci notare che faceva parte del partito radicale. «Come ha fatto a essere il loro presidente?» «Me ne frego. Dirò di più. Non mi stanno bene nemmeno i froci. Non è che io sia razzista nei confronti dei pederasti.

claudio sabelli fioretti

 

Però questa esibizione di ricchionismo dappertutto mi rompe cordialmente le palle. Mi disturba questo buttare in faccia a tutti i costi che io e te siamo uguali. No, non siamo uguali. Io non sono uguale al frociaccio che esibisce la sua checchieria». Roba da brividi. Roba che nemmeno Vannacci.

 

«Adele Faccio riuscì a dirmi che io avevo dei problemi sessuali». Come facevano i radicali a sopportare uno come Modugno? Ma oggi mi chiedo come abbia fatto anche io a sopportarlo. Mi chiedo: come mai non ebbi il coraggio di dirgli: «Mimmo, ma lei non si vergogna di dire queste cose?» No non gliel’ho detto. Ero io che dovevo vergognarmi. È complicato il mestiere del giornalista.

domenico modugno

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renzo arbore ricorda domenico modugno