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DOPO IL BUIO C’È VITA – UNA DONNA DEGLI EMIRATI ARABI SI E' SVEGLIATA DOPO 28 ANNI DI COMA: NEL 1991 AVEVA 32 ANNI QUANDO L’AUTO SULLA QUALE VIAGGIAVA SI SCONTRÒ CON UN BUS E LEI RIMASE GRAVEMENTE FERITA FACENDO DA SCUDO AL FIGLIO PICCOLO – DOPO ANNI IN CUI OGNI SPERANZA SEMBRAVA PERSA, NEL 2017 È ARRIVATA LA SVOLTA GRAZIE AL PRINCIPE EREDITARIO DI ABU DHABI CHE…
Nicola De Angelis per "www.ilgiornale.it"
Si chiama Munira Abdulla e nel 1991 è entrata in coma in seguito ad un gravissimo incidente con l'auto che l'ha ridotta malissimo causandole una lesione cerebrale alla sola età di 32 anni.
Entrò in uno stato di semi coscienza, ovvero che in realtà non reagiva ma percepiva il dolore. Per tutti questi anni è stata alimentata grazie ad un tubo e alcuni infermieri e fisioterapisti le facevano praticare gli esercizi in maniera tale da non far deteriorare i muscoli fermi. Ora si è svegliata: "Non ho mai rinunciato a lei perché ho sempre avuto la sensazione che un giorno si sarebbe svegliata" ha riferito il figlio Omar Webair al The National.
La svolta arrivò nel 2017, quando il principe ereditario di Abu Dhabi decise di pagare alcuni trattamenti specifici in Germania che le avrebbero garantito un riposo maggiore e una maggiore percezione ambientale. A giugno 2018, mentre suo figlio stava dormendo vicino il suo letto, la voce di Munira ha tagliato l'aria: "Ha iniziato a chiamarmi. Ho sognato quel momento per tutti questi anni, e la prima cosa che ha detto dopo 28 anni è stato il mio nome".
La signora Abdulla con il passare del tempo ha iniziato ad acquisire sempre più "autonomia", tant'è che oggi è tornata ad Abu Dhabi e gli esercizi che ha compiuto le hanno garantito la possibilità di pregare, dare segnalazione nel momento in cui percepisce un dolore oppure tenere una conversazione.
"La ragione per cui ho condiviso la sua storia", spiega il figlio "è per dire alla gente non perdete la speranza, non considerateli morti quando si trovano in questo stato. Per anni i dottori mi hanno detto che era un caso senza speranza e che non c'era motivo per il trattamento che stavo cercando per lei, ma ogni volta che mi trovavo in dubbio, mi sono messo al suo posto e ho fatto tutto il possibile per migliorare le sue condizioni". Per moltissimi anni i medici che hanno esaminato il caso della donna l'hanno definito senza speranze.
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