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Fausto Carioti per “Libero quotidiano”
MANIFESTO DEI SACERDOTI DI LES PRETRES
Miracolo di Pasquetta nella Francia islamizzata: due preti cattolici e un ex seminarista si sono mostrati più forti del pregiudizio anticristiano. Accade nientemeno che a Parigi, dove il sindaco socialista Bertrand Delanoë, nel 2008, si rifiutò di partecipare alla messa officiata da papa Ratzinger.
Stavolta è successo che la Ratp, la società statale che gestisce i trasporti della capitale, aveva vietato la pubblicità del manifesto con cui i tre, che formano il gruppo di musica sacra Les Prêtres, annunciano il loro concerto del 14 giugno al teatro Olympia. L’evento, informa la locandina, è organizzato «per i cristiani d’Oriente», perseguitati dall’Isis. Anche senza alcun riferimento esplicito ai macellai islamici, menzionare i «chrétiens» come destinatari della beneficienza bastava a violare la «neutralità del servizio pubblico» e dunque non poteva essere permesso sui vagoni e nei sotterranei del Métro.
Che gli ideali di «Liberté, Égalité, Fraternité» uscissero ridicolizzati da questa censura era chiaro da giorni a tutti, anche a molti esponenti della gauche. Più la Ratp cercava ragioni per giustificare la scelta, più peggiorava la propria situazione. Il comunicato ufficiale, in cui si leggeva che «la Ratp e la sua concessionaria di pubblicità non possono prendere posizione in un conflitto di qualsiasi tipo, anche se non sottovalutano l’emozione suscitata dalla difficile situazione dei cristiani d’Oriente», confermava che l’incapacità dell’azienda nel gestire la vicenda stava diventando pericolosa per il governo.
Così il primo ministro Manuel Valls, socialista, che nei giorni precedenti si era tenuto fuori dalla polemica, ieri sera, quando ha capito che rischiava di uscirne male pure lui, ha deciso di intervenire con un tweet: «Basta con i dibattiti sterili! Sosteniamo i Cristiani d’Oriente, vittime del terrore oscurantista. La Ratp deve assumersi le proprie responsabilità».
Pochi minuti dopo, i vertici dell’azienda hanno alzato bandiera bianca: la scritta «Pour les Chrétiens d’Orient» potrà apparire sulle locandine affisse nei vagoni e nelle stazioni della metropolitana. Le loro poltrone forse sono salve, le facce di Valls e dei suoi ministri sicuramente sì e la laïcité non può certo essere minacciata dall’annuncio di un concerto di beneficienza. Resta un dubbio.
Perché qui da noi quel nome dice poco o niente, ma dall’altra parte delle Alpi «Les Prêtres» sono vere celebrità. Il gruppo è nato cinque anni fa per iniziativa del vescovo di Gap, che aveva chiesto ai tre di registrare un cd per raccogliere i fondi necessari a costruire una chiesa e una scuola. Successo immediato: ognuno dei tre dischi fatti da allora (Spiritus Dei, Gloria, Amen) è finito al primo posto delle classifiche francesi. Milioni di copie vendute, un disco di diamante e tre dischi di platino in bacheca, incassi a sei zeri devoluti in beneficienza.
Lo stesso vescovo che li ha “inventati”, Jean-Michel di Falco, è paroliere delle loro canzoni e ha organizzato il concerto del 14 giugno. È noto al grande pubblico perché è stato portavoce della Conferenza episcopale transalpina; lui stesso ha fondato la catena televisiva cattolica Kto e conosce le regole della comunicazione almeno quanto i problemi della Chiesa (sua l’introduzione a Il libro nero della condizione dei cristiani nel mondo, edito in Italia da Mondadori).
Insomma, stiamo parlando di un personaggio che riesce ad essere al tempo stesso pastore di Cristo e manager dello star system. E allora il dubbio è: cosa sarebbe successo se invece dei Les Prêtres e del loro vescovo tutelare ci fosse stato un gruppo parrocchiale come tanti, e al posto del mitico Olympia Hall, dove cantano Liza Minnelli, Madonna e Nelly Furtado, un teatrino di periferia?
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