vladimir putin paesi baltici

PRONTI ALLA GUERRA NATO-RUSSIA? - L'ALLEANZA ATLANTICA LANCIA UFFICIALMENTE UNA MAXI ESERCITAZIONE ANTI-MOSCA CON 90MILA UOMINI, LA PIÙ MASSICCIA DA DECENNI A QUESTA PARTE - IL PROSSIMO FRONTE DI PUTIN, DOPO L'UCRAINA, POTREBBERO ESSERE I PAESI BALTICI - DA QUALCHE TEMPO, "MAD VLAD" HA LANCIATO MESSAGGI MINACCIOSI NEI CONFRONTI DELLA LETTONIA. GLI STATI UNITI E DIVERSI GOVERNI EUROPEI TEMONO UN ATTACCO "ENTRO IL 2025" O "NEI PROSSIMI 3-5 ANNI"

CHRISTOPHER CAVOLI

1 - NATO LANCIA UN'ESERCITAZIONE ANTI-RUSSIA DA 90MILA UOMINI

(ANSA) - La Nato ha ufficialmente lanciato l'esercitazione Steadfast Defender 2024. "E' l'esercitazione più massiccia da decenni a questa parte", ha detto il Comandante supremo alleato per l'Europa, il generale Christopher Cavoli. "Steadfast Defender inizia la prossima settimana e durerà fino a maggio, con la partecipazione di 90mila soldati provenienti dagli alleati e dalla Svezia. L'alleanza dimostrerà la sua abilità di difendere l'area transatlantica con un trasferimento di truppe dal Nord America, in uno scenario di risposta a una minaccia militare", ha spiegato.

 

2 - PUTIN MIRE BALTICHE

Estratto dell'articolo di Anna Zafesova per “la Stampa”

 

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«Una minaccia diretta alla nostra sicurezza»: a due anni dall'invasione russa dell'Ucraina, Vladimir Putin punta il dito sui Paesi Baltici, proprio mentre i militari di Berlino confermano di non escludere i piani di un nuovo attacco di Mosca. Che il presidente russo non solo non tenta di smentire, ma sembra quasi confermare, utilizzando un linguaggio minaccioso nei confronti della Lettonia, colpevole di «buttare fuori i cittadini russi».

 

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Non si tratta di minacce esplicitamente militari: per ora Putin ha dato incarico di «proporre misure» al suo ministero degli Esteri. […] l'Istituto per lo studio della guerra di Washington non ha dubbi: il presidente russo «sta cercando di creare un pretesto per un possibile attacco contro gli Stati Baltici».

 

Il pretesto formale per ora appare più che fragile: la deportazione, dalla Lettonia, di Boris Katkov, 82enne pensionato militare con passaporto russo, e che faceva l'attivista filo-Mosca. Riga ha annunciato qualche giorno fa di aver inviato un secondo sollecito a 985 cittadini russi residenti in Lettonia, che non hanno voluto adeguarsi alle nuove regole per il permesso di soggiorno, tra cui il superamento dell'esame di lingua lettone.

 

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[…]una potenziale "quinta colonna", esattamente secondo lo scenario che il quotidiano tedesco Bild ha pubblicato qualche giorno fa, citando fonti dell'intelligence tedesca, secondo la quale Mosca cercherà di incitare una «rivolta» delle minoranze russofone nei Paesi Baltici. L'invasione, o una «operazione militare speciale», si realizzerebbe nel 2025 o forse addirittura in pochi mesi, e punterebbe in particolare a creare un ponte di terra con l'enclave russa di Kaliningrad.

 

[…] Ieri, il ministero della Difesa tedesco non solo non ha smentito le rivelazioni di Bild, ma ha confermato di stare prendendo in esame «tutti gli scenari, anche quelli poco probabili, è il nostro lavoro». Sulla probabilità, diversi governi e comandi militari dell'Europa del Nord sono piuttosto pessimisti. Kaja Kallas, la premier estone, ha dichiarato che i Paesi europei «hanno 3-5 anni per prepararsi a un conflitto con la Russia», citando le analisi dello spionaggio di Tallinn.

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Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius vede un orizzonte appena più ampio, «5-8 anni per portare la produzione militare europea al livello di sufficienza», e invita a «prendere sul serio le minacce di Putin ai Baltici, alla Moldova e alla Georgia». Anche l'ex comandante delle forze armate dei Paesi Bassi Martin Wijnen ritiene che bisogna «essere pronti alla guerra contro la Russia». La Svezia, entrata nella Nato dopo l'invasione dell'Ucraina, è ancora più catastrofista: il suo ministro della Difesa Carl-Oskar Bohlin ha sconvolto gli svedesi dicendo che «la guerra può cominciare», e il comandante delle forze armate Micael Byden ha invitato i cittadini a «prepararsi moralmente, e a chiedersi cosa devono fare se anche qui accadrà quello che è accaduto in Ucraina».

 

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Il punto è proprio quello: è improbabile che il Cremlino lanci un altro attacco, meno che mai ai membri europei della Nato, prima di aver chiuso con l'Ucraina. Non solo perché non possiede il potenziale militare per farlo, ma soprattutto per motivi politici. Un'eventuale caduta di Kyiv sarebbe possibile soltanto nel caso in cui l'Occidente smettesse di aiutarla militarmente e diplomaticamente, dando quindi a Putin un chiaro segnale di debolezza e indifferenza. Il fatto che i leader occidentali parlino esplicitamente di un avanzamento di Putin a Ovest – «punta ai Paesi della Nato», ha dichiarato il segretario di Stato americano Anthony Blinken a Davos – è anche un messaggio di deterrenza a Mosca.

 

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Come ha dichiarato qualche giorno fa il presidente ceco Petr Pavel, «tutti gli eserciti europei stanno prendono sul serio la minaccia, tutti si stanno preparando all'ipotesi di un conflitto ad alta intensità in Europa». […]

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