RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Michelangelo Cocco per “il Messaggero”
IL CADAVERE DI UN UOMO A TERRA A WUHAN
La Cina intravede la fine del tunnel del coronavirus. I morti hanno toccato quota 3.073 e gli infettati 80.800, ma ieri nel gigante asiatico sono stati registrati solo 28 decessi a causati dal Covid-19 (di cui 21 a Wuhan, la metropoli da cui il morbo ha iniziato a irradiarsi), mentre gli ultimi dati disponibili sui contagiati (quelli dell'altro ieri) dicono che, nell'intero Paese, sono stati 99, in continuo calo e al punto più basso dal 20 gennaio scorso. Su quasi tutto il territorio nazionale è stato abbassato il livello d'allerta e le attività economiche stanno iniziando a ripartire, così come i progetti infrastrutturali che dovrebbero tenere a galla il prodotto interno lordo.
IL TREND
ospedali cina per coronavirus 9
Le cifre pubblicate dalla Commissione nazionale della sanità dicono che i nuovi casi sono concentrati per metà di Wuhan (ma nella sua provincia, lo Hubei, per il secondo giorno consecutivo non c'è stato alcun nuovo caso), per un quarto in altre aree della Cina, mentre un altro 25% è arrivato dall'estero. L'allarme delle autorità ora è proprio per i cinesi (e per gli stranieri) che rientrano da altri paesi. «In alcune aree, ad esempio in Iran, Corea del sud e Italia, la situazione è grave», ha rimarcato il portavoce della Commissione, Mi Feng.
Per questo le misure di controllo sono state aumentate in tutti gli aeroporti. Le autorità di Pechino, Shanghai e della provincia del Guangdong hanno introdotto 14 giorni di quarantena obbligatoria per chi arriva da Iran, Italia, Giappone e Corea del sud. Le missioni diplomatiche cinesi all'estero sconsigliano ai connazionali viaggi verso queste destinazioni, considerate pericolose.
Ma come ha fatto la Cina in meno di due mesi a raggiungere risultati così incoraggianti? Anzitutto ha messo in campo misure draconiane per sigillare i focolai di Wuhan (11 milioni di abitanti) e dello Hubei (58 milioni di abitanti), evitando l'allargamento del contagio al resto del paese.
A partire dal 23 gennaio scorso, le città della provincia e il suo capoluogo sono stati completamente isolati dal resto della Cina e alle loro popolazioni è stato imposto di rimanere in casa, con le forze dell'ordine che con l'aiuto della tecnologia controllavano lo stato di salute dei membri delle famiglie autorizzati a uscire di tanto in tanto per fare la spesa e andare in farmacia.
Sono state messe su squadre di medici di ogni area della Cina specializzati in malattie infettive e inviate nello Hubei, dove (in una settimana) sono stati costruiti due ospedali con migliaia di posti letto per la cura dei malati di Covid-19. Una dozzina tra impianti sportivi e centri espositivi sono stati convertiti in ospedali improvvisati (con oltre 15 mila posti letto) per curare i pazienti con i sintomi più lievi, scongiurando così il totale collasso del fragile sistema sanitario di una provincia ancora arretrata.
LE CHIUSURE
In tutto il paese scuole e università sono state messe in standby, chiuse fino a nuovo ordine. Stop anche a tutti gli eventi sportivi e culturali. Tutto questo è stato possibile nel momento in cui il potere centrale con l'annuncio del presidente Xi Jinping che la Cina era in guerra contro il coronavirus ha preso il comando delle operazioni, creando una cabina di regia ad hoc e minacciando punizioni esemplari contro i funzionari locali che si fossero rifiutati di applicare alla lettera le direttive di Pechino.
Come ha rilevato il team dell'Organizzazione mondiale della sanità in missione in Cina nei giorni scorsi, Pechino sta vincendo la sua guerra perché il suo governo autoritario ha potuto isolare dal mondo 60 milioni di persone e quasi azzerare la vita pubblica nel resto del paese. Il prezzo da pagare per spezzare le catene di trasmissione del virus.
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