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Niccolò Zancan per "La Stampa"
il ragazzo preso a bottigliate
Francesco è quello con la testa fasciata. In piazza XX Settembre lo riconosci subito. È lui il ragazzo finito all'ospedale dopo l'ennesima rissa. «Mi hanno spaccato sul cranio una bottiglia di Becks da 33. Una bottiglia piena, per la precisione».
Sabato notte duecento ragazzi hanno accerchiato la caserma dei carabinieri di Ovada. Sono rimasti fino a tardi. Anche se c'era il coprifuoco alle 22. «Non è stata ribellione contro le forze dell'ordine o contro il lockdown, ma rabbia per quello che era appena successo».
Il ragazzo con la testa fasciata compirà 19 anni a settembre, studia da apprendista meccanico. Si siede a un tavolino del «Bar Trieste», ordina un gin tonic e racconta: «Sabato c'era tantissima gente fuori. Qui davanti era tutto pieno. Nella calca vedo una mia amica di 16 anni barcollante, contro la vetrina di quel bar dalla parte opposta della piazza. Sei ragazzi grandi erano intorno a lei. Avranno avuto almeno 25 anni, forse di più. Continuavano a offrirle da bere. Ci provavano. La toccavano un po'. Lei era ubriaca marcia. Sono andato a toglierla di lì. Ho detto soltanto queste parole: "Vieni via, dai". Lei ha fatto un mezzo passetto e si è accasciata. Sembrava svenuta. Un altro passo, è crollata ancora.
giovani, coronavirus e alcolismo
Ho chiesto a un mio amico di aiutarmi a sorreggerla per portarla verso i giardini, mi giro e quei sei spuntano da dietro una macchina. "Che problemi hai?". "Cosa vuoi da noi?". Non li avevo mai visti prima. Uno mi rifila una sberla, un altro mi tira un pugno in faccia. Un altro mi spacca quella bottiglia sulla testa. Ero stordito, mi toccavo il cranio e avevo il sangue nelle mani. Con l'ultima forza nelle gambe, sono corso verso la piazza».
Ed ecco la scena, a quel punto, vista con gli occhi del barista Mario Robbiano: «Qualcuno aveva chiamato i carabinieri. Appena si sono sentite le sirene, c'è stato un fuggi fuggi generale, tipo formichiere. Se fosse passata un'auto in quel momento avrebbe fatto una strage di ragazzini. Tutti avevano bevuto moltissimo. E molti erano minorenni».
I sei della bottigliata, dopo un giro largo, erano tornati in piazza come se niente fosse. Ma erano stati riconosciuti dagli amici di Francesco. La situazione a quel punto si era fatta moto tesa. Quando i carabinieri hanno portato via i picchiatori e i testimoni, tutti gli altri sono andati sotto la caserma. Ragazzi e ragazze. Erano cori. Erano insulti. Naturalmente, erano anche storie su Instagram: «No alla violenza sulle donne». «Per cose serie ci siamo. Più uniti che mai!».
«Un tentativo di stupro è andato male perché un ragazzo è andato in aiuto». Commenti: «Dovremmo fare una spedizione punitiva e ridurre male questi animali». Francesco è stato ricoverato in ospedale, dove gli hanno ricucito la testa. I sei aggressori sono stati denunciati. Sono operai che lavorano in un cantiere della zona.
Succede ormai ogni sabato. Basta allargare la cartina da questo punto del Basso Piemonte, solo di pochi chilometri. È successo a Gavi, dove il comune ha emesso un'ordinanza che vieta la vendita di bottiglie di vetro. È successo a Novi Ligure. È successo a Alessandria, dove si sono registrati vandalismi in sequenza, vetrine spaccate nel centro storico. È successo a Tortona, dove bande di ragazzini più grandi hanno bullizzato ragazzini più piccoli e dove, domenica sera, il sindaco Federico Chiodi ha strappato di mano una fiaccola da stadio a un ragazzo che urlava e bestemmiava assieme a altri, ubriachi, in piazza Duomo.
È un fenomeno italiano. Le risse hanno in comune la grande quantità di alcol nel sangue dei protagonisti. Molto spesso nascono da provocazioni verbali o molestie sessuali. Risse fra bande. Umiliazioni.
A Tortona alcuni genitori di ragazzini hanno deciso di fare a turno per tenerli d'occhio quando escono di sera, seppur da lontano. «Non sono ronde. Non chiamatele così. È solo cautela dopo i fatti di questi giorni». Dalla questura di Alessandria poche parole: «Nessuno di questi fatti sarà sottovalutato».
Francesco con la testa fasciata dice che adesso preferisce stare in compagnia di qualche amico. «Mi hanno detto che ho fatto bene a intervenire, ma io non ero in cerca di protagonismo. È solo che odio quel genere di cose. Quei ragazzi mi fanno schifo per quello che hanno fatto».
Come stai adesso? «Adesso meglio. Ma è un periodo pieno di rabbia. Prima uscivamo, andavamo al fiume, stavamo in giro. Dopo tutti questi mesi chiusi dentro casa sembra che siano tutti più feroci».
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