MA LIBERACI DAL MAILER – LA DOPPIA VITA DI UNO SCRITTORE POLITICAMENTE SCORRETTO: “NON MI ISPIRO A NESSUNO, NON HO AVUTO MAESTRI E SPERO DI NON AVERE DISCEPOLI”

Carlo Antonio Biscotto per il "Fatto quotidiano"

È uscita in America la monumentale biografia di Norman Mailer scritta da J. Michael Lennon e già il titolo, "No - man Mailer: Una doppia vita", dice molto su uno dei personaggi più singolari, imprevedibili e controversi della seconda metà del ventesimo secolo. Dice molto, ma in fondo minimizza. Doppia vita? Soltanto?

Norman Mailer, come uomo e come scrittore, ha sempre ondeggiato tra fama e infamia, tra grandezza e bassezza continuando a disdegnare le vie di mezzo, i compromessi, gli aggiustamenti o quello che oggi definiamo il politically correct. Mailer ha avuto una vita bigger than life e si è assunto il compito di ospitare nel suo corpo vigoroso molte incarnazioni - altro che due! - spesso in contraddizione tra loro: bevitore incallito, polemista, provocatore, nemico giurato delle femministe, improbabile candidato sindaco di New York, cofondatore del Voice Village , marito seriale, pugnalatore della sua seconda moglie, padre di nove figli, pugile, attore, cineasta, poeta e drammaturgo, giornalista autorevole e narratore dotato di una straordinaria inventiva e due volte vincitore del Pulitzer.

Ce ne sarebbe più che a sufficienza per una decina di vite interessanti e avventurose, ma Mailer di vite ne ha avute, come tutti, una sola, iniziata nel 1923 e finita nel 2007. Nel 1948, all'età di 25 anni, esordì nella narrativa in maniera folgorante con Il nudo e il morto, un libro che lo rese ricco e famoso, lo impose all'attenzione della critica per la sua forza narrativa e il linguaggio crudo, da caserma, e fece di lui il più osannato e oltraggiato scrittore del suo tempo.

A suo modo, Mailer è stato una leggenda e, come tutte le leggende, "si era fatto da solo". Non che non avesse una istruzione - era laureato in ingegneria aeronautica -ma il suo ingegno multiforme, il suo anticonformismo, l'eccentricità di alcune sue prese di posizione, la capacità di sorprendere e di spiazzare, non erano figli di nessuno se non di Mailer stesso. Essere Mailer era un merito e/o una colpa che non voleva dividere con nessuno: "Non mi ispiro a nessuno, non ho avuto maestri e spero di non avere discepoli", disse una volta in una intervista.

Il 1923 è stata una eccellente annata per la letteratura. Oltre a Mailer, sono nati in quell'anno Paddy Chayefsky, James Dickey e Joseph Heller. Niente male. Norman crebbe alla periferia di New York in una casa nella quale dominavano, non solo numericamente, le donne. A 16 anni già studiava a Harvard, divorava un libro dopo l'altro e ammirava, in particolare, Hemingway, Fitzgerald, Dos Passos e Henry Miller. Non si separava mai dalla sua fiaschetta di gin "perché aveva letto che lo beveva Hemingway".

Allo scoppio della seconda guerra mondiale fu arruolato e inviato nelle Filippine. Come tutti i suoi idoli letterari, Mailer alla fine delle ostilità andò a Parigi dove portò a termine Il nudo e il morto. Il resoconto realistico, quasi brutale della vita di un plotone nel Pacifico del sud, fece arrossire non solo la borghesia benpensante, ma anche i lettori più smaliziati. Il libro fu accolto favorevolmente dalla critica, cosa che in seguito gli capitò molto di rado.

Nella sua carriera di scrittore e giornalista non si sottrasse a nessun tema caldo e disse la sua su tutto e su tutti: la campagna elettorale di Kennedy, lo sbarco sulla luna, la vita e la morte di Marilyn Monroe, Lee Harvey Oswald, la guerra del Vietnam, la battaglia dei sessi, il '68, la CIA, Picasso, Hitler e Dio. Sembrava che l'universo fosse troppo piccolo per saziare la sua curiosità. La sua personalità era talmente straripante che molto spesso il personaggio Mailer finiva per oscurare lo scrittore.

Non doveva essere facile essere liberal e anti-femminista, pacifista e violento. Non bastasse, faceva di tutto per lasciare interdetti e sconcertati. Come quando, completamente sbronzo, pugnalò la seconda moglie, Adele, o quando decise di firmare, insieme ad altri 30 intellettuali tra i quali Sartre, un appello sul New York Times a favore della "Fair Play for Cuba Committee"che annoverava tra i suoi membri Lee Oswald o quando si fece arrestare mentre manifestava dinanzi al Pentagono contro la guerra del Vietnam.

Per non smettere di stupire, nel 1970, su suggerimento del drammaturgo premio Pulitzer William Inge - "sei abbastanza attraente da entrare in politica", gli aveva scritto - presentò la sua candidatura a sindaco di New York. Il programma era semplice: fare di New York City il 51esimo stato dell'Unione. Per fortuna di New York, del Paese e sua, John Lindsay vinse a mani basse, ma Norman "si divertì da matti".

Come buona parte degli scrittori, Norman Mailer era costantemente a corto di denaro. Nel suo caso pesavano gli alimenti che doveva passare alle ex mogli - Beatrice, Adele, Jeanne, Beverly, Carol e infine Norris - per non parlare delle innumerevoli e costose amanti alle quali la biografia di Lennon dedica la bellezza di 56 pagine. Per i suoi commenti al vetriolo sulle donne in genere e sulle scrittrici e le femministe, in particolare, fu spesso accusato di misoginia.

Da questa accusa si difendeva in maniera talmente puerile da sembrare sincero: "sono cresciuto in una famiglia nella quale c'erano un mucchio di donne meravigliose che mi adoravano e ho finito per pensare che sulle donne potevo dire quello che volevo perché sapevano che le amavo". Ma il suo esibito anti-femminismo era un atteggiamento che nascondeva il desiderio di essere divertente e ironico.

"Era per la parità dei diritti. Quando si scagliava contro le femministe lo faceva per il gusto di farle incavolare", dichiarò a un giornale l'ultima moglie Norris dopo che Norman aveva detto che "le donne andavano rinchiuse in gabbia". Norman Mailer è stato un grande scrittore che ha dato alle stampe decine di migliaia di pagine dense di una prosa lapidaria, incisiva, avvolgente.

I suoi libri sono stati straordinari eppure, per qualche misteriosa ragione, nessuna sua opera è entrata nell'immaginario collettivo della cultura popolare. Era questo il suo cruccio: essere stato un grande senza aver scritto - a differenza dei suoi contemporanei Salinger, Capote, Roth, Vonnegut, Kerouac, Heller - un libro come Il giovane Holden, Colazione da Tiffany, Il lamento di Portnoy, Mattatoio 5, Sulla strada o Comma 22.

 

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