DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Forse era il caso di farsi venire questa geniale idea a novembre quando abbiamo saputo di avere due vaccini dall’efficacia mostruosa e non a fine febbraio. 4 mesi regalati al virus, centinaia di morti al giorno. Chi ha colpa per questo ritardo intollerabile? https://t.co/RmTNusjoMj
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) February 22, 2021
1 – VACCINO COVID, BURIONI: "SU PRODUZIONE IN ITALIA RITARDO INTOLLERABILE"
Produrre vaccini anti-Covid in Italia? "Forse era il caso di farsi venire questa geniale idea a novembre, quando abbiamo saputo di avere due vaccini dall'efficacia mostruosa, e non a fine febbraio". Invece "4 mesi regalati al virus, centinaia di morti al giorno. Chi ha colpa per questo ritardo intollerabile?". Lo scrive su Twitter il virologo Roberto Burioni, docente all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
2 – VACCINI PRESSING SULLA UE DRAGHI SENTE MERKEL FRENATA EMA SU SPUTNIK
Marco Conti e Mauro Evangelisti per "il Messaggero"
Mentre aumentano i luoghi messi a disposizione per vaccinare - ieri anche i centri commerciali si sono detti pronti - cresce il pressing di Mario Draghi in Europa per aumentare le quantità o avere quantomeno certezza che le dosi promesse non vengano ridotte.
Nella telefonata con la cancelliera tedesca Angela Merkel proprio di questo ha parlato il presidente del Consiglio anche in vista del Consiglio europeo del fine settimana. Una riunione a distanza che avrà di fatto un solo punto all'ordine del giorno: la campagna vaccinale.
Draghi, da supereuropeista, sa che l'Unione si gioca molto sulla faccenda dei vaccini e che sinora è riuscita a mostrarsi come punto di riferimento forte anche per l'approvvigionamento. Ma i ritardi e i tagli ai quantitativi promessi rischiano di trasformare questo accentramento di responsabilità in un boomerang qualora i paesi europei dovessero rimanere indietro rispetto, per esempio, al Regno Unito post Brexit.
Ne sa qualcosa la Merkel che viene contestata in patria per aver proposto quel meccanismo di solidarietà europea senza il quale, sostengono i critici, i tedeschi avrebbero potuto ora avere più dosi.
PROBLEMI
Draghi rischia di avere a breve un problema analogo, accentuato dal divieto posto alle Regioni di procurarsi dosi in autonomia. E' per questo che con la Cancelliera ha discusso di come spingere le aziende farmaceutiche a produrre di più e a cedere i brevetti in modo da poter produrre anche in Italia, ma non solo, i vaccini. Una scelta di delocalizzazione che secondo l'inquilino di Palazzo Chigi andrebbe in un certo senso imposta ai quattro big-pharma.
Il tutto con il sostegno dell'Ema che dovrebbe dare a tambur battente non solo il via libera al vaccino Johnson&Johnson, ma anche l'autorizzazione ai nuovi impianti produttivi che, anche in Italia, dovrebbero poter fare tutto il ciclo e non solo l'infialamento.
Dopodomani il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti incontrerà Massimo Scaccabarozzi, il presidente di Farmindustria e ad di Janssen Italia, azienda che ha contribuito a realizzare il vaccino Johnson&Johnson.
L'obiettivo è quello di effettuare una sorta di report - da consegnare al commissario Ue Thierry Breton che a Bruxelles guida la task-force vaccinale - sulle aziende che in Italia potrebbero produrre ulteriori dosi di vaccino. Dobbiamo accelerare con le vaccinazioni, serve un piano flessibile.
mario draghi e giancarlo giorgetti in senato
Questo è l'imperativo che sintetizza la circolare emanata dal ministero della Salute che conferma lo scenario anticipato ieri dal Messaggero: s' innalza l'età limite per AstraZeneca a 65 anni, si lascia massima flessibilità ai medici di base che, sia pure con il principio delle fasce di età, avranno ampi margini di manovra, perché quello che conta ora è vaccinare in fretta.
E si sfrutta al massimo l'opportunità di un vaccino come quello di AstraZeneca che funziona meglio se la seconda dose arriva a tre mesi dalla prima, questo consente di proteggere molte persone con la prima. Ha confermato questa strategia il professor Gianni Rezza (direttore Prevenzione del ministero): «Eviteremo una rigidità eccessiva del piano».
C'è però il nodo della carenza delle dosi. Rezza conferma che si punta molto sul quarto vaccino, Johnson&Johnson, che potrebbe essere autorizzato dall'Ema (agenzia europea del farmaco) a metà marzo.
L'Italia attende una prima fornitura di 7,3 milioni di dosi, quanto mai utili perché è sufficiente una solo somministrazione. Ma Marco Cavaleri, direttore del Dipartimento Vaccini dell'Ema, avverte: «Le ultime notizie dicono che la produzione è in ritardo, sono un po' indietro, prima di aprile comunque il vaccino di Johnson&Johnson non arriverà».
Ad oggi in Ema è cominciata anche la revisione della sperimentazione del vaccino Curevac (tedesco). Non sarebbe utile accelerare su Sputnik 5? Cavaleri: «Il dialogo è cominciato, ma è presto perché i documenti sono incompleti. Purtroppo questo è un dossier molto politico, è il dossier più politico che mi sia capitato tra le mani. Sembra essere un buon vaccino, ma tutte queste discussioni non aiutano.
Noi dobbiamo giudicare sui dati. Serviranno almeno altri due mesi. Mi è sembrato inopportuno l'intervento dello Spallanzani che ha promosso il vaccino russo solo sulla base di una pubblicazione su The Lancet. A noi servono i dati completi». Ma davvero ad aprile-maggio ci sarà abbondanza di vaccini? «Diciamo che la situazione sarà migliorata. Il problema però non è solo avere le dosi, ma anche saperle utilizzare. Se restano nei frigoriferi...».
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