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DUBAI, LA PRIGIONE DORATA DEI NARCOS ROMANI – GLI EX SODALI DI FABRIZIO PISCITELLI ("DIABOLIK") E I CAPI DELLA MALA ALBANESE, RICERCATI IN ITALIA, SONO SCAPPATI NEGLI EMIRATI, DOVE NON È PREVISTA L'ESTRADIZIONE VERSO IL NOSTRO PAESE, SFUGGENDO ALLA CATTURA – È IL CASO DI ALESSANDRO TELICH, DETTO "ER TAVOLETTA", PERCHÉ QUANDO ERA NELLA BATTERIA DI "DIABOLIK" SMERCIAVA TELEFONINI CRIPTATI. A DUBAI HA FONDATO LA SOCIETA' "IMPERIAL EAGLE" E FA AFFARI D'ORO VENDENDO SMARTPHONE ANTI-INTERCETTAZIONE...
Estratto dell’articolo di Andrea Ossino per www.repubblica.it
FABRIZIO FABIETTI ALESSANDRO TELICH FABRIZIO PISCITELLI
Dall’ombra del Cupolone al sole degli Emirati. Viaggio di sola andata, programmato un attimo prima che i lampeggianti delle forze dell’ordine illuminassero i palazzi da dove governavano i traffici capitolini, o una volta evasi dalla comunità di recupero di turno, o in una finestra di libertà tra una sentenza e un’altra.
È un copione che si ripete, quello che vede come protagonisti gli ex generali della Batteria di Ponte Milvio, l’entourage di Diabolik, soprattutto i vertici romani della mala dell’Est, gli albanesi Arben Zogu, Dorian Petoku, Altin Sinomati e, si sospetta, anche Eneo Karka, alias Lolli. Sempre a Dubai, il romano Alessandro Telich, sta facendo affari d’oro.
ZOGU E DEMCE CON FABRIZIO PISCITELLI DIABOLIK
Storie diverse, destini simili, riscritti atterrando all’aeroporto di Dubai, garantiti dalle politiche di Abu Dhabi: estradizione mai, al massimo un passaggio fuori dai confini come cittadini non graditi.
È così per Dorian Petoku. Cresciuto tra i ranghi della batteria più potente di Roma Nord, il capo del clan albanese di Roma era caduto insieme a tutti gli altri scagnozzi che un tempo gravitavano intorno a Fabrizio Piscitelli, Diabolik. Correva l’anno 2019 ma Petoku aveva già la soluzione per salutare i compagni di cella. Prima ha cercato di restare in patria, in Albania, dove era stato arrestato con un mandato di cattura internazionale.
Ci sono voluti due anni per riportarlo in Italia, grazie a un lavoro diplomatico. È atterrato nell’ottobre del 2021, con in tasca alcuni documenti stilati dai dottori di Tirana: certificavano problemi di tossicodipendenza. I medici italiani hanno poi analizzato i suoi capelli: si droga, hanno concluso. Curioso, visto che era in carcere.
Ma per il giudice la condotta «non è censurabile» e le 5 opposizioni depositate dalla procura non hanno fatto cambiare idea al tribunale: soggiorno nella comunità di recupero di Morlupo, da cui è fuggito dopo poco tempo, verso Dubai. Lì, nel 2024, l’arresto grazie alle pressioni investigative italiane. Nella pratica un paio di giorni in carcere e poi libero, senza passaporto.
Negli Emirati avrà trovato il cugino, capostipite della mala albanese di Roma: Arben Zogu. E forse anche Eneo Karka. Si tratta del narcotrafficante slavo più forte d’Europa, “Lolli”, raggiunto da un mandato di cattura qualche settimana fa. Perché quando hanno cercato di acciuffarlo lui non c’era. Prima era in Olanda e da lì inviava i carichi di droga in Italia, sia alla Batteria di Ponte Milvio, ai tempi d’oro del duo Diabolik–Fabrizio Fabietti, sia ai rivali: Leandro Bennato e Giuseppe Molisso.
I suoi scagnozzi riempivano le auto con la droga e arrivavano a Roma, scaricavano gli scompartimenti segreti e li caricavano con i soldi. Quando la situazione si è fatta brutta Lolli è scomparso.
C’è invece certezza che Altin Sinomati sia a Dubai. Lui la droga la vendeva al gruppo rivale, quello di Giuseppe Molisso, ma non è per questo che è noto tra le vie di Roma. Verrà ricordato come la persona che ha assoldato Raul Esteban Calderon – per l’anagrafe argentina Gustavo Alejandro Musumeci, per i tribunali italiani l’assassino di Diabolik – per uccidere un connazionale nella spiaggia di Torvaianica.
OMICIDIO FABRIZIO PISCITELLI - DIABOLIK
Si chiamava Selavdi Shehaj ma tutti lo conoscevano come Passerotto. Per farlo uccidere Sinomati ha pagato 150 mila euro. Poi la richiesta di arresto. Troppo tardi: era a Dubai. Anche lì è stato fermato ma, al pari di Petoku, è tornato libero, senza passaporto.
Non solo albanesi. Anche il romano Alessandro Telich ha trovato fortuna negli Emirati. A Roma era il braccio tecnologico della Batteria di Diabolik: “Er Tavoletta” vendeva criptofonini. Poi è andato a Dubai e ha fondato la Imperial Eagle. Vende smartphone anti-intercettazione. C’è chi giura che tutti stiano facendo affari d’oro.
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