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Franco Vanni per “la Repubblica”
La lettera, una delle tante, comincia così: «Se solo conosceste Martina, non le avreste tolto il bambino». Il riferimento è a Martina Levato, condannata in appello a un totale di 28 anni di carcere per le aggressioni con acido compiute a Milano due anni fa. A scrivere è una detenuta del carcere di San Vittore, dove la ragazza si trova dal 28 dicembre 2014. Oltre a scrivere messaggi rivolti ai giudici minorili, le donne rinchiuse nel carcere milanese hanno cominciato una raccolta di firme, poi estesa alle sezioni maschili, arrivando a metterne insieme duecento.
Le carcerate chiedono ai magistrati di «ripensare a quello che hanno fatto» e restituire a Martina il bambino che ha partorito da detenuta il 15 agosto 2015, poi dichiarato adottabile dal tribunale per i minorenni lo scorso 7 ottobre. Levato è stata dichiarata sospesa dalla responsabilità genitoriale, come anche Alexander Boettcher, padre del bambino, ex amante della Levato e suo complice, arrestato con lei e condannato in appello in due distinti processi a 23 e 14 anni di carcere.
La mobilitazione a favore della Levato, grazie al tam tam fra le detenute, ha superato i confini di San Vittore. Un centinaio di firme «per fare riavere a Martina il suo piccolo» sono state raccolte nel carcere di Opera. E la polizia penitenziaria milanese riferisce di «almeno un'altra struttura» in cui sarebbe in corso un' iniziativa simile.
La solidarietà nei confronti della ragazza - che sfregiò con acido lo studente Pietro Barbini e il giovane Stefano Savi - è arrivata anche a Bollate, suo paese natale. In questo caso a raccogliere firme (oltre 900) sono amici della ragazza ed ex studenti dei suoi genitori, entrambi insegnanti. La conta complessiva delle firme sale così a oltre 1.200.
Le lettere con le liste di nomi sono in parte state consegnate ai legali che assistono Levato: la penalista Alessandra Guarini e Laura Cossar, che segue il procedimento minorile.
«Chi ha vissuto con Martina in questi mesi ha conosciuto una persona diversa da quella raccontata nei processi - dice Cossar -. Questo non cambia ovviamente la sua posizione dal punto di vista penale. Ma di certo depositeremo le firme alla Corte d' appello sezione Minori e famiglia, come allegato all' istanza con cui chiediamo al giudice di annullare la decisione del tribunale minorile». L'udienza che dovrà giudicare il ricorso contro l'adottabilità è prevista per il prossimo 2 febbraio. Per la difesa di Levato si annuncia una sfida molto difficile.
Intanto, il bambino è affidato al Comune di Milano e vive in una casa-famiglia.
La decisione del giudice del tribunale per i minorenni Emanuela Gorra di dichiarare adottabile il bambino accoglie la richiesta del sostituto procuratore Annamaria Fiorillo.
I medici e gli psicologi nominati come consulenti dai giudici evidenziarono infatti «l'inadeguatezza di entrambe le figure genitoriali nel rapporto con il bambino, la grave patologia degli assetti personologici, la perversione che sottende il loro legame». Secondo i consulenti del tribunale, Levato in particolare sarebbe «poco matura». Addirittura, «quasi una bambina lei stessa». E conclusero che la personalità «patologica» della ragazza potrebbe costituire «grave pregiudizio» alla corretta crescita del bambino.
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