THE DARK SIDE OF LONDON: LA DURA REALTÀ DELLE GANG DELLA CAPITALE BRITANNICA, DOVE INVECE DI ANDARE A SCUOLA SI FINISCE IN CARCERE

Caterina Soffici per "il Fatto Quotidiano"

Si chiamava Fico Dougan, 17 anni. È morto ieri, accoltellato a Croydon, periferia sud di Londra, per un litigio su una ragazza. L'assassino avrebbe 16 anni. E' l'11° ragazzo morto ammazzato dall'inizio dell'anno nella lotta tra le gang di Londra e il 124° dal gennaio 2007, anno in cui si fa risalire l'escalation della violenza.

Keyle McDonald invece aveva 19 anni. Gli hanno sparato settimana scorsa a Battersea, 15 minuti a piedi dallo shopping di Chelsea e King's Road.

Un mese fa era toccato a una maestra d'asilo di 24 anni, uccisa da una raffica di mitra all'uscita di un ristorante. Non c'entrava niente. È rimasta presa nel fuoco tra due gang.

La Londra che i turisti non vedono e che la classe media londinese fa finta di non vedere è dietro l'angolo. Bastano poche fermate di metropolitana da Westminster per arrivare nel pieno dei territori controllati dalle 250 gang (tante almeno ne conta Scotland Yard) di Londra: Camberwell, Brixton, Vauxhall, Peckham.

Sono invisibili, finché non ci pensa la cronaca a sbattere sui giornali le storie di questi ragazzi senza futuro e con un passato di depravazione e violenza che una ricerca dell'University College of London presentata ieri stima in 10 mila casi. La metà ha assistito a una sparatoria o a un accoltellamento nell'ultimo anno. Uno su 4 è stato testimone di un assassinio e uno su 5 è stato a sua volta sparato o accoltellato.

Sembrano i numeri di un videogioco che si chiamava Gangs of London appunto. Ma qui la guerriglia per il controllo del territorio lascia sul terreno morti veri. Ogni mese una media di 414 feriti in atti di violenza di vario genere. Sandra Jovchelovitch, docente della Lse che ha condotto ricerche sull'esclusione sociale sostiene che i livelli di violenza rilevati dalla ricerca della Ucl sono comparabili con quelli delle favelas di Rio. "Questi ragazzi crescono in una cultura di morti facili, dove la vita umana non ha valore", ha detto all'Evening Standard che ha avviato un'inchiesta in varie puntate.

I ragazzi non hanno nomi ma soprannomi. "De Niro", "Macho", "Young Man". Quelle che per noi sono "gang" per loro sono "gruppi" o "my boys", i miei ragazzi. "I veri membri di una gang non ti diranno mai di farne parte. I capi veri sono quelli che tu non vedrai mai", racconta Ricky.

Una storia esemplare, che vale per tutti. Gettato dal 3° piano dal padre quando aveva 3 anni, si è salvato per miracolo. Ha assistito a vari tentativi del padre di uccidere la madre e una volta si è aggrappato alle sue gambe per fermarlo. Poi ha chiamato i pompieri per salvare la donna. Aveva 5 anni. Il giorno dopo a scuola ha sfasciato tutto.

A 10 è scappato di casa. A 13 è entrato in una delle gang più famose, la Pdc (Poverty Driven Children, altrimenti detta Pussy Drugs Cash o Peel Dem Crew). "Più di 100 persone e io ero il più piccolo. Mi dava protezione dalle altre gang e facevo soldi facili, parecchie sterline a settimana. Vendevamo eroina, crack, erba, cocaina. Mi sentivo intoccabile e ho fatto la mia prima rapina a 13 anni".

Espulso dalla scuola per aver spaccato la testa del professore contro una finestra, sa leggere e scrivere a malapena. Sempre a 13 anni è andato al primo funerale di un amico morto accoltellato. Al 4° ha smesso: "Le prime volte vuoi sapere chi l'ha ammazzato. Lo ricordi su Facebook. Fai di tutto. Al 3° ho smesso di andarci, non vuoi più soffrire o provare dolore".

La storia di Ricky è un po' la storia di tutti i teen ager delle gang. A 14 anni ha iniziato a portare un coltello ogni volta che usciva di casa. A 15 è entrato la prima volta in prigione (poi ce ne saranno altre 4). A 17 anni si è armato anche con una pistola per fare le rapine. A 20 è uscito per l'ultima volta di prigione e aveva cambiato "casa" 34 volte. Il carcere è un rito di passaggio, come l'università per i ragazzi della classe media. Quando chiedono a uno dei ragazzi cosa direbbe al sindaco Boris Johnson risponde: "Scendi giù dal pero e vieni a vedere come viviamo. Sono cresciuto orfano; vivo per strada da quando ho 10 anni".

 

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