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DAGOREPORT – QUANTO DURERA' LA STRATEGIA DEL SILENZIO DI GIORGIA MELONI? SI PRESENTERÀ IN AULA PER…
E.M. per la Repubblica – Salute
FA MALE, ma in poche sanno il perché. Avere un rapporto sessuale dopo la menopausa, infatti, per alcune donne può essere una vera e propria sofferenza: dolore, bruciore, fitte lancinanti durante la penetrazione, dovute a una condizione che, con la fine della fase fertile, colpisce quasi una signora su due.
Si chiama atrofia vulvovaginale, e consiste nel progressivo assottigliamento dei tessuti che rivestono la vagina, con perdita di elasticità e di idratazione della mucosa. Ma sono in poche a riconoscerla, e a sapere come affrontarla. Lo studio Women’s Empower, appena pubblicato dalla North American Menopause Society, basato su interviste online a quasi duemila donne in post menopausa, conferma quello che era emerso da almeno altri sei studi precedenti.
E cioè che la stragrande maggioranza (oltre l’80%) delle intervistate non ha idea che la secchezza vaginale sia una condizione medica, né che esistano soluzioni per affrontarla al meglio. «Anche in Italia la conoscenza di questo fenomeno non è diffusa - spiega Rossella Nappi, ginecologa e sessuologa all’università di Pavia e all’Irccs Fondazione San Matteo - perché tra donne e ginecologi si crea una sorta di collusione di silenzi: le prime non parlano di questo problema, i secondi non chiedono». Dobbiamo imparare, continua la ginecologa, ad affrontare anche temi scomodi durante la visita medica, infrangendo il tabù che vieta di parlare di sesso con una donna sopra i cinquant’anni.
Tra i problemi della menopausa, infatti, si segnalano più facilmente i disturbi ritenuti più gravi, come osteoporosi e aumento del rischio cardiovascolare, o che più impattano sulla qualità della vita, come vampate o sudorazioni notturne. Ciò che invece rende il sesso doloroso e a volte impossibile, invece, viene trascurato, per pudore o ignoranza.
la menopausa puo non essere la tomba del sesso
Per questo – continua Nappi – stiamo lavorando sulle pazienti, ma anche sui medici, affinché nelle domande di rito che aprono una visita medica ci siano anche quelle sulla vita sessuale. Anche perché le conseguenze dovute a questa condizione non si fermano alla vita intima, ma si estendono a molte attività quotidiane, visto che i bruciori provocati dall’atrofia vaginale possono rendere doloroso camminare, andare in bicicletta o indossare pantaloni aderenti.
«I risultati dello studio Women’s Empower dimostrano che, a dispetto di tutte le campagne di comunicazione e di formazione su donne e medici, molto resta da fare per far conoscere questa condizione, insieme alle soluzioni esistenti », scrive Michael Krychman del Southern California Center for Sexual Health and Survivorship Medicine e autore dello studio.
Le soluzioni ci sono. E sono - continua Nappi - più semplici di quelle per tenere sotto controllo le vampate: terapie localizzate a livello della vagina, con creme, gel e ovuli a base ormonale o non ormonale, o sistemiche da prendere per bocca. Oppure il trattamento laser per la rigenerazione dei tessuti, o la radiofrequenza. Infine, dice Nappi, è sempre valida l’affermazione “use it or lose it”: l’attività sessuale regolare (un rapporto a settimana) promuove la circolazione e la produzione di ormoni, mantenendo in forma la vagina. ( e. m.)
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