DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Caterina Belloni per “la Verità”
L' essenziale è non buttare via nulla. Tutto si può riparare, così da non svuotare il conto in banca e, allo stesso tempo, evitare di riempire il mondo di rifiuti. Si basa su questo concetto chiave l' idea dei Repair café, nati qualche anno fa in Olanda e ora popolari in tutta Europa. In Gran Bretagna, ad esempio, la gente ne va pazza, al punto che a promuovere i Repair café non sono semplici cittadini, ma spesso direttamente i Comuni.
All' origine c' è l' idea di evitare lo spreco, ma anche un senso di comunità che ha sempre fatto parte della vita dell' uomo, benchè in anni recenti sia andato affievolendosi. Il punto di riferimento di questo circuito sono i volontari, esperti nell' aggiustare le cose, dai piccoli elettrodomestici alle biciclette, passando per computer e abiti scuciti o strappati. Ognuno di loro si mette a disposizione del progetto e accetta di partecipare a degli eventi aperti al pubblico.
I Repair café trovano sede in locali pubblici, saloni comunali, centri sportivi. Cambia il luogo, ma non lo stile. I curiosi arrivano portandosi dietro gli oggetti da aggiustare, gli «specialisti» si mettono a loro disposizione con attrezzi e competenze e non solo riparano, ma insegnano anche a farlo, trasmettendo un sapere che fa bene alla comunità. Durante le giornate in cui è attivo il Repair café c' è sempre l' occasione per bere una cioccolata o un espresso insieme e per mangiare una fetta di torta, contribuendo con le consumazioni a sostenere il progetto, che ha spese di affitto dei locali e di comunicazione.
Le riparazioni, però, non si pagano e questo è l' aspetto più interessante. «Ho iniziato a organizzare eventi all' interno del circuito di Repair café due anni fa a Bournemouth», racconta Sarah Speakman-Jones, dipendente comunale che ha lanciato questa proposta. «Iniziare da soli però era difficile, così abbiamo deciso di collaborare con Transition Bournemouth, organismo locale che fa parte di una rete nazionale di città che lavorano a favore del risparmio dell' energia, e siamo partiti».
Al momento a Bournemouth, città sul mare nel Sud del Regno Unito, si tengono eventi ogni due mesi, ma il numero degli incontri è destinato ad aumentare, visto che i consensi crescono rapidamente. Il gruppo di volontari aggiustatutto è pure in aumento, con grande soddisfazione degli organizzatori. «Si tratta di un evento che ha un significato ecologico e ambientale», sottolinea Speakman-Jones, «ma presenta anche un forte risvolto di carattere sociale.
A volte chi porta un oggetto da riparare incontra al tavolo da lavoro l' uomo che abita a due case dalla sua e così scopre di aver avuto accanto per anni un tuttofare senza rendersene conto. Nascono amicizie, collaborazioni, un nuovo modo di pensare la solidarietà». I Repair café, in fondo, riportano i partecipanti indietro nel tempo, a quando, in paesi e cittadine anche italiani, si bussava alla porta del vicino esperto di bricolage per farsi prestare la brugola e, nel caso più fortunato, avere un aiuto per sistemare la bicicletta del bimbo o l' altalena traballante del giardino.
A livello di ambiente, però, si registra il beneficio maggiore di questo progetto, che non ha scopo di lucro. Secondo le stime del quartier generale olandese, lo scorso anno nel mondo è stata evitata la dispersione di 250.000 chilogrammi di rifiuti, grazie ai salvataggi compiuti nei loro spazi di incontro spontanei. Evitare di comperare nuovi oggetti, poi, influisce sull' inquinamento, visto che viene frenato il ricorso alla produzione delle fabbriche e agli acquisti. Ancora, c' è l' aspetto della soddisfazione personale, collegato al ritrovamento di abilità manuali e pratiche che sembravano perdute nel mondo tecnologico di oggi.
Il circuito di Repair café ormai vanta 1.500 punti operativi, che in media promuovono incontri una volta al mese. Sempre stando alle medie riferite dall' organizzazione internazionale, durante ogni incontro si riportano in vita 18 oggetti altrimenti condannati alla discarica. Sul sito www.repaircafe.org si trova la mappa dei Repair café già in funzione, che spaziano in tutta Europa ma non solo. Per la verità qualcosa si sta muovendo anche in Italia.
Esiste una pagina Facebook dedicata al fenomeno e a Roma ci sono state alcune iniziative. Un movimento di ottimisti e sognatori, che si sta sviluppando piano piano e che forse anche nel nostro Paese potrebbe diffondere, come è accaduto in Inghilterra, la riscoperta del piacere che nasce dal ridurre gli sprechi e, di conseguenza, anche le spese.
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