DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesco Campi per “Il Messaggero”
Un corpo nudo, a pezzi, privo di testa, in un borsone: la fase di secca che sta flagellando il Po ha fatto riemergere, in provincia di Rovigo, fra le tante cose, un cadavere senza un nome, la vittima di un omicidio da scoprire. Una grossa borsa che affiorava dall'acqua, vicino al alcuni massi, adagiata sulla sabbia del fiume e l'insopportabile odore che sprigionava, hanno subito messo in allarme degli operai dell'Agenzia Interregionale per il fiume Po che lunedì stavano effettuando una ricognizione proprio in quell'area, nel tratto polesano del Po, poco distante dal ponte dell'autostrada A13, che collega Veneto ed Emilia Romagna, da Occhiobello a Pontelagoscuro, vicino al Parco della Rotta, il luogo dove sorge il cippo commemorativo della rotta di Malcantone, il punto nel quale l'argine del il Po cedette all'onda di piena della terribile alluvione del Polesine del 1951. E potrebbe trattarsi di uno dei casi più noti della zona: quello di Isabella Noventa, scomparsa da Padova il 15 gennaio 2016, o quello di Samira El Attar, scomparsa a 43 anni il 21 ottobre 2019 dopo aver accompagnato la figlia a scuola.
L'INTERVENTO Un sospetto terribile li ha subito attanagliati e, per questo, hanno immediatamente chiamato i carabinieri. Sono stati i militari ad aprire la grossa borsa ed a fare la macabra scoperta del suo contenuto: parti di un corpo, apparentemente di donna, in decomposizione.
Non essendo la spiaggetta sul Po il luogo adatto per analisi ed accertamenti approfonditi di un cadavere putrescente appena emerso dall'acqua, i carabinieri, dopo la telefonata con il pubblico ministero di turno, il sostituto procuratore Andrea Bigiarini, hanno provveduto a trasportare la borsa e tutto il suo contenuto all'obitorio di Rovigo.
Un'ulteriore prima sommaria osservazione, in attesa che sia eseguito un esame autoptico approfondito da parte del consulente appositamente nominato, sembrerebbe aver confermato che il corpo, o quello che ne è rimasto, sia di una persona di sesso femminile e che, comunque, la sua permanenza nell'acqua sia stata prolungata ma non per anni, perché ancora sono presenti i tessuti molli, seppur in decomposizione.
Chi era? Perché è come è stata uccisa? Quando è successo?
L'INCHIESTA Tutte domande che aleggiano senza risposta. Oltre al prelievo di un campione biologico per eseguire l'esame del Dna e verificare l'esistenza di corrispondenze, qualche soluzione ai tanti interrogativi si attende anche dall'autopsia. I pochi elementi al momento a disposizione degli inquirenti non permettono di delineare i contorni di un misterioso omicidio.
Che di omicidio si tratti, al momento, sembra essere una delle poche certezze. La Procura rodigina ha subito aperto un fascicolo per omicidio, inevitabilmente contro ignoti. Né la vittima, né il suo assassino sono infatti individuabili al momento. Già sono state avviate le ricerche sulle banche dati degli scomparsi e si stanno vagliando tutti i casi di omicidio nei quali non sia stato rinvenuto il corpo della vittima e compatibili per area e tempo. Ancora troppo vasto, però, il campo delle possibilità.. «Procederemo con tutti gli accertamenti tecnici necessari per restringere il campo delle ipotesi, che oggi, per forza, sono a 360 gradi», sottolinea il procuratore capo facente funzione della Procura di Rovigo Sabrina Duò.
Non è la prima volta che in provincia di Rovigo, dalle acque del Po, come da quelle dell'Adige, oltre che sulle spiagge e lagune del Delta, emergono resti umani. Spesso ai corpi viene poi dato un nome, a volte anche a distanza di anni, ma spesso avviene anche che salme restino senza un'identità. Uno dei gialli ancora irrisolti è, per esempio, quello del doppio macabro ritrovamento una nella laguna di Marinetta, a Rosolina, l'altra a Boccasette, a Porto Tolle, a cavallo fra 2014 e 2015, di due gambe, apparentemente recise con una sega all'altezza della testa del femore, che le analisi anatomopatologiche evidenziarono appartenere entrambe allo stesso corpo, indicando che potessero essere state staccate qualche mese prima. Ma né il Dna, né il controllo minuzioso di tutte le denunce di scomparsa hanno mai fatto emergere il benché minimo elemento utile a risolvere il mistero.
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