“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Davide Frattini per il “Corriere della Sera”
Sono le origini della nonna Etty ad aver garantito la cittadinanza italiana al piccolo Eitan, gli antenati passati da Livorno prima di andare in Nord Africa e da lì immigrare in Israele. «Sono contenta di quel doppio passaporto per la mia famiglia, ma sono ebrea e israeliana, voglio che mio nipote cresca qui secondo le tradizioni del suo popolo».
Schmuel Peleg entra in tribunale
Lo ha ripetuto nelle interviste, lo ha urlato fuori dall'aula del tribunale, ancora più agitata, agguerrita e determinata dell'ex marito Shmuel che pure è stato il parente coinvolto nelle udienze. Lui, una condanna in passato per maltrattamenti contro Etty, ha raccontato di essere «un uomo che non ha più nulla da perdere», come se fosse inevitabile che gli toccasse quella missione per portare via dall'Italia il bambino di sei anni, metterlo su un aereo privato all'aeroporto di Lugano e arrivare con lui nell'appartamento di Petah Tikva, quartiere Oasi del giardino, più palazzoni bianchi e cemento che piante.
Una missione da «salvatore» come si è autodefinito - «da grande Eitan mi ringrazierà» - per cui è indagato dalla Procura di Pavia ed è stato interrogato dalla polizia israeliana. «La sentenza è un disastro nazionale» ha attaccato Etty che è apparsa ai telegiornali con «un appello al popolo».
«Lo Stato di Israele ha deciso di portarmi via mio nipote, che è l'ultima parte rimasta di mia figlia, una scelta dettata da considerazioni politiche per i rapporti con l'Italia. La giudice non ha affrontato la questione del futuro e del benessere di Eitan. Perché non hanno chiesto a lui dove vuole vivere? Combatterò fino all'ultima goccia di sangue per il suo diritto a crescere qui come avrebbero voluto i genitori».
È attorno a questo desiderio di Tal e Amit, la madre e il padre di Eitan morti sul Mottarone, che gli strateghi assunti dai Peleg hanno costruito la comunicazione: «Avevo già acquistato un'auto per quando sarebbero ritornati. Adesso è ferma nel parcheggio» ha raccontato Etty.
La questione è stata portata anche davanti alla giudice Iris Ilotovich Segal, al punto che durante la prima udienza la nonna si è precipitata in tribunale e ha inveito contro Avi Himi, uno dei legali dei Biran: «Siamo una famiglia in lutto, abbiamo perso tre generazioni e adesso state distruggendo anche l'immagine di mia figlia».
Etty Peleg, la nonna materna di eitan
Come a dire a lui e agli altri avvocati che seguono il lato paterno: state uccidendo Tal una seconda volta. Forse perché hanno cercato di dimostrare con i documenti e le testimonianze che la coppia non voleva tornare e che erano stati loro due a iscrivere Eitan in una scuola cattolica e non - come hanno sostenuto i Peleg - la zia Aya dopo la strage sulla cabinovia.
È stata sempre Etty a presentarsi dieci giorni fa in un comando della polizia a Tel Aviv per accusare Aya di aver rubato gioielli, iPad, macchine fotografiche dall'appartamento di Tal e Amit. La denuncia è stata un ulteriore tentativo di impedire a quella che è la tutrice legale del bambino di tornare in Italia con lui.
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