“È FIGLIO DI NESSUNO!”: LA CASSAZIONE TOGLIE A UNA COPPIA DI ITALIANI IL FIGLIO DI 3 ANNI NATO IN UCRAINA DA UNA MADRE IN AFFITTO

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Maria Corbi per “la Stampa

mammemamme

 

Figlio di nessuno. In questo modo la Cassazione definisce un bambino nato da una madre surrogata scelta in Ucraina da una coppia di italiani. Una sentenza che punisce due genitori che avevano cercato in tutti i modi di avere un bambino approdando all’ultima spiaggia dell’utero in affitto. Una sentenza che sbarra la strada ad altri tentativi del genere.

 

Una sentenza che affida in adozione ad un’altra famiglia, da subito, il piccolo Tommaso, lo chiameremo così, che oggi ha oggi 4 anni. Chissà se gli racconteranno tutta la sua storia. Della sua nascita in Ucraina nel 2011; di quei signori che avrebbero voluto farsi chiamare da lui mamma e papà.

 

mammemamme

Due cinquantenni di Crema che non potevano avere figli e ai quali, per tre volte, era stata respinta la richiesta di adottare in Italia. Chissà se gli spiegheranno mai che ad avviso dei supremi giudici, doveva essere dato in adozione perché l’Italia non riconosce la pratica della maternità surrogata e, in base alle legge, era - primo caso del genere - figlio di nessuno. 
 

Una decisione presa nonostante la procura generale della Cassazione, rappresentata da Francesca Cerioni, avesse chiesto la revoca dello stato di adottabilità e la restituzione di Tommaso a quelli che si erano spacciati per i suoi veri genitori e che, al loro rientro dall’Ucraina, quando si erano presentati all’anagrafe del paese, erano stati scoperti e denunciati per frode anagrafica.

mammemamme

 

Il Dna di Tommaso non era compatibile ne con la madre, né con il padre nonostante l’uomo avesse mandato il suo seme in Ucraina, a Kiev, per la fecondazione «in affitto». Costo 25mila euro. La coppia, alle strette, ammise di aver avuto quel bambino da una madre in affitto che non aveva voluto figurare sul certificato di nascita e dunque, adesso, non è rintracciabile.

 

Una vicenda che non è in regola nemmeno con la legge Ucraina dove è previsto che almeno il 50% del patrimonio genetico appartenga alla coppia «committente» e che gli ovociti non siano della gestante. 
 

mammemamme

Senza successo, marito e moglie hanno chiesto alla Cassazione di lasciare loro il bambino sostenendo che i tempi sono maturi perché l’Italia provveda a «individuare i valori condivisi dalla comunità internazionale armonizzandoli con il sistema interno».

 

Gli «ermellini» hanno replicato - pur riconoscendo che il Consiglio d’Europa su questo tema lascia i Paesi membri abbastanza liberi di darsi regole - che «l’ordinamento italiano, per il quale la madre è colei che partorisce, contiene un espresso divieto, rafforzato da sanzione penale, della surrogazione di maternità».