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È FINITA LA PACCHIA PER CHI FA I SOLDI CON GLI AFFITTI BREVI - LA NUOVA CEDOLARE SECCA AL 26% GIÀ DALLA PRIMA ABITAZIONE IN LOCAZIONE, INSERITA DAL GOVERNO NELLA LEGGE DI BILANCIO, FA TREMARE CHI NEGLI ULTIMI ANNI HA GUADAGNATO CON GLI AFFITTI TRANSITORI - TANTI ITALIANI NON RIESCONO A TROVARE UN IMMOBILE A UN PREZZO DECENTE PERCHÉ MOLTI PROPRIETARI HANNO RICONVERTITO LE ABITAZIONI IN REMUNERATIVE CASE VACANZE. NEI PRIMI 8 MESI DEL 2025, GLI AFFITTI BREVI HANNO CREATO UN INDOTTO DA 32,9 MILIARDI, IN UN SISTEMA CHE COINVOLGE CIRCA 30MILA OPERATORI E…
Estratto dell’articolo di Claudia Voltattorni per il "Corriere della Sera"
In Italia ci sono oltre mezzo milione di abitazioni private che ogni anno vengono offerte su piattaforme online per un periodo breve, anche di un solo giorno, in cambio di denaro. A volte è una singola stanza con bagno, ma si trovano anche interi appartamenti o ville. Se il periodo di locazione è minore dei 30 giorni nell’arco di un anno si chiama affitto breve. […]
Una scelta da allora fatta da sempre più persone e che tra il 2021 e il 2024 ha registrato una crescita del 38%, trasformando molti centri storici delle nostre città.
Nei primi 8 mesi del 2025, con gli affitti transitori (da 1 a 18 mesi), il sistema degli affitti brevi ha generato canoni per 8,2 miliardi di euro, con un indotto da 32,9 miliardi, in un sistema che coinvolge circa 30 mila operatori e 150 mila persone impiegate in modo diretto.
Nel 2023 il governo, per contrastare il nero, ha imposto per legge un codice identificativo per l’immobile che viene affittato (il Cin) e fissato regole più strette su igiene e sicurezza. Ad oggi i Cin rilasciati sono quasi 614 mila, di questi circa 516 mila sono di case (il resto sono alberghi, bed&breakfast e altre strutture turistiche). La cedolare secca si applica sui primi 4 immobili mentre dal quinto in poi scatta la tassazione ordinaria.
Secondo il Centro studi Aigab, l’associazione che rappresenta oltre 800 operatori del settore, il 96% delle case promosse online appartiene a proprietari singoli e nel 30,4% dei casi sono abitazioni che provengono da eredità, messe a reddito per non lasciarle vuote, mentre il 28,7% erano abitate da proprietari che le hanno date in locazione per necessità.
La nuova cedolare secca al 26% già dalla prima abitazione in affitto inserita dal governo nella prossima legge di Bilancio rischia di andare a colpire proprio loro.
Già due anni fa, il governo aumentò la tassa dal 21% al 26% ma la norma si applicava dal secondo immobile locato in poi e mirava a limitare la proliferazione degli affitti brevi.
La prima abitazione veniva salvata.
La nuova cedolare ha fatto saltare sulla sedia tutte le associazioni del settore, che già lamentavano una frenata degli affitti brevi dalla fine del 2024.
[…]
Il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa riflette: «Se questo è un tentativo di limitare gli affitti brevi a favore di quelli lunghi, sarebbe meglio varare misure ad hoc, come il taglio dell’Imu del 50% e l’ampliamento della cedolare al 10%: servono più garanzie ai proprietari che scelgono l’affitto lungo».
Aigab calcola che su un’abitazione media in semiperiferia, l’aumento del 26% costerebbe circa 1.300 euro a famiglia. Con la cedolare al 21%, al proprietario oggi resta circa il 34% dell’incassato (tolte le spese per pulizie, portali web, tasse di soggiorno, Imu, bollette). L’aumento al 26% si tradurrebbe in un guadagno netto pari al 28%.
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