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Fabio Albanese per “la Stampa”
Le prime avvisaglie c' erano già state nei primi giorni di settembre. Poi, venerdì, il Mediterraneo centrale si è nuovamente affollato di gommoni e barchini come non accadeva da tempo: 15 interventi di salvataggio in poche ore, cui si devono aggiungere alcuni del giorno precedente e altri di ieri: circa 1800 persone salvate nel fine settimana, con l' aiuto delle navi militari e di quelle delle poche Ong rimaste davanti al mare della Libia e il coordinamento della Guardia costiera italiana. A questi, si devono aggiungere i migranti degli «sbarchi fantasma» sulle coste dell' Agrigentino e pure a Lampedusa, poco meno di duecento solo negli ultimi giorni.
I primi 371 sono sbarcati ieri a Trapani dalla «Aquarius», la nave di Sos Méditerranée su cui opera anche il team sanitario di Medici senza Frontiere, la Ong che ha invece interrotto l' attività della propria nave dopo aver deciso di non firmare il codice di comportamento del Viminale.
Altri 589, a bordo della «Vos Hestia» di Save the Children, sbarcheranno stamattina a Catania: «Sono stati recuperati tra 30 e 50 miglia dalla Libia - spiega la portavoce di StC, Giovanna Di Benedetto -. Questa è la zona dove noi e le altre Ong stiamo operando adesso in sicurezza, dopo che è stata istituita la Sar libica che riteniamo pericolosa».
La nave militare irlandese «Yeats» ha preso a bordo altri 552 migranti e tre cadaveri, e arriverà oggi ad Augusta. Altri 120 migranti sono su una nave della Marina che dovrebbe attraccare a Messina o a Pozzallo. Drammatici, ancora una volta, i racconti di chi è arrivato in Sicilia, come i 371 di ieri a Trapani che la «Aquarius» ha soccorso con tre differenti interventi: 142 nel primo salvataggio, 120 nel secondo e altri 109 trasferiti da un' altra nave e da una motovedetta libica. Arrivano da Marocco, Nigeria, Camerun, Gambia, Senegal, Sierra Leone, Guinea, Mali e dalla Siria.
Tra loro, dieci bambini sotto i 5 anni, 54 minori non accompagnati e cinque donne incinta. I volontari di Medici senza Frontiere hanno riferito un terribile elenco di violenze e soprusi subiti dai migranti in Libia. Una donna nigeriana ha raccontato di avere tentato il viaggio per raggiungere il marito che è in Italia dal 2014 ma di cui non ha notizie da un anno; in Nigeria ha lasciato i suoi due figli.
Per due mesi è rimasta a Tripoli in un campo profughi dove è stata violentata due volte e picchiata ripetutamente: «In Libia ti addormenti con un fucile puntato e ti svegli con un fucile puntato, pure quando mangi ti possono sparare - ha raccontato -. Se vai a prendere l' acqua, gli uomini cercano di catturare le ragazze per farle prostituire. Ti vendono e ti chiudono in una connection house ma noi siamo scappate».
SBARCHI A RAGUSA MUOIONO TREDICI MIGRANTI
C'è poi un ragazzo che arriva dall' Africa occidentale, ha entrambe la gambe fasciate e profonde ferite ai piedi. Ha raccontato di essere stato rapito e rivenduto due volte, in Libia, e di essere stato torturato e pure colpito con un' ascia. Un' altra donna, del Camerun, ha cercato di fuggire dalla Libia due mesi fa ma durante la traversata è finita in mare con i suoi tre figli di 1, 3 e 5 anni.
Lei si è salvata ma i bambini sono annegati. La donna e gli altri sopravvissuti - racconta ancora Msf - sono stati riportati in Libia e rinchiusi in una prigione. Ora, al suo secondo tentativo, è salva a Trapani: «Ma ho perso i miei bambini e faceva male vedere gli altri bambini che giocavano sulla nave».
Ieri mattina la nave «Open Arms» della omonima Ong spagnola ha soccorso in mare 120 migranti poi trasferiti su una nave militare: «Dopo che dalla zona a est di Tripoli, Sabratha, Zawiya, le milizie impediscono le partenze - spiega Riccardo Gatti, capo missione di Proactiva Open Arms - le navi delle Ong si sono spostate a ovest e lì stiamo facendo i salvataggi. Ma ultimamente ci sono molte navi militari, italiane e di EunavforMed, che navigano in quell' area e da ovest le chiamate di soccorso sono molto diminuite».
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