FLASH! - IL DAZISTA TRUMP, PER SPACCARE L'UNIONE EUROPEA A COLPI DI TARIFFE SUI PRODOTTI ESPORTATI…
Renato Franco per il “Corriere della Sera”
L'odore acre di animali malinconici, il profumo dolce dello zucchero filato, il sorriso forzato dei clown, i voli leggeri dei trapezisti, l'atmosfera di festa obbligata che lascia un retrogusto triste, il tendone quasi sempre in mezzo al fango: fotografie e immagini dal circo, spettacolo antichissimo che non regge il passo con i tempi. Un anacronismo nel mondo dell' entertainment, da anni vittima designata del successo dei videogiochi, della realtà virtuale, dei parchi a tema e delle campagne degli animalisti che fanno presa su una società sempre più sensibile.
Domenica sera a Long Island, New York, si è chiusa un' era che durava da 146 anni e si sono spente per sempre le luci del «più grande spettacolo del mondo» (parole loro).
Davanti a una platea di spettatori con i lucciconi e di clown in lacrime, al per niente allegro suono del «Valzer delle Candele», è calato il sipario sul più grande circo d'America.
L' iconico Ringling Bros. and Barnum & Bailey Circus, per noi semplicemente Circo Barnum, uno spettacolo ma anche un' espressione entrata nel linguaggio comune. Il circo ha mandato a casa leoni e giraffe - meno male, anche se purtroppo non torneranno a casa loro -, trapezisti e domatori, clown e giocolieri, illusionisti e acrobati. I conti ormai erano da profondo rosso.
Negli ultimi tempi il rito era immutato, la replica in diretta ogni volta dello stesso copione: 2 ore e 7 minuti la durata, la tigre protagonista per 12 minuti («provate voi a far restare fermo un bambino di 5 anni per 12 minuti»). Eroso nel tempo il numero degli spettatori, i costi di gestione erano diventati insostenibili: il Circo Barnum girava con due spettacoli, allestiti ogni volta grazie al trasporto con due diversi treni di proprietà: 60 vagoni ciascuno, di cui 40 di alloggi e passeggeri (500 persone e 100 animali), e 20 di materiali e merci. Chiude il Barnum, e ognuno coglie la sfumatura che vuole. Tra funerale e liberazione, tante famiglie senza lavoro, tanti animali senza gabbie.
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