DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell'articolo di Massimo Gaggi per www.corriere.it
Ennesimo rinvio della sentenza con la quale il giudice Juan Merchan è chiamato a stabilire la pena che Donald Trump dovrebbe scontare nel caso dei bilanci societari falsificati per pagare il silenzio della pornostar Stormy Daniels: caso per il quale il leader repubblicano era stato condannato, a maggio, da una giuria popolare. Nel sistema americano è il giudice a fissare la pena una volta decretata la colpevolezza dell’imputato.
Merchan avrebbe dovuto decidere l’11 luglio ma poi, dopo un intervento della Corte Suprema, aveva rinviato, prima a settembre, poi al 26 novembre, la sua decisione. Questo quarto rinvio è a tempo indefinito: anche se il caso non è ancora giuridicamente chiuso, la sensazione è che lo sia di fatto.
Cancellando la scadenza della prossima settimana e rinviandola senza limiti, il giudice ha anche accettato di esaminare la richiesta degli avvocati di Trump di archiviare definitivamente il caso sulla base della recente sentenza della Corte Suprema sull’immunità presidenziale e anche in base all’elezione del nuovo presidente.
[…] Trump in teoria rischierebbe fino a 4 anni di carcere, ma casi di questo tipo generalmente vengono puniti con pene alternative alla detenzione. La stessa procura, però, ha già riconosciuto che una condanna esecutiva alla vigilia del suo insediamento alla Casa Bianca sarebbe inopportuna e forse in contrasto con la sentenza dei giudici costituzionali. I quali hanno garantito al presidente l’immunità ma solo per gli atti connessi alla sua attività pubblica: il caso Stormy Daniels comporta alcuni dubbi interpretativi. In ogni caso l’accusa chiede di lasciare il caso aperto e di posporre la condanna al 2029, quando Trump avrà completato il suo secondo mandato alla Casa Bianca.
LA CONDANNA DI DONALD TRUMP - MEME BY OSHO
Gli avvocati del presidente chiedono, invece, l’archiviazione immediata con una doppia motivazione. Quella più strettamente giuridica è che un presunto reato contabile commesso nel 2016, nel 2029 sarebbe prescritto. Ma poi i legali di Trump sferrano anche un attacco politico: processo imbastito con un obiettivo elettorale, «delegittimato» dal voto del popolo americano, oltre che dall’intervento della Corte Suprema.
donald trump in tribunale a new york
L’ultimo dubbio è legato proprio a questo aspetto politico. È evidente che anche per Merchan il risultato delle elezioni ha profondamente cambiato le prospettive processuali. Il giudice ha fatto capire subito che non avrebbe emesso alcuna condanna. E anche l’idea di un Trump mandato in carcere o, più probabilmente condannato a svolgere servizi sociali quando, lasciata la Casa Bianca, sarà un 83enne dalla salute precaria, è una prospettiva a dir poco inverosimile.
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